Bombe a Reggio: rigettate le eccezioni presentate dai difensori degli imputati
redazione | Il 22, Ott 2012
Al processo si è giunti dopo le dichiarazioni di Antonino Lo Giudice che si è autoaccusato di essere il mandante dell’attentato compiuto nel gennaio 2010 contro la Procura generale reggina, di quello dell’agosto successivo ai danni dell’edificio in cui abita il procuratore generale di Reggio Salvatore Di Landro, e dell’intimidazione ai danni dell’allora procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone
Bombe a Reggio: rigettate le eccezioni presentate dai difensori degli imputati
Al processo si è giunti dopo le dichiarazioni di Antonino Lo Giudice che si è autoaccusato di essere il mandante dell’attentato compiuto nel gennaio 2010 contro la Procura generale reggina, di quello dell’agosto successivo ai danni dell’edificio in cui abita il procuratore generale di Reggio Salvatore Di Landro, e dell’intimidazione ai danni dell’allora procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone
(ANSA) – CATANZARO – I giudici del tribunale di Catanzaro hanno rigettato le eccezioni preliminari presentate dai difensori dei tre imputati accusati di essere i mandanti e gli esecutori materiali delle bombe contro la Procura generale di Reggio Calabria, contro l’abitazione del Procuratore generale Salvatore Di Landro e per l’intimidazione all’ex procuratore ed ora capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone. Nel processo sono imputati Luciano Lo Giudice, fratello del boss e collaboratore di giustizia Antonino condannato il 5 ottobre scorso per le bombe di Reggio alla pena di 6 anni e 4 mesi; Antonio Cortese e Vincenzo Puntorieri, questi ultimi ritenuti gli esecutori materiali degli attentati. Dopo la decisione sulle eccezioni preliminari i giudici hanno deciso di aggiornare il processo al 5 novembre prossimo. Al processo per i tre imputati si è giunti dopo le dichiarazioni di Antonino Lo Giudice che si è autoaccusato di essere il mandante dell’attentato compiuto nel gennaio 2010 contro la Procura generale reggina, di quello dell’agosto successivo ai danni dell’edificio in cui abita il procuratore generale di Reggio, Salvatore Di Landro, e dell’intimidazione ai danni dell’allora procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone, con il ritrovamento di un bazooka a poche centinaia di metri dal palazzo della Dda. Nino Lo Giudice ha iniziato a collaborare dopo essere stato arrestato per altri motivi e, per quanto riguarda le bombe e l’intimidazione, ha chiamato in causa anche il fratello, Luciano Lo Giudice, Antonio Cortese, considerato dagli investigatori l’armiere della cosca, e Vincenzo Puntorieri. Nel marzo scorso il giudice per le udienze preliminari ha accolto la richiesta della Dda di Catanzaro per il rito immediato nei confronti degli imputati.