Blitz contro la cosca Mancuso del vibonese: 24 persone fermate. Usura con tassi del 200%
redazione | Il 07, Mar 2013
Operazione della Squadra mobile di Catanzaro, in collaborazione con i carabinieri del Ros e gli uomini del Gico della Guardia di finanza di Catanzaro e Trieste. Sequestrati anche diversi beni e aziende
Blitz contro la cosca Mancuso del vibonese: 24 persone fermate. Usura con tassi del 200%
Operazione della Squadra mobile di Catanzaro, in collaborazione con i carabinieri del Ros e gli uomini del Gico della Guardia di finanza di Catanzaro e Trieste. Sequestrati anche diversi beni e aziende per un valore di oltre 35 milioni di euro. Ramificazioni in tutte le province e nel nord Italia
CATANZARO – Ventiquattro persone ritenute legate alla cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) sono state fermate in una operazione condotta dallo Sco, dalla squadra mobile di Catanzaro, dai carabinieri del Ros e dai finanzieri del Gico di Catanzaro e Trieste. Tra i fermi disposti dalla Dda, i vertici della cosca, imprenditori vibonesi dei settori settori siderurgici e turistici e un funzionario dell’ufficio tecnico del Comune di Ricadi. Eseguiti anche sequestri di beni ed aziende.
Le persone sottoposte a fermo sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, usura ed estorsione. Ad alcuni degli indagati vengono contestati anche i reati di sequestro di persona ed armi.
USURA A TASSI 200% ANNO, VITTIME SEQUESTRATE
I presenti affiliati alla cosca Mancuso di Limbadi sottoposti a fermo stamani, tra le altre cose, praticavano prestiti ad usura con tassi sino al 200% annuo. E’ quanto emerso da un filone di indagine condotto dalla squadra mobile di Catanzaro. Gli investigatori hanno accertato quello che è stato definito “un vorticoso giro di denaro” che poi finiva nelle casse dei Mancuso. Gli affiliati, inoltre, secondo quanto emerso dalle indagini, in alcuni casi avrebbero anche sequestrato le vittime dell’usura quando queste non riuscivano a fare fronte ai debiti per indurre i familiari a pagare.
SEQUESTRATI BENI PER 35 MLN. FINANZA METTE SIGILLI A VILLAGGIO TURISTICO E SUPERMERCATI
Beni per un valore di 35 milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri della Compagnia di Vibo Valentia e del Gico di Trieste nell’ambito dell’operazione che ha portato al fermo di 24 persone ritenute legate alla cosca Mancuso di Limbadi. In particolare, i finanzieri hanno sequestrato, nel vibonese, supermercati, un panificio industriale, un’azienda di conservazione alimentare ed un villaggio turistico. L’indagine che ha portato al sequestro ha preso spunto dalla scoperta di una serie di movimentazioni sospette su alcune banche triestine. Gli accertamenti dei finanzieri hanno portato poi ad individuare alcune persone di Vibo quali autori delle movimentazioni.
BOSS NON C’E’ PIU’, ORA FA PARTE MASSONERIA
CAPO INTERCETTATO: BISOGNA MODERNIZZARSI, LA CHIAMIAMO P4 P6 P9
“La ‘ndrangheta non esiste piu’. Una volta, a Limbadi, a Nicotera, a Rosarno, c’era la ‘ndrangheta. La ‘ndrangheta fa parte della massoneria. Diciamo .. è sotto della massoneria però hanno le stesse regole e le stesse cose. Ora è rimasta la massoneria e quei quattro storti che ancora credono alla ‘ndrangheta”. A parlare in questi termini è Pantaleone Mancuso, detto Luni, indicato come il boss dell’omonima cosca di Limbadi, uno dei 24 fermati nell’ operazioni di stamani, intercettato mentre spiega la sua concezione di ‘ndrangheta ad un parente ed invoca un cambiamento anche dell’organizzazione criminale. La trascrizione è riportata nel provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro. “Una volta – prosegue – era dei benestanti la ‘ndrangheta. Dopo gliel’hanno lasciata ai poveracci, agli zappatori e hanno fatto la massoneria. Le regole quelle sono rimaste. Come ce l’ha la massoneria ce l’ha quella. Ma la vera ‘ndrangheta non e’ quella che dicono loro, perché lo ‘ndranghetista non e’ che va a fare quello che dicono loro. Adesso sono tutti giovanotti che vanno a ruota libera sono drogati, delinquenza comune. Lo ‘ndranghetista non voleva fare droga non faceva mai una lite. Uno che faceva il magnaccio, pare che poteva stare nella ‘rotà? O che picchiava la moglie o che andava ad ubriacarsi. Non doveva entrare nemmeno nelle cantine perché c’era il ‘mastro di giornata’ che girava nel paese e se ti vedeva che entravi nella cantina o che bevevi erano ‘nsaccagnate (botte, ndr). E’ finita. Bisogna fare come, per dire, c’era la ‘democrazia’. E’ caduta la ‘democrazia’ e hanno fatto un altro partito, Forza Italia. ‘Forza cose’. Bisogna modernizzarsi, non stare con le vecchie regole. Il mondo cambia e bisogna cambiare tutte cose. Oggi la chiamiamo ‘massoneria’ … domani la chiamiamo P4, P6, P9”.
DA MANCUSO STRATEGIA DELEGITTIMAZIONE PM. INFILTRAZIONI IN AMBIENTI ISTITUZIONI. PIZZO DA ALTRE COSCHE
Una cosca potente a tal punto da imporre alle altre famiglie della provincia di Vibo Valentia il pagamento del pizzo sulle attivita’ illecite, con infiltrazioni nella politica ed in ambienti delle forze dell’ordine e in grado di organizzare una strategia delegittimante contro magistrati e investigatori: è il quadro della cosca Mancuso di Limbadi delineato dagli inquirenti della Dda di Catanzaro dopo l’operazione che ha portato al fermo di 21 presunti affiliati sui 24 provvedimenti emessi. L’operazione rappresenta la sintesi di tre inchieste e costituisce solo una parte del lavoro svolto che, come ha detto il procuratore aggiunto della Dda Giuseppe Borrelli, nel corso di una conferenza stampa, avrà presto ulteriori sviluppi. Uno dei filoni è nato a Trieste, quando il Gico della finanza ha accertato movimentazioni sospette di denaro su banche friulane. Dal denaro i finanzieri sono risaliti a Vibo ed a presunti affiliati alla cosca Mancuso il cui obiettivo era riciclare denaro sporco reinvestendolo in attività lecite. Tentativo, è stato sottolineato, stroncato sul nascere. Sul fronte calabrese, lo stesso filone, condotto anche dai finanzieri della Compagnia di Vibo, ha mostrato come la cosca avesse ottenuto il controllo nella commercializzazione di generi alimentari e nel settore turistico, imponendo i propri prodotti a commercianti e società. I finanzieri hanno sequestrato beni per 35 milioni tra i quali una concessionaria di auto, un bar nel centro di Tropea ed il villaggio turistico Sabbie d’oro. Un’altra indagine, condotta dal Ros dei carabinieri di Catanzaro e dal Gico della finanza, ha confermato il ruolo apicale di Pantaleone Mancuso, di 66 anni, individuando alcune ramificazioni nell’organigramma della cosca tra cui quella che fa capo al figlio Giuseppe, di 36 anni. Era Giuseppe, secondo l’accusa, a reggere la cosca durante la detenzione del padre, tornato in carcere due giorni fa con l’accusa di avere fornito appoggio per un omicidio compiuto nell’ambito della faida che vede contrapposti i Patania e i Petrolo-Bartolotta, da una parte, e le cosche di Piscopio (frazione di Vibo), dall’altra. Il terzo filone è stato seguito dalla squadra mobile di Catanzaro ed ha evidenziato come la cosca fosse attiva nel campo dell’usura ricorrendo anche a metodi violenti come nel caso di un imprenditore legato ad un albero e liberato solo la mattina dopo, quando il fratello ha consegnato i 20 mila euro pretesi dalla cosca. E proprio il capo della mobile, Rodolfo Ruperti, è stato oggetto di pesanti commenti di esponenti di spicco della cosca che, intercettati, manifestavano l’astio ed il rancore nei suoi confronti.
PM: MANCUSO INSINUATO IN MONDO POLITICO. IN PROVVEDIMENTO NOMI AMMINISTRATORI. PROCURATORE: NO INDAGATI
Pantaleone ”Luni” Mancuso, capo dell’omonima cosca di Limbadi, aveva la “capacità di insinuarsi, attraverso propri referenti, nel mondo politico-imprenditoriale, condizionando a suo favore il sistema”. Lo scrivono i magistrati della Dda di Catanzaro nelle oltre 1.700 pagine del decreto di fermo eseguito stamani contro presunti capi e gregari della cosca. “E’ stato documentato – scrivono il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, il sostituto procuratore generale Marisa Manzini, applicata alla Dda, e il pm Simona Rossi – il diretto interesse di Pantaleone Mancuso, in occasione delle elezioni amministrative del maggio 2011, a sostegno del candidato Francesco Antonio Crudo, poi effettivamente eletto sindaco di Limbadi. Sono state intercettate ulteriori conversazioni nel corso delle quali è stata documentata l’esplicita richiesta di voti rivolta a Mancuso da parte di altri candidati nei comuni di Limbadi e Ricadi, in occasione delle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio 2011. E’ emerso, infine, il concreto impegno elettorale di Antonio Maccarone, genero di Pantaleone Mancuso, e dello zio paterno, Aurelio Maccarone, consigliere provinciale a Vibo Valentia, a sostegno di alcuni candidati in occasione delle elezioni amministrative del maggio 2011, in chiara convergenza di interessi con lo stesso Mancuso”. “Altra tematica emersa nel corso delle indagini, dalla quale risulta ulteriormente dimostrata la consapevole cooperazione offerta da Aurelio ed Antonio Maccarone alle attività ed agli interessi illeciti di Mancuso – scrivono ancora i pm – è quella relativa agli interessi di quest’ultimo nella politica locale. Le intercettazioni dimostrano che Mancuso intrattiene occulti legami personali con alcuni esponenti politici locali, fra i quali Ottavio Gaetano Bruni (consigliere regionale eletto con la lista Autonomia e diritti e poi passato all’Udc, ndr), esponente di vertice dello schieramento politico in cui milita anche Aurelio Maccarone. Più soggetti si sono rivolti a Mancuso chiedendogli appoggio elettorale e in tal modo rendendo evidente come egli venga notoriamente riconosciuto quale esponente mafioso di rilievo, in grado di procacciare voti, anche in comuni della provincia vibonese diversi da Limbadi”. Il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, incontrando stamani i giornalisti, ha detto che nessun politico é al momento indagato.
L’elenco dei fermati
CATANZARO – Sono 24 le persone raggiunte dal provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro. Tutti i soggetti sono indagati per il delitto di associazione di stampo mafioso, tranne Antonio Prestia. L’elenco:
1. MANCUSO Pantaleone nato a Limbadi (VV) il 30/03/1947
2. MANCUSO Giovanni nato a Limbadi (VV) 1’1.1.1941;
3. MANCUSO Giuseppe, nato a Vibo Valentia (VV) il 09/10/1977
4. MACCARONE Antonio, nato a Vibo Valentia (VV) il 28/12/1979;
5. CUTURELLO Antonio, nato a Taurianova (RC) il 18/02/1990;
6. D’ALOI Giovanni, nato a Nicotera (VV) il 04.06.1966;
7. COSTANTINO Giuseppe, nato a Nicotera (VV) 11.06.1966;
8. COSTANTINO Fabio, nato a Vibo Valentia il 3.02.1977;
9. FIALEK Damian Zbigniew, nato in Polonia il 07.01.1977;
10.PANTANO Antonio, nato a San Calogero (VV) il 23.03.1957;
11.TAVELLA Francesco, nato a Vibo Valentia il 07.06.1968;
12.CICERONE Orazio nato a Vibo Valentia il 16/05/1973;
13.DE RITO Mario, nato a Vibo Valentia il 18.10.1974;
14. CASTAGNA Antonino, nato a Ionadi (VV) 1’1.10.1950;
15.RAGUSEO Giuseppe, nato a Gioia Tauro 1′ 08/04/1978;
16.PAPAIANNI Agostino, nato a Joppolo (VV) il 28/06/1951;
17.CUPPARI Leonardo nato a Vibo Valentia il 21.02.1974
18.MARANO Bruno, nato a Cinquefrondi il 05/04/1981;
19.MAMONE Antonio n. Vibo Valentia il 26.08.1968;
20.SCRUGLI Antonino n. Tropea il 4.11.1976;
21.BOMBAI Gabriele n. Tropea il 29.05.1970;
22.ACCORINTI Salvatore n. Tropea il 08.09.1974;
23.PAPARATTO Giovanni Antonio, nato a Vibo Valentia il 16/06/1973;
24.PRESTIA Antonio n. San Calogero il 01.01.1968.