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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 03 DICEMBRE 2024

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Bellocco, la vittima, il rampollo della cosca di ‘ndrangheta di Rosarno e il capo ultrà Beretta che pesta “i napoletani”. Ma chi sono? Il primo classe 1988 era figlio di Giulio (morto mentre era al 41 bis a Opera), fratello del capobastone Umberto. Mentre il secondo di 49 anni, è stato vicino all'ex capo storico del tifo nerazzurro Vittorio Baiocchi, ucciso nel 2022 ed è ancora un delitto insoluto

Bellocco, la vittima, il rampollo della cosca di ‘ndrangheta di Rosarno e il capo ultrà Beretta che pesta “i napoletani”. Ma chi sono? Il primo classe 1988 era figlio di Giulio (morto mentre era al 41 bis a Opera), fratello del capobastone Umberto. Mentre il secondo di 49 anni, è stato vicino all'ex capo storico del tifo nerazzurro Vittorio Baiocchi, ucciso nel 2022 ed è ancora un delitto insoluto

| Il 04, Set 2024

Di GiLar

Ma chi sono i due protagonisti di una rissa che poi si è sfociata in un vero e proprio efferato omicidio, accaduta in mattinata nel Milanese?
Antonio Bellocco ha 36 anni, la vittima, non è un personaggio di primissimo piano nella curva degli ultrà dell’Inter, ma ha un cognome pesantissimo di ‘ndrangheta.
Mentre Andrea Beretta, 49 anni, è lo storico leader degli ultrà nerazzurri della Curva Nord, un vero e proprio personaggio di primo piano a differenza del Bellocco nel mondo della tifoseria.
Antonio Bellocco, è un pregiudicato, già condannato per mafia, è il rampollo ed erede di una delle più potenti famiglie di ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro, originari di Rosarno, spesso centro di intrighi, omicidi e altri delitti ‘ndranghetiste.
I Bellocco sono radicati da tempo nel Nord Italia con i loro affari, si sono introdotti nel mondo del business milanese in tanti settori, e che poi nel tempo hanno scalato posizioni di rilievo nella curva nord interista.
Antonio detto “Totò”, la vittima, è figlio di Giulio Bellocco, fratello del “capobastone” dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta, Umberto.
Da quello che trapela, indiscrezioni varie, sembra che tra gli affari c’erano anche quelli “di stadio”. Da qualche anno il rampollo dei Bellocco frequentava la curva, sembra successivamente all’omicidio di Vittorio Boiocchi, vecchio capo dell’Inter ucciso a Milano nell’ottobre 2022. E il braccio destro di Boiocchi era proprio Beretta.
Poi c’è l’operazione “Blue call”
In particolare, l’interesse dei Bellocco ad acquisire una società attiva nel settore dei call center, la “Blue call” appunto. Tra la fine del 2010 e gli inizi del 2011, il clan entrò nel pieno possesso dell’azienda, pur non comparendo in atti ufficiali e ricoprendo ruoli di alcun genere. Tra gli arrestati, c’era proprio Antonio Bellocco, condannato poi a nove anni. Nel capo d’imputazione si legge che il nipote del capobastone “forniva un costante contributo per la vita dell’associazione in occasione dei colloqui con la madre Aurora Spanò, la aggiorna sugli avvenimenti più recenti relativi a dinamiche d’interesse del sodalizio, le comunicava messaggi e informazioni degli altri affiliati (…) e inoltre forniva un contributo rilevante nella consumazione di alcuni reati fine e, più in generale, si metteva a completa disposizione degli interessi della cosca”.
Andrea Beretta, storico capo ultrà dell’Inter aveva fatto la gavetta nella Curva Nord fino a diventare uno dei responsabili della curva stessa. Beretta ha parecchi episodi di cronaca dietro le spalle, l’ultimo di recente, a luglio 2023, “quando è stato condannato a 6 mesi insieme all’ex calciatore Davide Bombardini, 49 anni, che in carriera ha giocato per Palermo, Roma, Atalanta e Bologna, con l’accusa di tentata estorsione, riqualificata dai giudici in esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Entrambi erano a processo assieme a un altro ultrà, Claudio Morra, condannato a 10 mesi, per avere provato a ottenere 100mila euro da una persona in modo illecito e con minacce” (Fonte Gazzetta dello Sport).
Poi c’è il caso del bagarino pestato, tra i guai giudiziari di Beretta, il tribunale in un suo provvedimento aveva ripercorso la lunga “carriera” del Beretta, evidenziando la sua “grave pericolosità sociale”, così come i suoi precedenti per “furto, rapina, sequestro di persona, droga, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, lesioni e minacce”. Una “pericolosità sociale” dimostrata anche dal pestaggio avvenuto davanti a San Siro il 16 febbraio 2022, quando Beretta e altri quattro compagni di tifo avevano massacrato di botte un bagarino napoletano che stava vendendo foto dei giocatori. All’uomo, poi finito all’ospedale con oltre un mese di prognosi, pare che gli aggressori avrebbero urlato, “Noi siamo della curva, qua i napoletani non li vogliamo”.