Banda larga: questa misteriosa “autostrada della comunicazione”
redazione | Il 05, Giu 2012
Le delucidazioni di Luca Adragna, responsabile Gruppo di studio e di lavoro per lo sviluppo e l’utilizzo della banda larga Movimento Ali (Area Liberale Italia)
Banda larga: questa misteriosa “autostrada della comunicazione”
Le delucidazioni di Luca Adragna, responsabile Gruppo di studio e di lavoro per lo sviluppo e l’utilizzo della banda larga Movimento Ali (Area Liberale Italia)
Riceviamo e pubblichiamo:
Da anni sentiamo parlare di banda larga, termine sul quale ci sarebbe molto da discutere, ma che in generale identifica connessioni dati ad alta velocità.
Da tema di carattere tecnico-specialistico, oggi più che mai, la banda larga diventa argomento di dibattito politico, difatti vi è il rischio che l’Italia resti arretrata in un’infrastruttura fondamentale per la crescita nonché per la competitività del Paese. Infrastruttura ovviamente meno visibile rispetto a strade e ferrovie che consentono la mobilitazione di persone e merci, ma nell’era dell’informatizzazione è d’interesse ed importanza collettiva pensare ad “autostrade” per la trasmissione dati, che consentirebbero di abbattere quel limite fisico di trasferimento delle informazioni che ha condizionato, e che in alcune zone condiziona ancora, l’evoluzione dei servizi. Basti pensare che il 10% degli italiani oggi non dispone neppure dei 2 megabit al secondo che il rapporto di Francesco Caio considera la soglia minima per un Paese moderno, si pensi cosa accadrebbe se prendessimo il riferimento minimo dell’internet veloce (20 megabit al secondo) .
A noi di “Area Liberale Italia”, osservando la “mappa tecnologica” delle regioni, non è sfuggito che quelle a più alto “digital divide” sono: la Calabria, la Basilicata, l’Abruzzo e il Molise, ma anche il Friuli-Venezia Giulia, le Marche, il Trentino-Alto Adige e la Val d’Aosta, non sono da meno.
Sicuramente tutte problematiche di tipo morfologico hanno influito nel causare tali “ritardi”, ma probabilmente anche i vari governi regionali hanno “lavorato” poco in tal senso. Non vi è dubbio che, oggigiorno, la crisi di bilancio non consente di fare dei cospicui investimenti, ma è altrettanto vero che i costi sostenuti avrebbero, già nell’immediato, un forte ritorno in termini di lavoro per le imprese. Quindi, a nostro parere, bisognerebbe osare un po’ di più per ridurre divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione (in modo particolare personal computer e internet) e chi ne è escluso.
Purtroppo ancora una volta, la nostra beneamata regione risulta essere fra le infauste protagoniste dell’ era digitale, difatti enormi differenze, in termini di servizi legati alla banda larga, spiccano nei servizi forniti dalla pubblica amministra¬zione ai cittadini. Parliamo ad esempio di servizi sanitari, della carta regionale dei servizi, attiva solo in parte nei comuni da considerarsi più “all’avanguardia”.
Nel campo dei trasporti, ad esempio, come già avviene in alcune città italiane, si potrebbero ricevere sul cellulare informazioni e servizi relativi ai mezzi pubblici.
In molti attendevamo un “segnale” che era nell’aria già da due anni, ovvero che qualcosa si muovesse nell’ambito dei fondi pubblici destinati alle reti Tlc. Detti fondi, difatti, serviranno ad estendere ad alcune citta italiane connessioni in fibra ottica fin dentro le case (con velocità da 100 Megabit o superiore). Contrariamente a quanto ci si attendeva, però, la nostra città, pur se capoluogo di una regione del Sud Italia, tanto bisognoso di rilancio socio-economico, non farà parte del gruppo delle “fortunate” destinatarie del progetto. Tanto per cambiare, ancora una volta, la nostra beneamata Catanzaro rimarrà “al palo”.
Noi di Area Liberale Italia che – con un specifico gruppo di studio nel settore – abbiamo analizzato a fondo la questione, crediamo sia giunto il momento di dare forte risalto a questo problema, condividendo a pieno il pensiero espresso al governo da parte di Franco Lombardi, presidente Asati (Associazione piccoli azionisti Telecom) il cui senso è che non è opportuno investire fondi pubblici in aree già interessate da piani analoghi di un soggetto privato (Telecom Italia).
Sarebbe meglio – a nostro parere ed invece- investire in un progetto nazionale unico, per assicurare una copertura omogenea del territorio nazionale, secondo gli obiettivi dell’Agenda digitale (100 megabit al megabit al 50 per cento della popolazione entro il 2020).
Ciò al fine di porre fine, o almeno ridurre, il gap tecnologico e non solo, esistente tra diverse aree del Paese.
Luca Adragna, responsabile Gruppo di studio e di lavoro per lo sviluppo e l’utilizzo della banda larga Movimento A.L.I. – Area Liberale Italia
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