Baciamo le mani! Lacchè e ruffiani uniamoci
Baciamo le mani. Un paese in preda a un baciamano da parte di una persona che assiste all’arresto di un suo amico latitante da moltissimi anni, scortato dai carabinieri e senza manette, per istinto bacia la mano. Però ha chiesto scusa, anche se lo avrebbe abbracciato volentieri. E noi gli crediamo. Ecco la prima indignazione, studi antropologici sul fenomeno mafioso, approfondimenti, dibattiti pubblici, lezioni di legalità e chi più ne ha più ne metta. Per dire cosa? Il nulla per far fiatare la bocca e mettersi in mostra come se queste cose non fossero note, in altri modi anche figurativi, ma esistono in qualsiasi livello. Lo diceva già Sciascia in tempi meno sospetti che i Ruffiani sono i più pericolosi in quanto stanno diventando un esercito. Anzi, per l’esattezza li definiva “piglianculo”!
Dopodiché scoppia il caso Totò Riina e l’attenzione si è spostata sul fatto che siccome questo paese è pieno di giuristi (tipo i medici con la laurea rilasciata da Google), e giustizialisti, si indignavano su cose che non esistevano né in cielo né in terra. Però, tutto fa brodo e social (sic!). Per dire ciò che si pensa, ascolto soave e con rabbia la canzone famosa di Pierangelo Bertoli, “…ho sempre scritto i versi con la penna non ho ordini precisi di lavoro ho sempre odiato i porci ed i ruffiani e quelli che rubavano un salario falsi che si fanno una carriera con certe prestazioni fuori orario…”, appunto i baciamani(sti) di professione, i piglianculo e i lacchè.
Molto spesso ci indigniamo per cose che mediaticamente fanno effetto, trascurando quello che si vive nella quotidianità sui cosiddetti “baciamano” specie quelli figurativi, ossia chi fa dell’adulazione la sua professione al potente di turno che non è necessariamente un boss mafioso, ma altro come un amministratore, un uomo delle istituzioni, un politico che ha conoscenze e che potrebbe essere utile alla loro causa per la quale viene attuato questo metodo di riverenza lecchinale. Ricordo sindaci che venivano denigrati in pubblica piazza con tanto di parole fortissime e dure e poi dopo qualche secondo ritrovare gli stessi personaggi a casa di questi sindaci a lodarli e genuflettersi per istanti privi di dignità. Oppure, inveire contro parroci o vescovi e poi, eh sì, e poi come atto di parvenza rinnegare anche se stessi baciando finanche la mano. Ecco, questo per dire che molte volte il “baciamano” è ampiamente figurativo e perpetrato non platealmente come quel signore che l’ha fatto a San Luca, ma anche in contesti quotidiani e continui. Sarebbe opportuno, con un piglio di lucida autoanalisi farsi qualche esame di coscienza prima di lasciarsi andare a simili esternazioni di indignazione e capire che forse un po’ tutti siamo tanti “baciamanisti” per definizione e opportunità.
Ps: Fuori onda. Stavo dando uno sguardo all’Albo pretorio del comune di Taurianova, tra delibere e affidamenti e di colpo mi è partito in testa questo motivetto, “Questa è la cumbia, la cumbia di chi (s)cambia, la cumbia di chi (s)cambia aaa….”, non me lo so spiegare, chissà perché? Come mi verrà in mente lo scriverò la prossima volta (eccome se lo farò). E che “Santu Roccu” ci proteggerà ancora!