AUGURI, DONNA!
Mirella Maria Michienzi | Il 08, Mar 2012
di Mirella Maria Michienzi
AUGURI, DONNA!
di Mirella Maria Michienzi
Quest’anno per la Festa della Donna voglio dedicare a tutte quante voi un monologo – da me scritto alla fine di Donna più di prima ovvero Catarsi – che definisco “il canto della mia anima”. L’ho portato anche sul palcoscenico mentre la musica “Per tutte le volte che”, di Valerio Scanu, faceva da sottofondo. Se avete il cd, potete metterlo a volume basso mentre, questa sera, leggerete il monologo ai vostri compagni, ai vostri mariti, ai vostri fidanzati. Chi è ancora single faccia ugualmente questa lettura-musicale. Anche se siete sole, lo spirito si ricreerà e, quindi, vi rilasserete e sarete più propositive.
Il mio augurio è che, leggendolo, vi sentirete più che mai donne, più che mai femminili ma mai femministe, sensuali, sì, ma mai sfacciatamente volgari.
Il seguente monologo – la cui protagonista è una donna che, però, rappresenta tutte le donne del mondo – mi è sembrata la scelta giusta per il giorno della Festa delle Donna che, molto spesso, non è adeguatamente considerata, apprezzata ed amata.
MONOLOGO
La protagonista non ha nome.
Non vuole avere un nome.
Il suo nome è il tuo nome.
Il suo nome è il nome di tutte quante voi.
La protagonista non ha un volto.
Non vuole avere un volto.
Il suo volto è il tuo volto.
Il suo volto è il volto di tutte quante voi.
E, pur essendoci qualche collocazione spaziale e temporale,
non vuole limiti di spazio e di tempo.
Ella si sente una donna nell’universo del mondo di ieri, di oggi, di domani.
Infatti ha voluto parlare in nome di tutte le donne di qualsiasi nazionalità, di qualsiasi religione, di qualsiasi razza, di qualsiasi cultura, di qualsiasi estrazione sociale…che sono unite da un unico denominatore comune: la solitudine nella sofferenza;
la sofferenza non compresa e vissuta con dignità nella solitudine;
ma anche, a volte, l’ironia nella sofferenza.
La sua compagnia è un dialogo silenzioso con una bellezza del creato che la porta a travalicare i limiti del finito verso l’infinito…
Pensando che fosse giunta l’ora di scrivere la parola ” FINE”, prima di chiudere l’ultima pagina, guardò il mare e disse:
“Voglio essere in te e con te;
voglio diventare come te…;
voglio diventare acqua;
voglio evaporare;
voglio diventare un’anima;
voglio diventare una nuvola;
voglio diventare pioggia…
voglio diventare neve…
per poi tornare da te…
Voglio diventare brina…
voglio diventare rugiada…
Sì, rugiada…almeno per una sola volta…
una volta sola…RUGIADA…
una goccia di rugiada
che si possa posare sulle
tue labbra, sulle labbra tue…
sulla tua bocca…sulla
bocca tua…di te…
che non mi hai mai
vista ,amore mio!”.
(Tratto da ” Donna più di prima ovvero Catarsi ” di Mirella Maria Michienzi – Laruffa editore, Reggio Calabria, 2010; euro 8,00)
Nel rinnovare gli auguri, lancio simbolicamente a tutte quante voi, prima fra tutte Teresa, grande redattrice di Approdonews, il mio mazzolino di mimosa e violette. Spero vi ricordiate il significato delle viole che ho già spiegato l’8 marzo dello scorso anno. Chi non lo ricorda, cerchi su Google: A te, donna – 8 marzo 2011. Con affetto. Mirella Maria Michienzi
redazione@approdonews.it