Blocco di tre ore al Porto di Gioia Tauro
redazione | Il 21, Ago 2014
Acque agitate nel megaporto delle contraddizioni
– Gioia Tauro, lunedì 25 agosto tentativo di conciliazione per i 12 licenziati
Blocco di tre ore al Porto di Gioia Tauro
Acque agitate nel megaporto delle contraddizioni
GIOIA TAURO – Acque agitate in quello che si conferma essere il megaporto delle contraddizioni: lo scalo di transhipment più importante del Mediterraneo che ha macinato record su record di movimentazioni e che recentemente è passato alla storia per l’impeccabile trasbordo del micidiale arsenale chimico proveniente dalla Siria deve fare ancora i conti con un’inarrestabile emorragia occupazionale. Per la seconda volta nel giro di pochi giorni, ieri, si è consumata l’ennesima protesta che ha portato ad un blocco di tutte le attività di circa tre ore. I dipendenti Mct del turno delle 13 – così come già avvenuto lo scorso 12 agosto – hanno infatti deciso di non recarsi al lavoro in segno di solidarietà nei confronti dei colleghi che, da un giorno all’altro, sono stati messi alla porta da tre delle quattro ditte esterne che si occupano di rizzaggio e derizzaggio: la Sea works, l’ International shipping e l’ Universal services. Questi ultimi, 12 operai in tutto, qualche settimana addietro hanno ricevuto lettera di licenziamento e per ieri mattina, su richiesta della Prefettura di Reggio Calabria, era stata convocata una riunione presso l’Authority tra le imprese e le organizzazioni sindacali. All’incontro però le stesse aziende non si sono presentate. Le società terziste hanno inteso comunicare all’Autorità portuale di Gioia la propria indisponibilità a partecipare attivamente, pur essendo presenti i rappresentanti legali delle imprese, come segno di distensione e garbo istituzionale. È così scattata una mobilitazione spontanea da parte dei lavoratori che, intorno alle 12.30, hanno dato vita ad un pacifico sit in di fronte al varco doganale. Per tutto il pomeriggio l’area è stata presidiata dalla forze dell’ordine, sul posto anche l’amministratore delegato di Medcenter, il gioiese Domenico Bagalà che ha cercato di convincere gli operai a riprendere le attività nel tentativo di scongiurare ulteriori effetti negativi sullo scalo portuale. La situazione è rientrata dopo le 15 alla notizia di un’imminente vertice presso gli uffici del locale Commissariato di Polizia al quale sono stati convocati il terminalista, le OO.SS. e le ditte esterne in questione. La riunione ha avuto inizio alle 18 e alla stesura dell’articolo era ancora in corso ma, da quanto si è potuto apprendere, sembra sia stata concordata una “tregua” di un mese: durante questo periodo i dipendenti verranno regolarmente retribuiti pur rimanendo a casa e nel frattempo si procederà a calendarizzare un’ulteriore serie di incontri per cercare di trovare una soluzione. Si prende del tempo, quindi, sperando si riuscire a disinnescare quella che è diventata una vera e propria “polveriera” lavoro. Gli operai sono tutti padri di famiglia che si sono visti recapitare le lettere di preavviso senza valide motivazioni apparenti. Nella raccomandata, infatti, si fa riferimento all’azienda Ico Blg che avrebbe diminuito le commesse. “In realtà – spiegano i manifestanti – il nostro lavoro si svolge principalmente con Mct”. Una procedura, quella delle aziende esterne allo scalo, non concordata con i sindacati che reputano i provvedimenti assolutamente inconcepibili: “negli ultimi due anni – riferiscono – le commesse attivate per le ditte equivalgono mediamente all’88% della totalità delle operazioni di rizzaggio e derizzaggio, con un aumento nei primi mesi del 2013 di oltre quattordici mila teus a settimana”. Il 5 agosto scorso, le OO.SS. avevano proclamato lo stato di agitazione immediato e una serie di iniziative tra le quali la riduzione degli orari di flessibilità con la sospensione della flessibilità degli orari per inizio e fine turno e un’ora di sciopero ogni fine turno fino alla fine del mese. Intanto, è stato reso noto che il tentativo di conciliazione tra le imprese e i lavoratori sarà esperito il prossimo 25 agosto dinanzi la Direzione territoriale del lavoro di Reggio Calabria. L’ufficio competente ha infatti fissato per quella data la procedura, tornata a essere obbligatoria per effetto della legge 92/2012, la cosiddetta “riforma Fornero”. A darne notizia è Confindustria Reggio Calabria, a cui sono associate le tre aziende che hanno proceduto all’invio delle lettere di licenziamento. In attesa di quanto avverrà, il presidente degli industriali reggini, Andrea Cuzzocrea, è intervenuto per sollecitare “una più efficace azione volta a prevenire, da parte delle autorità competenti, situazioni come quelle che per la seconda volta vedono interrompere le attività nel terminal. È impensabile che il terzo porto container del Mediterraneo blocchi la sua attività e, sostanzialmente, venga tenuto in ostaggio da pochi. Ogni ora di attività che si perde, ai conti economici del porto e dunque a quelli di tutto il ‘sistema Gioia Tauro’ si arrecano gravissimi danni, anche perché gli armatori che ancora approdano sulle banchine calabresi, inevitabilmente, se la protesta dovesse proseguire, sarebbero portati a rivedere e ridimensionare la loro presenza in Calabria. C’è il rischio molto concreto che tutto questo porti all’implosione di Gioia Tauro”. Secondo Cuzzocrea, “la tensione è diventata insostenibile. È necessario garantire innanzitutto l’agibilità del porto per porre fine alla vera e propria emorragia operativa e di conseguenza finanziaria che sta minando profondamente l’attività delle terminaliste e delle terziste. In secondo luogo – conclude il presidente degli industriali reggini – è fonte di preoccupazione il fatto che sia impedito a molti di potersi recare al lavoro attraverso metodi inaccettabili. Le forze dell’ordine e la prefettura intervengano perché è a rischio anche la stessa incolumità fisica di tanti”.
Domenico Latino