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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 27 NOVEMBRE 2024

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Avvocatura da fiction Le riflessioni dell’avvocato Cardona sulle fantasiose e illusorie soap opera della gaudente vita degli avvocati

Avvocatura da fiction Le riflessioni dell’avvocato Cardona sulle fantasiose e illusorie soap opera della gaudente vita degli avvocati
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Nella società borghese ed illuminata del secolo scorso, la Giustizia, il processo e in esso l’Avvocato Principe del Foro, assurgevano a mitici rappresentati di una ritualità pagana celebrante i fasti e tendente a sublimare rancori, tensioni e conflitti in un sistema sostanzialmente conchiuso capace di autointegrarsi.

La funzione politica in senso lato del processo, trovava il suo acme nella fase culminate del dibattimento, nella quale si ergeva la funzione culturale del notabile del Foro, il quale stagliava la giusta parola contro le diseguaglianze e le ingiustizie.

La chiave di volta di questa rappresentazione di tecnicismi culturali, si concretava all’interno di complessi ed equilibrati templi pagani moderni, consacrati alla individuazione della Verità e spogli dalle fuorvianti espressioni neglette delle insulse mediazioni massmediatiche.

L’Avvocato in quella realtà costituiva il Principe primo attore, incarnante la dea bendata nella garanzia di tenutezza di un sistema complesso, ove i Giudici dovevano fornire – per confermare la validità e la vigenza del sistema – risposte solo con le sentenze.

L’Avvocato così veniva a plasmarsi ed essere ricompreso in una tipologia sostanzialmente unica, caducata da inani esibizioni di vanagloria pseudo giornalistica, rappresentando in concreto la silente forza della parola esatta e ragionata sul caos interpretativo di irragionevoli istanze di condanna.

Il processo con l’apporto erudito e partecipativo dei Principi del Foro, costituiva un vero e proprio strumento rituale del consenso partecipato democraticamente.

Gli Avvocati, con variegate qualità intellettuali e soggettive, hanno da sempre svolto una capillare funzione di vera e propria formazione culturale e democratica, attraverso gli innumerevoli casi quotidianamente trattati nelle aule di giustizia, ove trovavano la sede più propizia per un così eminente compito delegato a contribuire alla costruzione di una elevata e sensibile coscienza collettiva.

Certo i tempi hanno mutato la morfologia ontologica e semantica del ruolo dell’avvocato e delle sue preminenti funzioni, rendendolo non più omologabile in un normotipo tipologico, piuttosto catapultandolo in una variegata e molteplice verifica e tutela degli interessi in conflitto, con l’apertura di nuovi scenari e l’emergere di nuove figure di giuristi.

Non tutti i giuristi, chiamati ad adempiere a ruoli sempre più sofisticati e specialistici, ma pur sempre coerenti col fine interpretativo ed applicativo della legge, possono essere considerati Avvocati, in quanto i livelli degli interventi e la formazione culturale incidono sostanzialmente sulla qualità dei risultati.

Rivestire la funzione di Avvocato, significa incarnarne un ruolo non enfatico o pittorescamente telegenico, ma essere sempre in linea con le emergenze del momento navigando a vista nel mare solitario del terribile ed esaltante quotidiano.

“Se non ci fosse gente cattiva, non ci sarebbero buoni avvocati.” (Charles Dickens, La bottega dell’antiquario, 1840)