Brogli elettorali al comune di Reggio Calabria, Tilde Minasi: “Il sindaco si deve dimettere”
Il prosieguo dell’inchiesta sui brogli elettorali che hanno interessato le ultime consultazioni comunali delinea una realtà all’interno della quale, evidentemente, vi sono variegati livelli di responsabilità che coinvolgono numerosi soggetti con ruoli differenti. Un iter su cui gli inquirenti stanno facendo chiarezza e che, auspichiamo, possa essere celere affinché si possa comprendere, per riparare, l’entità del danno prodotto non solo a livello di violazione della legge, aspetto che riguarda in primis l’azione della magistratura, ma, in particolar modo, al democratico esercizio dell’espressione del voto.
Diritto inviolabile che, stando a quanto sta emergendo, sembra essere stato calpestato causando, probabilmente, un’alterazione della composizione del Consiglio comunale che, quindi, potrebbe non corrispondere all’effettiva volontà dell’elettorato.
Uno status quo che non può essere sottaciuto, e che, purtroppo, mina in maniera ancor più profonda la fiducia, già labile, che si ripone nel mondo della politica, acuendo ulteriormente il distacco tra il cittadino e le istituzioni, le quali, alla luce del difficile momento socio economico e sanitario che stiamo vivendo, dovrebbero invece, al contrario, essere baluardo di trasparenza e uno spazio in cui le comunità possano sentire di essere tutelate.
E, mentre la giustizia analizza e si determina, compito della politica deve essere quello di dimostrare che determinati principi contano più dei numeri e degli incarichi, e che, sin dalla composizione delle liste elettorali, in qualsiasi competizione, è sempre più imprescindibile guardare alla qualità rispetto che alla quantità e tracciare la più netta linea possibile tra il silenzio complice e le giuste prese di posizione, anche se difficili.
Infatti, nonostante spesso sia meglio il silenzio dell’equivoco, in questo caso siamo di fronte ad un’eccezione: è fondamentale che ogni ambiguità venga dissipata a favore della verità e del ripristino di ciò che, presumibilmente, sarebbe scaturito dalle urne.