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Blocco attività al porto di Gioia Tauro: lotta dura senza paura

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GIOIA TAURO – “Le bandiere servono solo a indicare da dove soffia il vento, gli operai uniti (e solo uniti) sono quelli che danno forza alla lotta”: è uno dei tanti messaggi postati in queste ore su “Fb” dai lavoratori MCT che stanno manifestando pacificamente ma con assoluta determinazione davanti al Gate d’ingresso dell’aerea portuale, dove in questo momento continuano a ritmo serrato le assemblee. Sul web è un susseguirsi di video, foto, attestati di solidarietà, lettere aperte, rivendicazioni, analisi, appelli a non mollare. Perché la protesta corre anche sui social. Un commento degno di nota, che racchiude la vera sostanza di questo “sciopero selvaggio”, iniziato mercoledì scorso alle 18 (http://approdonews.it/giornale/?p=252091) e vicino al quarto giro di boa. Sembra che l’astensione si stia attestando intorno al 98%: di quarto turno sarebbero entrate appena 5 persone, tra di loro un noto dirigente della Uil. Circa 30, invece, i dipendenti che nell’arco della giornata hanno preso regolarmente servizio, e lo hanno potuto fare liberamente, senza pressioni di sorta: anche tra questi ci sarebbero alcuni dirigenti dei Sindacati confederali (in particolare un volto abbastanza conosciuto della Cgil), sigle che su quel numero di esuberi ci hanno messo la firma. Segno dunque che i quadri della Triplice non hanno affatto condiviso l’iniziativa (avallata invece dal SUL) ma anche, e soprattutto, che esiste un netto scollamento tra i primi e la maggior parte dei lavoratori che, in queste ore, sono fuori a protestare. E allora, si va avanti da soli, nel senso di una splendida autonomia, senza vessilli, perché 400 padri di famiglia (questi i numeri) sono tanti, troppi per poter mandar giù un simile compromesso. Senza contare l’ingiusta discriminazione tra chi sarà chiamato (secondo quali criteri?) a riempire la famigerata “black list” dell’Agenzia di somministrazione e chi, viceversa, avrà la fortuna di rimanere all’interno della grande famiglia “Eckelmann-Battistello”, cosa che potrebbe dar vita ad un’ulteriore e sciagurata “guerra” tra poveri, senza esclusione di colpi. L’imperativo resta dunque quello di ridurre drasticamente gli esuberi dichiarati, razionalizzando strategie ed energie per un aumento dei volumi e, dunque, delle attività. Perché per i portuali, le potenzialità di lavorare tutti e bene ci sarebbero. Sulla richiesta di riesame dei numeri, perciò, sembra non siano possibili passi indietro e, dunque, vista la reiterata indisponibilità dell’azienda, il braccio di ferro è destinato a durare. La politica, a parte i soliti populismi e i comunicati stampa di solidarietà, latita. Pesa inoltre come un macigno il silenzio dell’assessore regionale al sistema dei porti e della logistica, prof. Francesco Russo. Un gran lavoro di mediazione lo sta facendo il Prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, che oggi pomeriggio è stato accolto dagli applausi degli operai in sit-in, quando, insieme al Questore Grassi, ha varcato i cancelli dell’area portuale per raggiungere gli uffici MCT, dove ha incontrato il direttore, Antonio Testi. Di Bari ha convocato un tavolo unico no-stop che si riunirà a partire da lunedì. Una notizia che lascia aperte le speranze, dopo il categorico “niet” di ieri dell’azienda al tavolo della Prefettura, davanti ai promotori della protesta. MCT non aveva infatti voluto assumere alcun impegno formale per ridurre gli esuberi subordinando la ripresa delle trattative alla rimozione di un blocco che, senza dubbio, ingenti danni starebbe procurando al terminalista, costretto a dirottare le navi su altri porti. I lavoratori, più volte, hanno chiarito che non è loro intenzione far “fallire” MCT, ma neanche andare al “macello” in questo modo. Ecco perché alla vigilia della quarta notte di sciopero, la lotta si fa sempre più dura e senza paura …