Audizione Marziale in Commissione Giustizia Senato Il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria ha ribadito la sua decisa contrarietà alla riforma del Tribunale per i minorenni
Il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, è stato audito presso la Commissione Giustizia del Senato della Repubblica, presieduta dal senatore Nico D’Ascola, alla presenza dei commissari Gabriele Albertini, Carlo Giovanardi, Giuseppe Lumia, Giacomo Caliendo, Rosanna Filippin, Ciro Falanga, Maria Mussini ed Enrico Cappelletti.
Marziale, nel corso dell’audizione, ha ribadito la sua ferma e decisa contrarietà alla riforma del Tribunale per i minorenni in ‘sezioni specializzate presso i Tribunali ordinari’.
“Perché – ha spiegato – il minorenne, amalgamato agli interessi più generali della famiglia e non più percepito quale soggetto debole delle controversie perderebbe di centralità e di tutela, e ciò significherebbe un passo indietro della nostra legislazione, che pure è tra le migliori esistenti a livello mondiale al punto che i Paesi più evoluti ad essa attingono per legiferare, senza considerare che proprio la famiglia è il luogo dove maggiormente vengono perpetrati i reati peggiori”.
Il Garante si è molto soffermato sull’esempio del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria: “Laddove è in atto un esperimento che non ha precedenti in Italia e che ha polarizzato l’attenzione di tutto il mondo – ha sottolineato Marziale – dall’Australia alla Cina, voluto dal presidente Roberto Di Bella, che riguarda l’allontanamento dei minorenni appartenenti a famiglie mafiose, dietro richiesta addirittura delle proprie madri. Un esperimento che nel tempo sta registrando notevole successo, reso intelligibile dalle lettere e dagli attestati di ringraziamento che ogni giorno pervengono al presidente Di Bella proprio dai ragazzi interessati o dalle stesse famiglie. La soppressione del Tribunale per i Minorenni manderebbe in fumo la possibilità di affrancare giovani esistenze dal controllo della ‘ndrangheta. Pertanto – ha ribadito Marziale – la riforma prevista dal ministro Orlando si assumerebbe una responsabilità abnorme, in quanto una sezione specializzata nel Tribunale ordinario non avrebbe la stessa autonomia del Tribunale per i Minorenni nell’intraprendere iniziative così forti”.
Il Garante, nel corso dell’audizione, ha esposto inoltre la necessità a che “la stessa definizione “Tribunale per i Minorenni” sia salvaguardata allo scopo di favorirne la percezione dell’infanzia e dell’adolescenza da un punto di vista culturale, in un’era contrassegnata da una forte spinta adultizzatrice riscontrabile finanche all’interno delle famiglie e delle Istituzioni: non è un caso che esistano proposte di legge orientate ad abbassare la soglia di ingresso della maggiore età a 16 anni”.
“E poi, non prendiamoci in giro – ha affermato con forza Marziale – sappiamo bene che ogni riforma di questo periodo storico ha il solo precipuo fine di contenere i costi, ma davanti ad un problema così delicato che riguarda i bambini più sfortunati e la loro sorte non c’è spending review che tenga”.
Alla fine dell’audizione, il Garante è stato interrogato dai Commissari sui vari punti trattati al fine di approfondire più nello specifico le argomentazioni, e lo stesso ha voluto ringraziare il presidente della Commissione, senatore Nico D’Ascola, per l’ apertura che ha concessagli e per la disponibilità a valutare tutte le indicazioni emerse nel corso dell’audizione, un confronto che tra i due non si limita soltanto ai momenti di audizione in Senato, ma procede quotidianamente nel reciproco rispetto dei ruoli e delle posizioni.