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Birra contaminata da tracce di erbicidi

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Trovato diserbante glifosato in diversi marchi di birre tedesche. Lo rivela un’analisi
dell’Istituto per l’ambiente di Monaco. Il test ha coinvolto 14 marche fra le più
note in Germania. I livelli registrati oscillano fra 0,46 e 29,74 microgrammi per
litro, nei casi più estremi quasi 300 volte superiori a 0,1 microgrammi, che è
il limite consentito dalla legge per l’acqua potabile. Non esiste un limite per la
birra. L’erbicida è stato classificato come “probabile cancerogeno per l’uomo” dall’organismo
internazionale Iarc (International Agency for Research on Cancer). L’Istituto federale
per la valutazione del rischio (Bfr) ritiene invece che il glifosato non costituisca
un rischio per la salute dei consumatori. Invece il glifosato, anche conosciuto con
il nome commerciale Roundup, in italiano glifosate o glifosato (N-(fosfonometil)glicina,
C3H8NO5P), è un analogo aminofosforico della glicina, inibitore dell’enzima 5-enolopiruvil
shikimato 3-fosfato sintasi (EPSP sintasi), noto come erbicida totale (non selettivo),
di cui Monsanto possedeva il brevetto di produzione, scaduto nel 2001.Il glifosato
è spesso erroneamente associato alla categoria dei cosiddetti prodotti “seccatutto”,
cioè a quei principi attivi non selettivi (risultano tossici per tutte le piante)
come i dipiridilici, assorbiti per via fogliare. In realtà il glifosato, a differenza
di altri prodotti, viene assorbito per via fogliare, ma successivamente traslocato
in ogni altra posizione della pianta per via prevalentemente floematica. Questo gli
conferisce la caratteristica di fondamentale importanza di essere in grado di devitalizzare
anche gli organi di conservazione ipogea delle erbe infestanti, come rizomi, fittoni
carnosi ecc., che in nessun altro modo potrebbero essere devitalizzati.L’assorbimento
del prodotto avviene in 5-6 ore, e il disseccamento della vegetazione è visibile
in genere dopo 10-12 giorni. In Italia viene utilizzato non solo in agricoltura
ma anche per preparare i terreni dei campi da gioco come il golf ed i prati dei
campi da calcio. Già dagli anni Ottanta e Novanta l’industria chimica e i commissari
Ue hanno avuto sotto gli occhi le prove che il Roundup, il pesticida della Monsanto
più venduto al mondo e utilizzato soprattutto come complemento agli Ogm, causa malformazioni
genetiche. Ma tutti si sono ben guardati dall’informare i cittadini. Fin dagli
Ottanta le indagini dell’industria chimica (inclusa una commissionata dalla stessa
Monsanto) mostrano che il glifosato presente nel Roundup causa malformazioni nei
feti degli animali da laboratorio. La Commissione Europea è a conoscenza di questi
risultati almeno dal 2002, quando le sono stati sottoposti gli studi di cui sopra
per l’approvazione alla commercializzazione del pesticida. Approvazione poi concessa
e che è ancora in vigore. Ma queste ricerche non sono state rese pubbliche. Anche
uno studio indipendente di scienziati argentini ha mostrato come il Roundup sia responsabile
di malformazioni in rane e pollame a concentrazioni molto minori di quelle che si
possono rivelare sui campi irrorati. La ricerca era cominciata sulla base di studi
sull’alto tasso di malformazioni genetiche e cancro nella popolazione del Sud America,
area dove si fa un esteso uso di soia Ogm Roundup, creata per tollerare grandi quantità
del pesticida Roundup.Claire Robinson, coautore dello studio sul Roundup, spiega:
“Sembra che ci sia stata una deliberata volontà di coprire la verità da parte
dell’industria chimica (spiegabile ma non giustificabile) e di chi doveva controllare
(inspiegabile e ingiustificabile). Tutto ciò sulla pelle della sicurezza pubblica.
Anche perché il Roundup non viene utilizzato solo in agricoltura, ma anche nel giardinaggio,
nei parchi e nelle aree verdi delle scuole, grazie alla falsa informazione che sia
sicuro”. La vicenda per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, deve destare attenzione tra i molti europei ed italiani perché dovranno
stare in guardia sui prodotti che acquistano per mangiare e bere a causa dei rischi
connessi alla salute.