Bari: detenuto in rianimazione, dubbi sul suicidio
redazione | Il 07, Apr 2011
E’ appesa ad un filo la vita del 22enne Carlo Saturno, il giovane detenuto trovato impiccato nella sua cella in isolamento nel Casa Circondariale di Bari
Bari: detenuto in rianimazione, dubbi sul suicidio
E’ appesa ad un filo la vita del 22enne Carlo Saturno, il giovane detenuto trovato impiccato nella sua cella in isolamento nel Casa Circondariale di Bari
BARI – E’ appesa ad un filo la vita del 22enne Carlo Saturno, il giovane detenuto trovato impiccato nella sua cella in isolamento nel Casa Circondariale di Bari. C’è ormai ben poco da sperare per la famiglia di questo ragazzo di Manduria, da sei giorni ricoverato nel reparto di Rianimazione del Policlino di Bari. Ieri come oggi il suo encefalogramma era piatto e, stando a quanto si legge nel referto “i medici potrebbero decidere di staccare il respiratore da un momento all’altro”.
Una vicenda questa che a prima vista si potrebbe archiviare come suicidio. O forse no. Restano infatti alcune ombre. A sollevare alcune perplessità sulle cause che avrebbero ridotto il detenuto in fin di vita sono stati gli stessi medici della struttura ospedaliera che lo hanno in cura. I segni sul collo di Carlo non erano infatti così marcati da essere immediatamente ricondotti alla stretta di un cappio.
Per dissipare ogni dubbio la Procura di Bari ha già disposto una perizia, promettendo di non tralasciare nulla, compreso l’episodio avvenuto il 29 marzo nel quale il prigioniero, reagendo in maniera aggressiva alla notizia del cambio di padiglione, avrebbe aggredito un agente ferendolo ad una mano e venendo quindi a sua volta malmenato. Come conseguenza dell’accaduto il ragazzo venne messo in cella di isolamento. Solo 24 ore dopo si sarebbe impiccato.
La verità sembra ancora lontana anche se sono già disponibili i primi risultati, resi noti dal medico legale Francesco Introna. Quest’ultimo ha infatti stabilito che i segni sarebbero compatibili sia con un salto nel vuoto che con un eventuale strangolamento da parte di altri. Il legale Tania Rizzo, che assiste la famiglia Saturno, ha dichiarato: “Provvederemo subito a chiedere esternazioni ufficiali alla direzione del carcere di Bari e ci costituiremo nel procedimento che la Procura ha già aperto per poter seguire le indagini”.
Nessun dito puntato per ora anche se l’associazione Antigone, che tutela le garanzie e i diritti nel sistema penale ha fatto sapere che sosterrà il caso a livello nazionale. Un’esistenza segnata dal carcere quella di Carlo, finito dietro le sbarre per la prima volta a soli 16 anni per furto, e già vittima di abusi. Allora era infatti stato l’oggetto privilegiato dei soprusi di ben 9 agenti di polizia penitenziaria del carcere minorile di Lecce, organizzatisi in un vero e proprio squadrone di repressione del dissenso tra i detenuti. Nel processo a carico dei nove imputati Carlo Saturno si era costituito parte civile.
Ed è proprio a questo proposito che Patrizio Gonnella, presidente di Antigone ha chiesto un’inchiesta amministrativa e giudiziaria per accertare quali siano state le cause del suicidio, le eventuali responsabilità in ballo e “se vi è un nesso con il processo a Lecce” per il quale si sarebbe dovuto presentare a testimoniare lo scorso 5 aprile.
VALENTINA VITALETTI