Bevacqua: “Un Pd non credibile è destinato a morire” "La fase congressuale che si avvia deve essere vera e ancorata al criterio della credibilità"
“L’avere fissato una data per il Congresso potrebbe rappresentare un’occasione utile
per una discussione vera e priva di preclusioni, ma dobbiamo intenderci sul merito
del dibattito: se fosse limitato a conte e riposizionamenti tutti interni alla nomenklatura,
non servirebbe assolutamente a niente. L’unica strada percorribile è quella capace
di aprire ai territori e alle comunità, di coinvolgere quelle energie fresche e vive
che nelle varie realtà calabresi esistono e hanno una gran voglia di agire e di impegnarsi”.
È quanto dichiara il consigliere Bevacqua in relazione alla decisione assunta ieri
dall’Assemblea regionale del Pd di tenere il congresso il prossimo 23 giugno. “Se
dovessi giudicare dalle presenze di ieri all’assemblea, frutto solo degli amici “interessati”,
– aggiunge Bevacqua – sarei seriamente preoccupato della buona riuscita del congresso.
Non possiamo non tenere conto della discussione che si sta avviando a livello nazionale
sul futuro stesso del PD e anche sui mali specifici che affliggono il partito al
Sud e in Calabria: non ci si può limitare a un’applicazione notarile delle regole
statutarie. Il disastro avvenuto richiede ben altro. Quello che è accaduto il 4 marzo
non è una calamità inaspettata e casuale: dobbiamo ficcarci in testa che il desolante
stato presente è figlio diretto di scelte, di azioni e di omissioni che si trascinano
da anni e che siamo di fronte alla concreta evenienza che il PD in quanto tale possa
cessare di esistere”. “I notabilati e le baronie interne al partito – prosegue Bevacqua
– hanno sempre ritenuto che la priorità consistesse nel consolidarsi, alzare muri,
mirare all’autoconservazione ad ogni costo: piuttosto che impegnarsi per la costruzione
di un soggetto politico moderno e inclusivo, la più parte dei maggiorenti ha pensato
che fosse più conveniente continuare a coltivare il proprio orticello. Questa rotta
non è più ulteriormente percorribile. La fase congressuale che si avvia deve essere
vera e ancorata al criterio della credibilità”. “Io, che provengo dalla storia del
cattolicesimo democratico – continua Bevacqua – ho ricordato ieri, non a caso, la
figura di Benigno Zaccagnini. Ricordo quando fu eletto segretario in un momento particolarmente
difficile per la DC: lui, con la sua credibilità, umiltà e dignità, riuscì ad aggregare
attorno a sé il nucleo di una futura classe dirigente. La sfida calabrese del PD
deve avere l’ambizione di riportare le persone a incontrarsi, a parlare, a rinvenire
soluzioni rispetto alle tematiche maggiormente sentite all’interno delle rispettive
comunità. Ascoltare, aprirsi e pensare in maniera plurale è l’unico modo per garantire
che la politica produca effetti di consapevolezza e responsabilizzazione. Lo schiacciamento
sul riferimento politico personale di turno sarebbe la morte dell’idea stessa di
partito democratico”. “Il nome del prossimo segretario – conclude Bevacqua – è l’ultimo
dei problemi: per avere davvero un senso, quel nome deve essere accompagnato da un
metodo che rifiuta burattini e burattinai, così come deve puntare alla valorizzazione
di gruppi dirigenti credibili, realmente capaci di interloquire con i bisogni e le
esigenze delle comunità calabresi”.