“Calabresi nel mondo, quei soldi dateli ai giovani” Graziano: "Con il fondo di 600mila euro si potrebbero attivare delle borse lavoro"
COSENZA – I soldi, con i quali una maggioranza promiscua e trasversale ha voluto finanziare quella legge per i calabresi nel mondo, discutibile per contenuti e finalità, vengano dati ai giovani. Come? Attraverso progetti validi di sostegno al reddito per tutti quei cittadini under 40 che, costretti ad andar trovar fortuna lontani da casa ed affetti, che hanno voglia di ritornare in Calabria o trovare motivazioni a rimanerci per rendersi utili nella loro terra. Si potrebbe pensare, per esempio, alla formula della borse di studio o, ancora meglio, borsa lavoro per l’avvio di meritevoli attività artigiane o di piccola impresa. Insomma, strumenti semplici e utili che aiutino a dare speranza alle nuove generazioni e che evitino di fomentare quella giusta indignazione dei cittadini che vedono proprio nelle leggi, come quella approvata martedì scorso dal Consiglio regionale, il trionfo dello spreco ed i privilegi della casta.
Il presidente de Il Coraggio di Cambiare l’Italia, Giuseppe Graziano, torna ad incalzare il Consiglio ed il Governo della regione, a seguito dell’approvazione della Legge regionale in materia di relazioni tra la Regione Calabria, i calabresi nel mondo e le loro comunità.
Nei giorni scorsi – dice Graziano – abbiamo aperto una breccia nella discussione politica regionale, evidenziando quella che, a nostro avviso, rappresenta l’esempio plastico e concreto di come spesso vengono sprecate le risorse pubbliche. La legge per i Calabresi nel mondo, così come è stata studiata e redatta, è una legge inutile e fatta male. Perché – precisa – come dicevamo nei giorni scorsi e come ha avuto modo di ribadire anche qualche consigliere regionale con buonsenso, non ha nessuna finalità di sostegno alla disoccupazione né frena, in alcun modo, la massiccia emorragia di giovani. Anzi, a leggerla meglio, la normativa proposta da Orlandino Greco – sottolinea il leader del CCI – favorisce e spera nell’emigrazione dei calabresi così che poi possano esserci fantomatiche associazioni filantropiche di loro conterranei, foraggiate dalla Regione, pronte a seguirli nel loro cammino di integrazione nei nuovi paesi di approdo. Per fortuna la Calabria non è terra di guerre civili o di persecuzioni e non abbiamo cittadini costretti a chiedere asilo politico lontani da casa loro. C’è solo bisogno di lavoro e dignità, che una regione come la nostra può garantire se solo riuscisse a bandire i privilegi e gli sprechi di politici e amministratori.
Oliverio ed il fido Greco – aggiunge Graziano – appena rientreranno dalla “utilissima” trasferta in Argentina (dicessero poi con quali soldi sono andati in Sud America), diano un segnale forte, da subito, ai calabresi. Riportino la legge sui Calabresi nel Mondo in Consiglio con modifiche sostanziali. Cioè, tagliando tutte le spese superflue per il mantenimento di strutture e associazioni o per i fantomatici costi di funzionamento della consulta, ed inserendo un solo capitolo di spesa: quello del sostentamento al reddito di tutti quei giovani che volessero ritornare o continuare a vivere in Calabria. È vero, 600mila euro sono pochissimi per aiutare tutti. Ma sicuramente – conclude Graziano – sarebbero il segnale di come la politica, le istituzioni e la cosiddetta casta, consapevoli delle difficoltà contingenti, sono capaci di rinunciare alla propaganda e alle prebende per dare risposte ai cittadini.