Bagnasco, quante ipocrisie e bugie!
Mirella Maria Michienzi | Il 29, Gen 2012
La nostra scrittrice commenta le dichiarazioni del presidente della Cei
di MIRELLA MARIA MICHIENZI
Bagnasco, quante ipocrisie e bugie!
La nostra scrittrice commenta le dichiarazioni del presidente della Cei
di Mirella Maria Michienzi
Gentile Direttore,
oggi mi voglio soffermare sulla dichiarazione del Cardinale Arcivescovo Bagnasco, Presidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), fatta precisamente nel Convegno Ucid di Genova. In essa il Cardinale ha sostenuto che “ non pagare le tasse è peccato” e chiaramente era sottinteso che chi fosse incorso in tale mancanza non sarebbe stato assolto. Gli uomini di chiesa si ergono sempre a giudici, fuori e dentro al confessionale, per loro sono sempre gli altri a peccare; i propri peccati se li mettono alle spalle e, forse, neanche, perché si sentono come i privilegiati, immuni da tutto, quelli a cui tutto è concesso.
Rendendosi conto di tutto ciò, Bagnasco ha cercato di “rattoppare” la situazione aggiungendo che “la Chiesa è disponibile a rivedere la legge sull’ICI, però escludendo gli immobili no-profit”.
Troppo buona Sua Eccellenza, però da cristiano ha dimenticato che gli italiani dovranno nuovamente pagare l’ICI anche sulle prime case che sono l’esempio degli esempi no-profit! Inoltre la maggioranza delle prime case è gravata da mutuo.
Se la Chiesa volesse realmente pagare l’ICI (pare che i suoi immobili costituiscano il 22% del patrimonio immobiliare italiano, escludendo i possedimenti all’estero. Rimando al mio art. Vaticano Spa del 1-09-2011), saprebbe benissimo cosa fare. Questa dichiarazione di Bagnasco serve soltanto a salvare la faccia davanti a tanti ingenui creduloni.
Anche dire bugie – talmente gravi che definirle bugie è un eufemismo – è peccato.
Nei giorni scorsi ad una giornalista ha detto di percepire 1300 euro al mese. (Le ricordo che ci sono padri di famiglia che non arrivano a tale cifra. Comunque questa è un’altra storia). Ma con quale coraggio ha detto ciò? Lei percepisce anche la pensione di Generale di Corpo d’Armata, circa 6 mila euro al mese, pagata dallo Stato Italiano!
Per chi non lo sapesse in Italia ci sono 172 cappellani militari che vivono nelle caserme e seguono i contingenti quando vanno all’estero, secondo lo spirito che li ha istituiti, cioè “per sopperire alle esigenze dei militari”.
Il cappellano militare è un militare a tutti gli effetti. Entra con il grado di sottotenente (1800 euro al mese) e prosegue la carriera fino al grado di colonnello con l’adeguamento dello stipendio via via che passa di grado. In quanto militari, lo stipendio gli viene pagato dallo Stato Italiano.
A comandare il tutto c’è una Casta di monsignori e vescovi che non hanno fatto i cappellani, perché non appartengono al “ ramo cappellani”. Essi sono i privilegiati che si spartiscono i posti più importanti, pagati sempre dallo Stato italiano anzi, per meglio dire, da noi contribuenti.
Al vertice di questa Casta c’è l’Arcivescovo dell’Ordinariato Militare che un bel giorno, di punto in bianco, assume quest’incarico con il grado di Generale di Corpo d’Armata con uno stipendio di circa 7 mila euro al mese usufruendo di un’elegantissima e bellissima casa demaniale sita, nel cuore di Roma antica, in via Del Grillo, 37.
Bagnasco per molti anni è stato l’Arcivescovo Dell’Ordinariato Militare. Ha smesso di esserlo quando è passato ad un altro incarico di prestigio, Presidente della CEI (altra fetta di torta), portandosi dietro circa 6 mila euro mensili, la pensione di generale di Corpo d’Armata. Ci sarà stata senz’altro la relativa buonuscita di circa 280 mila euro.
Ecco un altro esempio di pensione maturata in pochi anni.
Per finire ecco la piramide della casta ecclesiastica militare:
Arcivescovo dell’Ordinariato Militare (Generale di Corpo d’Armata)
Vicario generale
Provicario generale
Molti vicari episcopali
In basso ci sono 172 cappellani militari che iniziano la carriera con il grado di sottotenente e vengono fermati al grado di colonnello, perché gli altissimi gradi devono essere spartiti tra chi non ha mai fatto un’esercitazione, né una marcia, né una scalata, né sa cosa voglia dire stare in tenda al freddo o al caldo, né sa cosa sia un terreno minato, né sa cosa voglia dire correre – allertati dagli spari e tra gli spari – e cercare di trascinare in tenda i compagni uccisi per risparmiarli dall’oltraggio finale; per fare loro avere giusta sepoltura. E qui mi fermo, Cardinale Bagnasco.
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