Berlusconi, dalla porta laterale del Quirinale a salvatore della Patria
redazione | Il 27, Feb 2012
Editoriale di Luigi Pandolfi
Berlusconi, dalla porta laterale del Quirinale a salvatore della Patria
Editoriale di Luigi Pandolfi
“Sono orgoglioso di aver salvato l’Italia nel ’94 da un governo che sarebbe finito nelle mani del Partito comunista italiano”. E’ quanto ha dichiarato Berlusconi in un’intervista uscita oggi sul Corriere del Ticino.
Ragioniamo un attimo su questa frase. Posto che nel 1994 il Pci era morto già da tre anni ed il Muro di Berlino era venuto giù da cinque, quello che il Cavaliere apostrofa con l’appellativo di “comunista” era in verità quel partito che qualche anno più tardi, senza grandi stravolgimenti negli assetti di vertice, andrà a costituire l’ossatura dell’attuale Partito democratico.
Quel partito che oggi, proprio insieme a Berlusconi ed al Pdl, mantiene in piedi il governo dei professori. C’è qualcosa che non va, evidentemente. A maggior ragione se si considera che l’attuale scelta degli eredi di quel partito del 1994 di fare maggioranza con la destra, di fatto sta contribuendo alla rigenerazione di Berlusconi, che da nemico numero uno è diventato nel giro di qualche mese un interlocutore affidabile e funzionale alla riorganizzazione del sistema politico italiano.
Berlusconi ha rassegnato le dimissioni da Presidente del Consiglio la sera del 12 novembre 2011. Il clima nel paese era molto diverso da quello di oggi e diverso era l’atteggiamento degli italiani nei suoi confronti. Fuori dal Palazzo del Quirinale, si ricorderà, c’era una gran folla di gente che aspettava con ansia la consumazione dell’atto finale della sua parabola di uomo di governo.
Intorno alle dieci il Cavaliere lasciava la sede della Presidenza della Repubblica da un’uscita secondaria, per evitare il contatto con i manifestanti, che intanto nella piazza stappavano bottiglie di spumante, scandivano slogan irriverenti e intonavano cori canzonatori. Sembrava tutto finito. E invece no. Sono passai alcuni mesi da quel giorno e la fotografia di Berlusconi schernito, contestato, in Piazza del Quirinale e sotto Palazzo Grazioli è ormai già sbiadita.
Il miracolo del governo Monti, più che nella salvazione dell’Italia dalla catastrofe dei conti pubblici, sta nel fatto che colui che aveva portato il paese sull’orlo del baratro oggi si possa tranquillamente atteggiare a salvatore della Patria.
E sì, perché grazie ai “comunisti” che lui ha bloccato sull’ingresso di Palazzo Chigi nel 1994, oggi, anziché rendere conto del fallimento, politico e morale, della sua lunga stagione di governo, può permettersi di parlare da “padre nobile” del centrodestra italiano, dispensando pillole di saggezza sull’opportunità di mantenere vivo il bipolarismo, di favorire un ricambio generazionale in politica, di modernizzare le istituzioni, ecc.
In questo quadro può succedere perfino che a tirare un sospiro di sollievo per la prescrizione al processo Mills sia più Bersani che i suoi alleati di ieri…
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