Benessere per i pazienti: in terapia intensiva si può utilizzare il cellulare Dalla Spagna si pensa a migliorare la vita di chi soffre
Fino ad ora erano ritenuti zone quasi off limits i reparti di terapia intensiva nei quali i pazienti in condizioni critiche rimanevano praticamente 24 ore al giorno isolati dalle proprie famiglie. Ma alcune unità di terapia intensiva di ospedali spagnoli stanno dando una svolta di 180 gradi per cercare il benessere non solo del paziente, ma anche dei membri delle loro famiglie e dei lavoratori di questo servizio, che a volte risentono maggiormente lo stress rispetto ad altri. L’ Hospital de Sant Joan di Alicante, è un buon esempio di come l’umanizzazione può trasformare in uno spazio sensibile ciò che è ritenuto per sua natura asettico.
Il cambiamento è iniziato alcuni anni fa con l’adeguamento dell’orario di visita. Da mezz’ora al mattino e mezz’ora al pomeriggio si è passati a tre ore distribuite durante l’arco della giornata. «Non siamo neanche più rigorosi con il numero di membri della famiglia cui è consentito entrare, precedentemente limitati a soli due e non è più necessario il camice verde per vedere il proprio familiare», spiegano Angel Sanchez e Cristina Fernández, rispettivamente primario dell’ICU di Sant Joan e sovraintendente degli infermieri di questo servizio. Ora si cerca di abbinare la pianificazione visite di famiglie con gli orari dei pasti poichè c’è una maggiore interazione in quei momenti tra il paziente e i loro cari.
Ma i cambiamenti non finiscono qui. I pazienti in terapia intensiva di Sant Joan possono anche fare uso di nuove tecnologie come smartphone e tablet, “sempre con limitazioni e sotto controllo. Ad esempio, è preferibile utilizzare Whatsapp che ricevere molte chiamate, che possono stressarli maggiormente», rileva Angel Sanchez. Il servizio ha anche incorporato orologi e calendari in modo che i pazienti saranno più orientati ed è stato previsto che presto verranno installati televisori che renderanno ancora più piacevoli le lunghe ore che deve passare a letto l’ammalato. A causa dello stato delicato di salute in cui i pazienti sono costretti, in terapia intensiva dovrebbe prevalere il silenzio, così che in un prossimo futuro verrà installato anche un suono di allarme quando il rumore risulterà troppo alto.
“Dobbiamo tenere a mente che c’è molto suono ambientale dipendente da macchine, allarmi e segnali acustici che occasionalmente possono essere molto scomodi per i pazienti in questo servizio». Per quanto riguarda i lavoratori, spiega Angel Sanchez, «sono stati attivati dei sondaggi per misurare il livello di usura e in caso di rilevamento di qualsiasi lavoratore stressato, si sarà in grado di agire quanto prima per rendere l’ambiente di lavoro migliore possibile”. Queste modifiche fanno parte del piano del Ministero della salute, Mh + UAC, volto a migliorare l’umanizzazione all’interno delle 44 unità di cure intensive nella Comunità. Cristina Fernández e Angel Sanchez hanno spiegato i dettagli di questo piano lo scorso 6 giugno in una conferenza sulla umanizzazione nell’ospedale Sant Joan incaricato dalla Commissione di umanizzazione dell’ospedale. È evidente che si tratta di novità che per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti [http://www.sportellodeidiritti.org/]”,” dovrebbero essere prese in considerazione anche nel nostro Paese, se effettivamente possono dare sollievo agli ammalati, ai loro familiari ed agli operatori sanitari.