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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 12 DICEMBRE 2024

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Berlusconi e Bossi: dimissioni Fini

Berlusconi e Bossi: dimissioni Fini

| Il 07, Set 2010

Lega e Pdl: il presidente della Camera non è super partes. Dal Colle: nessuna indicazione neanche sul nome del nuovo ministro dello Sviluppo economico

Berlusconi e Bossi: dimissioni Fini Il Quirinale: nessuna richiesta incontro

Lega e Pdl: il presidente della Camera non è super partes. Dal Colle: nessuna indicazione neanche sul nome del nuovo ministro dello Sviluppo economico

 

ARCORE – Al capo dello Stato non è pervenuta finora nessuna richiesta ufficiale di incontro da parte del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, né nessuna indicazione sul nome del nuovo ministro dello Sviluppo economico. È quanto riferiscono fonti del Quirinale dopo che questa notte Berlusconi e il leader della Lega Umberto Bossi hanno annunciato di voler chiedere un incontro con Giorgio Napolitano per sollecitare le dimissioni di Gianfranco Fini da presidente della Camera. «A questa mattina non è arrivata nessuna richiesta ufficiale di incontro», dice la fonte. Quanto al nome del nuovo ministro per lo Sviluppo, che Berlusconi ha detto di voler sottoporre al Quirinale questa settimana, la fonte dice che «non è pervenuta nessuna comunicazione da Palazzo Chigi».LA RICHIESTA – Così dunque precisano fonti vicine dal Quirinale dopo la lunga notte del vertice di Arcore dal quale sono usciti essenzialmente due equazioni: Gianfranco Fini non è super partes e quindi deve dimettersi da presidente della Camera. Firmato Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. Non è stato il solito faccia a faccia, ma un vero e proprio vertice di maggioranza con i leader del Pdl da una parte e quelli della Lega dall’altra. All’indomani dell’attacco di Gianfranco Fini a Mirabello, la tradizionale cena del lunedì di Arcore tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi si è trasformata in una ordalia sul destino istituzionale del fondatore di Futuro e Libertà. Nei prossimi giorni, Berlusconi e Bossi saliranno al Colle per sottoporre al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la «gravità della situazione» e l’incompatibilità di Fini con il ruolo istituzionale che ricopre.

L’INCONTRO – Un vertice teso. Con il Senatur che—dopo aver assicurato al Cavaliere che non appoggerà alcun governo tecnico, neppure se guidato da Tremonti — spinge per il voto anticipato indicando anche una possibile data: fine novembre. Un pressing fortissimo. È circolata anche la notizia che i leghisti avrebbero minacciato di astenersi sui 5 punti del programma se non si dovesse andare immediatamente alle urne. Voce smentita categoricamente da uno dei partecipanti al vertice. E con Berlusconi che, nonostante il fastidio per le parole di Fini, preferisce la strada della verifica parlamentare perché non vuole passare come l’unico responsabile dell’eventuale crisi di governo. Ma alla fine i due vecchi alleati hanno trovato un accordo. Il summit, durato oltre tre ore e mezza, si è concluso con un documento congiunto Pdl-Lega Nord dove si ribadisce che il discorso di Fini a Mirabello è inaccettabile e che ormai il presidente della Camera è un uomo di parte. «Le sue parole—si legge nel comunicato congiunto — sono la chiara dimostrazione che svolge un ruolo di parte ostile alle forze di maggioranza e al governo, del tutto incompatibile con il ruolo super partes di presidente della Camera». Per questo deve dimettersi. Nei prossimi giorni, Berlusconi e Bossi si recheranno al Quirinale per rappresentare al presidente della Repubblica «la grave situazione che pone seri problemi al regolare funzionamento delle istituzioni». «Abbiamo deciso di andare dal presidente della Repubblica — dice Bossi al termine del vertice —, è quella la strada giusta. Il primo passo non sarà presentare le dimissioni del governo ma chiedere che Fini sia spostato da presidente della Camera».

CHI C’ERA – Sono arrivati alla spicciolata. Prima i coordinatori del Pdl, Denis Verdini e Ignazio La Russa. Poi è stato il turno di Nicolò Ghedini, di Mariastella Gelmini. Era atteso anche Sandro Bondi. Lo stato maggiore della Lega si è presentato puntuale alle 21 con la seguente formazione: Umberto Bossi, Roberto Maroni, Roberto Calderoli, Roberto Cota, Giancarlo Giorgetti e Marco Reguzzoni. Con la Lega subito all’attacco e con il Senatur che ha chiesto senza mezzi termini il ricorso alle urne. Avrebbero indicato anche una data: il 27 e il 28 novembre. «Alla fine — ha detto Bossi — bisognerà andare alle elezioni. Fini si è tirato fuori dal partito di maggioranza. C’è la Lega ma quando non ci sono i numeri cosa dobbiamo fare?». Dall’altra Berlusconi che invece vuole vedere quale sarà il comportamento di Fini e dei suoi «futuristi » in aula.

BOSSI – La cena di Arcore è stata solo la conclusione di una girandola di incontri e di dichiarazioni. Soprattutto quelle della Lega: «Con il discorso di Fini di ieri si sono aperti molti scenari, c’è stata la fine traumatica della maggioranza, io sono per l’immediato ricorso alle urne» aveva detto Maroni in mattinata. A rincarare la dose è arrivato Bossi in persona: «Il patto che ci interessa (riferendosi all’offerta di Fini di un patto di fine legislatura, ndr) è quello elettorale. Non può essere diversamente. Io non voglio una legge, una legge elettorale non ci può essere. È la lunga mano della sinistra. A me non interessa». E aggiunge: «Se Berlusconi dava retta a me e andava alle elezioni, Fini, Casini, la sinistra… tutti quanti scomparivano». Situazione delicata. Anche perché la Lega avrebbe molto meno da perdere in caso di elezioni anticipate del Pdl. Quindi, su questo versante, grande prudenza. Ogni decisione sul voto è rimandata al vertice di oggi a Roma del Pdl.