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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 15 DICEMBRE 2024

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Chizzoniti lancia l’allarme al neo procuratore di Reggio: «Gli uffici sono una polveriera»

Chizzoniti lancia l’allarme al neo procuratore di Reggio: «Gli uffici sono una polveriera»

| Il 25, Apr 2013

Il presidente della Commissione speciale di vigilanza della Regione ha inviato una lettera al capo della Procura, Cafiero De Raho per evidenziare i tanti allarmi negli uffici. Dalle microspie dubbie alle intrusioni, passando per un clima complesso evidenziato da diversi provvedimenti anche da parte della Procura Generale

Chizzoniti lancia l’allarme al neo procuratore di Reggio: «Gli uffici sono una polveriera»

Il presidente della Commissione speciale di vigilanza della Regione ha inviato una lettera al capo della Procura, Cafiero De Raho per evidenziare i tanti allarmi negli uffici. Dalle microspie dubbie alle intrusioni, passando per un clima complesso evidenziato da diversi provvedimenti anche da parte della Procura Generale

 

 

“Alea iacta est: finalmente si volta pagina e si conclude una esperienza politico-giudiziaria che, pur scandita da innegabili risultati, per la verità anche ex-ante conseguiti, resta una delle pagine più tenebrose della storia giudiziaria reggina gravata da ben due avocazioni (rara avis) in appena dieci mesi da parte della Procura Generale”. Esordisce in termini perentori, il presidente della Commissione speciale di vigilanza del Consiglio regionale Aurelio Chizzoniti, in una lettera di sei cartelle (il cui testo si trasmette integralmente) inviata al nuovo procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho. E’ sicuramente un rispettoso benvenuto che sintetizza una documentata “summa” di situazioni investigative, giudicate “opache ed estremamente negative per l’amministrazione della giustizia” che il presidente Chizzoniti consegna, “a futura memoria”, al nuovo Capo della Procura. Naturalmente nel testo non mancano i più sinceri auguri di buon lavoro: “A Reggio – scrive il presidente Chizzoniti – il comune sentire la considera il messia della situazione ed io non posso che condividere l’auspicio e la speranza che Ella possa incontrare minori difficoltà rispetto a quelle potenzialmente esistenti. Per cui, Le confermo la mia doverosa, incondizionata disponibilità, sia istituzionale che personale, a concorrere, nei limiti di quel poco o di quel tanto, a sostenere la Sua azione innovativa indispensabile per contribuire all’appagamento della diffusa ansia di rinnovamento, arsura di riscatto e giustizia che non può non coinvolgere il più alto presidio della legalità”. Infine, e simpaticamente, la chiusa della lettera contiene “un avviso ad un esperto navigante”. Il seguente: “ascolti il suggerimento di don Denisi, percorrendo il più bel chilometro d’Italia o passeggiando per le vie cittadine, troverà soltanto affetto, stima e rispetto, ma ricordi che, comunque, si imbatterà in raffinata quanto insidiosa realtà tipologicamente non assimilabile a quella campana o siciliana. Da queste parti il ricorso ad una ricca e persuasiva carica di tritolo sul versante istituzionale rappresenta l’ultima spiaggia. Si preferisce invece la tecnica aristocratica e ingentilita della delegittimazione personale che può correre via cavo o per cellule telefoniche satellitari ed anche e soprattutto attraverso scritti anonimi che resta lo sport più ampiamente praticato in città e d’intorni”.
IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA

Ill.mo Signor Dott. Federico Cafiero De Raho
Procuratore Capo della Repubblica
Presso il Tribunale di Reggio Calabria

Alea iacta est: finalmente si volta pagina e si conclude una esperienza politico-giudiziaria che, pur scandita da innegabili risultati, per la verità anche ex-ante conseguiti, resta una delle pagine più tenebrose della storia giudiziaria Reggina.
Il mio vuol essere soltanto un modesto ma sicuramente sincero, chiaro e deferente benvenuto per il Suo purtroppo tardivo avvento nella nostra città.
Lo stesso benvenuto, allora nella qualità di Presidente del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, ebbi modo di esprimerLo al Suo predecessore ricevendo una gradita missiva di risposta autografa e stracolma di buoni propositi.
Purtroppo rimasti deludentemente e mestamente tali.
In questo contesto, la Procura Reggina ha registrato il grido di dolore lanciato – cognita causa – dal giovane ed apprezzato Sostituto Dott. Giuseppe Lombardo, che non ha esitato, dall’isolamento cui è stato costretto, a parlare “apertis verbis” di non indagini da parte di una Procura che “di fronte al potere politico si è spesso girata dall’altra parte”.
Mentre, Signor Procuratore, paradossalmente all’interno della stessa, si sono registrate inquietanti attenzioni para-investigative nei confronti dell’Aggiunto Dott. Nicola Gratteri, mediante una microspia, identica a quelle in dotazione alle Forze dell’ordine, strategicamente e senza difficoltà, sistemata in uno sgabuzzino della Procura della Repubblica prudentemente utilizzato dal coraggioso magistrato. Proprio per tentare di sottrarsi al fuoco amico captativo tutt’altro che disinteressato.
Incredibile! La Procura si è autointercettata!.
E che dire della recentissima intrusione scoperta qualche giorno prima del Suo arrivo a Reggio all’interno dell’impenetrabile Procura della Repubblica? A caccia di cosa? Signor Procuratore, si chieda quale malavitoso possa aver coltivato “lo sfizio” ad esplorare fascicoli archiviati (intercettazioni preventive??) violando il Palazzo più protetto di Reggio, ridicolizzando contestualmente uomini dell’Esercito che lo sorvegliano con grande professionalità H24, usufruendo anche di un capillare sistema di video sorveglianza interna ed esterna.
Certo, l’aspetto angosciante è che l’ irritazione che ne é derivata ha coinvolto tutta la società “incivile”, cui io e tanti altri, manovali delle Istituzioni e non, apparteniamo, mentre quella, fredda ed intellettuale, che ostenta opinabile superiorità morale ed antropologica, sempre pronta ad indignarsi, con buona dose di snobismo, dice di non tacere ed invece tace, chiudendosi in un imbarazzante silenzio; sempre pronta a sfilare ma questa volta non lo ha fatto; puntuale nell’organizzare “libere” fiaccolate, in questo caso ha rinunciato a farle. Forse perché ha intuito che nessuno può permettersi il lusso di insultare l’intelligenza di un bambino addebitando “il capriccio” esplorativo al delinquente di turno. Inevitabile, quindi, ricorrere alla doppiezza comportamentale che garantisce comodi galleggiamenti alla deriva del noto principio di Archimede applicato ai liquidi!
Eppure quelle manifestazioni, clamorosamente mancate nel caso de quo agitur, hanno – ex ante – accompagnato il rinvenimento di un bazooka, già utilizzato, quindi, sicuramente inoffensivo ma fisiologico catalizzatore di folgoranti conquiste romane. In questo caso, sdegnati, esasperati, esacerbati, ecc., non hanno rinunciato all’immancabile, corale e contrita manifestazione di protesta.
Si chieda, ancora, Signor Procuratore, perché qualcuno con il blitz di qualche giorno addietro abbia tentato (?) di avvelenare i pozzi ed il perché delle ingegnose astuzie volpine investigative sapientemente organizzate al fine di neutralizzare qualsivoglia aspirazione dell’ex Aggiunto della DNA Dott. Alberto Cisterna. Oggi ibernato in quel di Tivoli! E poi qualcuno si lamenta del CSM che non valorizza talune professionalità!
Se poi, Ella volesse opportunamente documentarsi sul perché l’equilibrata e prudente Procura Generale, attraverso il Dott. Salvatore di Landro ed il Dott. Francesco Scuderi, in appena dieci mesi ha attivato per ben due volte l’Istituto dell’avocazione, potrebbe spiegarsi le ragioni per le quali all’interno della Procura della Repubblica Reggina si è consumato un clamoroso quanto devastante 8 settembre. Inciampando in stalli investigativi, distrazioni, omesse indagini ecc…, evitando accuratamente di impugnare l’eloquente e gravissimo provvedimento avocativo del 12 giugno 2012 [del quale a Suo esclusivo beneficio rimetto copia (all. 1)] che ha messo a nudo la sorprendente depenalizzazione del mostruoso modus operandi di un Consigliere Regionale. Poi cautelato ex art. 285 c.p.p. su richiesta della Procura Generale avocante, accolta dal GIP ed integralmente confermata con caustica e graffiante motivazione da parte dell’Organo di riesame. Ciò nonostante, resta consegnata ai misteriosi annali giudiziari di questa Città l’opzione non interventista esercitata dalla Procura che ha letteralmente graziato il predetto Consigliere Regionale consentendogli – per oltre due anni – l’esercizio di importanti funzioni Istituzionali fraudolentemente conseguite. Ex multis, si informi perché il verbale illustrativo dell’aspirante collaboratore Lo Giudice (all. 2) sia stato tempestivamente utilizzato per perseguire il Dott. Cisterna e non anche nei confronti delle numerose sponde politiche dallo stesso indicate. Sorvolando, ancora, con glaciale disinvoltura, in ordine all’evocato attentato consumato ai danni del valoroso magistrato Dott. Vincenzo Macrì, all’ora G.I. a Reggio ed oggi Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Ancona. Mai sentito neanche ex art. 377 c.p.p.! Approfondisca, inoltre, il contenuto delle indagini, eventualmente espletate, nel contesto del processo “Saggezza” n. 4818/06 RGNR DDA – n. 4055/07 RGIP – n. 21/11 OCC, laddove i militari della Benemerita hanno fotografato l’autovettura del politico Rappoccio – secondo l’Arma – per come si legge alle pagg. 615-616 dell’allegato stralcio dell’OCC (all. 3): “sicuro partecipante ad un summit mafioso”! .
Sul terreno delle non indagini, ex plurimis, soccorre, in termini chiari e convincenti, il ruolo della giornalista Dott.ssa Patrizia Labate che è stata interrogata con ben tre anni di ritardo (novembre 2011) e per merito del Dott. Scuderi, pur avendo la stessa pubblicato, in grande evidenza e per ben tre volte (18 novembre 2008, 28 novembre 2008 e 26 marzo 2011), una fragorosa e reiterata notitia criminis. Afferente una cooperativa (operante presso la segreteria politica di Rappoccio) che, previo pagamento della quota associativa, prometteva 400 assunzioni in chiave elettorale regionale per conto di una multinazionale fantasma. Della quale ancora oggi nessuno conosce il nome! Imponendo, altresì, ai disperati disoccupati, di indicare in una scheda (all. 4) tutti i riferimenti (sezione elettorale, numero della stessa, via e numero civico, voti promessi ed ovviamente i nominativi degli elettori) al fine di monitorare il voto sostanzialmente estorto ai partecipanti alla selezione.
Ma non finisce qui.
Infatti, la Procura – vecchia gestione – non demorde e colleziona un’altra perla sul terreno del distacco inquisitivo avendo, in data 7 luglio 2012, sorprendentemente chiesto l’archiviazione di una denuncia sporta (con il mio patrocinio) dal Signor Giuseppe Zema nei confronti del servizio del 118 cittadino. Sicuramente responsabile di omissione di soccorso del genitore dello stesso avendo rifiutato di intervenire per trasportarlo in ospedale con conseguente gravissimo rischio vita. Tant’è che è stato salvato in extremis da un delicatissimo intervento chirurgico perché colpito da “infarto miocardico acuto”. Ma dopo essere stato trasportato in ospedale non dal 118 bensì con mezzi propri dal costernato e stupefatto denunciante.
Sì, Signor Procuratore, si guardi attorno perché l’Ufficio che Ella da qualche giorno coordina ha richiesto l’archiviazione perché il nastro delle conversazioni telefoniche pervenute al 118 (opportunamente biodegradato?) non avrebbe registrato quella del Sig. Zema. Divenuta immediatamente “presunta”.
Una semplice e scolastica attività indagatrice privata è stata sufficiente per sbugiardare agevolmente l’inattendibile quanto improponibile conclusione archiviatoria acquisendo – presso la compagnia di telefonia mobile – i relativi tracciati telefonici mai richiesti dall’Autorità Giudiziaria adita. Ma, ciò nonostante, la Procura della Repubblica, che non ha avvertito, altresì, neanche la sensibilità di interrogare i pur identificati operatori sanitari in servizio la fatidica notte del 17/11/011, nel corso dell’udienza ex art. 410 c.p.p., imperterrita, ha insistito nella formalizzata ed opposta richiesta di archiviazione. Ovviamente, disattesa non da un Giudice berlinese, ma da un GIP reggino che ha ordinato la prosecuzione delle richieste indagini oggi per fortuna da Ella coordinate (proc. n. 7344/2011- Mod. 44) ancorché gravate da pregressa richiesta ex art. 412 c.p.p. .
Sufficientemente parafrasabile, appare , quindi, nel caso in esame, l’espressivo epitaffio che torreggia nella tomba di Al Capone a Chicago: “Poteva succedere solo in America – rectius – a Reggio Calabria !”.
Ma, a fronte delle su riferite quanto inconfutabili e prolungate inerzie inquisitive, la Procura – diversamente coordinata – in almeno due casi esalta l’autoparodia perseguendo, con sospetta tempistica anglosassone, il Giornalista di Calabria Ora Consolato Minniti, reo di aver pubblicato (novembre 2011) a tutta pagina il ricorso da parte della Procura alle intercettazioni preventive. Indubbiamente legittime ed espressamente previste dalla legge, accostando la supposta violazione del paradigma contravvenzionale di cui all’art. 684 c.p. alla contestuale pubblicazione di una lettera (vergata il 10/12/2010 dall’allora dirigente della Squadra Mobile Dott. Cortese) e diretta all’ex Procuratore della Repubblica per chiedere una proroga delle già disposte intercettazioni preventive. La lettera, pubblicata un anno dopo rispetto alla richiesta de qua, per stessa ammissione del predetto funzionario di P.S., non era neanche conforme all’originale in quanto emendata da qualsivoglia elemento identificativo. Ciò nonostante, é stato fulmineamente confezionato un fascicolo telegraficamente trasmesso per competenza alla Procura di Cosenza. Dalla Città dei Bruzi arriva, puntuale e prevedibile come gli alisei, il decreto penale di condanna già opposto il cui dibattimento, con le garanzie del contraddittorio, consentirà di evidenziare – fra l’altro – come mai sia stato attivato l’istituto delle intercettazioni preventive pur ritenute connesse (Cortese dixit) al procedimento n. 3298/10 RG. atti DDA; n. 1927/10 RIT DDA – già avviato. Per cui sarebbe stato corretto e doveroso ricorrere alle intercettazioni ex art. 266 c.p.p. e non a quelle preventive. Le stesse, infatti, precedono e non seguono qualsivoglia iscrizione nei relativi registri. Ma forse era alto il rischio di diniego da parte del Signor GIP!.
Purtroppo, nessuno si è prodigato con gli stessi tempi, la stessa attenzione, lo stesso spasmodico affanno, profusi ultra vires nei confronti di Consolato Minniti, per individuare la fonte genetica della tutt’altro che artica soffiata al Corriere della Sera, che ha pubblicato in prima pagina e fin qui impunemente, la notizia del “riservatissimo” interrogatorio del Dott. Alberto Cisterna. Prima ancora che lo stesso venisse reso al Dott. Pignatone ed alla Dott.ssa Beatrice Ronchi in quel di Roma. Eppure la deducibilità cronologica del caso Cisterna precede abbondantemente quella del caso Minniti!.
Anche su questa fosca vicenda la Procura Generale ha disposto qualche giorno addietro la puntuale avocazione, mentre, come già detto, pende ancora quella afferente l’omissione di soccorso da parte del 118.
Quindi, la procura Reggina, vecchia maniera, ha conseguito l’invidiabile primato, difficilmente eguagliabile, di subire in appena 10 mesi ben 2 avocazioni con un’altra che bussa alla porta.
Signor Procuratore, come vede, Ella siede su una polveriera e non si illuda che gli artificieri, di comprovata esperienza, che, in assenza del Comandante Schettino si sono inchinati al Suo ben gradito arrivo (per me e per l’intera città), abbiano rinunciato a farla esplodere.
Tutt’altro. Perché la Sua, aliunde, più sofferta che accettata presenza a Reggio non garantisce (almeno si spera che non lo faccia) quella continuità (ex adverso lungamente inseguita) con un passato che ha costretto la Procura a muoversi su un binario obbligato e soprattutto all’ombra di miti alienanti. Agevolando facili carriere per i falsi profeti della giustizia penalizzando – di contro – i veri apostoli della Stessa nei cui confronti non sono mancati particolari attenzioni da parte di tanti spettri vaganti nella penombra dei corridoi della Procura autointercettata, visitata da ignoti (?) incursori sabotatori e soprattutto pluriavocata.
Come vede Signor Procuratore, da queste parti la legalità lambisce realtà romanzesche ed infatti c’è chi la predica “Urbi et Orbi” e c’è chi la pratica, rischiando in prima persona, mettendoci la faccia, rinunciando perfino non soltanto ad una passeggiata con la famiglia ma addirittura ad affacciarsi alla finestra di casa.
Finalmente, però, i divinatori della Giustizia vengono travolti dalle avocazioni particolarmente graffianti che introducono ulteriori impulsi all’ormai avviato processo di quotidiana, progressiva erosione di una immagine che appare sempre di più diversa rispetto a quella ex-ante ben accreditata.
Nella cui ottica, qualsivoglia ostacolo – rectius – magistrato non funzionale alla logica dell’apparire è stato semplicemente annichilito. Non prevedendo la stessa ostacoli ed intralci di sorta.
Per cui, ben si comprende l’illogicità e la contraddittorietà dinamico-operativa di una Procura che, per un verso, esercita la preoccupante opzione di non indagare sugli informatori del Corriere della Sera, con vittima sacrificale il Dott. Cisterna, per altro esalta forze e mezzi nei confronti dello spaesatissimo Consolato Minniti. Soltanto perché ha avuto l’ardire e l’ardore di informare l’opinione pubblica circa argomenti sensibili quali le costose intercettazioni preventive.
Nel contempo, la stessa Procura, con surreale motivazione, chiede ed ottiene il rapidissimo rientro in missione alla Procura di Reggio di un Magistrato qualche giorno prima da qui trasferito a Bologna. Quasi fosse il più ispirato Padre Pio. Per fare cosa? Semplicemente per indagare sull’attonito Dott. Cisterna le cui malefatte postulano l’urgente applicazione di un Magistrato ad hoc. Ovviamente, l’esigenza di contenere i costi pubblici e la connessa spendig review, nel caso di specie, restano una inutile invenzione che caso mai può valere soltanto per i comuni mortali impegnati in politica. Autentici virtuosi ed esperti saccheggiatori di pubbliche risorse.
Con la sincerità e la chiarezza che sono nel mio stile, mi consenta Signor Procuratore, una ulteriore quanto reverente riflessione ad alta voce: senza scomodare le agenzie di rating, esperte in declassamenti, ove l’Istituto del commissariamento, previsto e ultra utilizzato per gli Enti locali, fosse estensibile alla Procura della Repubblica di Reggio, la stessa sarebbe già stata commissariata da tempo!
In città il comune sentire La considera il Messia della situazione ed io non posso che condividere l’auspicio, l’augurio e la speranza che Ella possa incontrare minori difficoltà rispetto a quelle potenzialmente esistenti. Per cui, Le confermo la mia doverosa, incondizionata disponibilità, sia Istituzionale che personale, a concorrere, nei limiti di quel poco o di quel tanto, a sostenere la Sua azione innovativa indispensabile per contribuire all’appagamento della diffusa ansia di rinnovamento, arsura di riscatto e Giustizia che non può non coinvolgere il più alto presidio della legalità. Purtroppo, allo stato, non credibile e smitizzato, quanto meno, da ben due provvedimenti avocativi. Un ultimo avviso ad un esperto navigante: Ascolti il suggerimento di Don Denisi, percorrendo il più bel chilometro d’Italia o passeggiando per le vie cittadine, troverà soltanto affetto, stima e rispetto, anche perché non creda di imbattersi in una realtà tipologicamente assimilabile a quella campana o siciliana. Da queste parti il ricorso ad una ricca e persuasiva carica di tritolo sul versante Istituzionale rappresenta l’ultima spiaggia. Si preferisce invece la tecnica aristocratica e raffinata della delegittimazione personale che può correre anche via cavo o per cellule telefoniche satellitari e soprattutto attraverso scritti anonimi che resta lo sport più ampiamente praticato in città e dintorni.
Conclusivamente, se ritiene, mi perdoni per la brutale franchezza che deroga anche dal pensiero aristotelico, ma da sempre sono orientato ad anteporre lealmente al capriccio della forma la sostanza delle cose. Attenendomi scrupolosamente al noto ma rischioso brocardo secondo cui: “in claris non fit interpretatio”.
Con autentica, schietta, riguardosa stima e gratitudine per quello che riuscirà a fare in un panorama difficilissimo, purtroppo sempre più affollato da valletti e maggiordomi di vaticana e gattopardesca memoria.
Rispettosamente, con un sincero e gigantesco “in bocca al lupo!”.

Aurelio Chizzoniti