Bacini del Tirreno Cosentino. Di Natale, “Individuare le responsabilità amministrative sullo stato di crisi” "Il Consorzio non ha una programmazione seria. Le continue cause mosse dai dipendenti - privati da cinque o sei mesi delle loro spettanze - comportano la distribuzione di incarichi legali da parte dell'ente che sperpera denaro"
“Preso atto delle ultime autorevoli notizie di stampa diffuse in data 10 Marzo, a seguito di più confronti con i dipendenti forestali dello stesso ente, appresa la loro comprensibile preoccupazione, ho inteso richiedere – nuovamente – l’intervento delle Istituzioni per individuare le responsabilità amministrative
che hanno provocato l’attuale gravissimo stato di crisi economico-finanziario del Consorzio di Bonifica
Integrale dei Bacini del Tirreno Cosentino”. Lo afferma l’Avv. Graziano Di Natale, già consigliere regionale della Calabria, promotore di una proposta di riordino dei consorzi di bonifica calabresi. Nel corso di una nota stampa l’esponente politico sottolinea: “L’ex Valle Lao vive una crisi che ha radici ben profonde, non attribuibili soltanto alla riduzione dei trasferimenti di risorse finanziarie da parte della Regione Calabria, dalle difficoltà di incasso di crediti o da continue azioni esecutive legali ma anche da una cattiva gestione. L’Ex Segretario-Questore dell’assemblea regionale della Calabria dichiara: “Il Consorzio non ha una programmazione seria. Le continue cause mosse dai dipendenti – privati da cinque o sei mesi delle loro spettanze – comportano la distribuzione di incarichi legali da parte dell’ente che sperpera denaro. Inoltre, l’intenzione di porre circa 19 unità in F.l.S. (Fondo Integrazione Salariale) comporterà, probabilmente, una decurtazione cospicua del loro stipendio”. Alla luce di quanto elencato, Graziano Di Natale conclude con un monito: “Chiedo alle Istituzioni preposte di verificare, in tempi brevi, con l’intervento di una apposita
commissione tecnica, l’intero operato del Consorzio ex Valle Lao. Questa cattiva gestione non può proseguire oltre perché a pagarne le spese sono tante famiglie calabresi private del diritto salariale”.