Calabria e coronavirus: come trarre da un dramma una ipotesi di opportunità (prove di coerenza fra il sistema economico e quello fiscale) Riflessione della Prof.ssa Maria Vittoria Serranò dell'Università di Messina
L’epidemia da Covid-19, ed il conseguente blocco delle attività produttive e commerciali, ha determinato – oltre ad un diffuso senso di impotenza e di scoramento – una paralisi dei flussi in entrata ed una perdita di ricavi i cui effetti si protrarranno in un periodo di tempo medio-lungo. Lo shock da coronavirus ha appesantito ed aggravato le condizioni di una economia meridionale fortemente depressa e non sufficientemente sostenuta dai vari attori (banche locali, banche e governi centrali) se non con misure che hanno certamente l’effetto di provocare una ulteriore esposizione debitoria, sia pure agevolata, che le nostre imprese faticheranno ad onorare. La Banca d’Italia, con nota del 15 aprile, dimostra di avere la piena consapevolezza che almeno una parte delle perdite subite non saranno recuperabili, di conseguenza risulta urgente la necessità di intraprendere nuove misure, di immediato impatto, che consentano una risposta rapida per salvaguardare la ripresa dell’economia italiana, in generale, e meridionale, in particolare.
Leggo sulle pagine de Il Sole 24 Ore del 18 aprile, la nomina di una “babele”, cioè di una task force articolata per gruppi di lavoro e di 30 task force locali, il giornalista chiosa: “servirebbe una task force che coordini le task force”, ed io condivido pienamente, in genere quando il governo non sa che decisioni prendere, nomina una task force!! Oltre 450 sono gli esperti che ci dovrebbero accompagnare ad una ripresa…già ma nel nome della ripresa non possiamo permetterci errori che ci farebbero saltare dalla padella alla brace, leggiamo “aiuti alla Sanità, prestiti alle imprese”! E’ inaccettabile che si pensi prevalentemente ad aumentare il tasso di indebitamento delle nostre realtà imprenditoriali e non si pensi, ad esempio, di utilizzare la leva fiscale come misura di sostegno concreto per chi produce: estensione delle fasce di esenzione da tributi erariali e locali, istituzione di crediti d’imposta e bonus per chi assume e produce, insomma si deve utilizzare il fisco come strumento di sviluppo e non di oppressione in una economia già oppressa da numerosi balzelli e, peraltro, depressa geograficamente. Il nostro sistema economico, in questo momento, non può sopportare una tassazione che non sia commisurata al reddito effettivamente prodotto e che si basi su presunzioni, parametri, studi di settore, indici di affidabilità, spesometri, redditometri etc etc.
In definitiva, in periodi di crisi economica il principio di capacità contributiva di cui all’art.53 Cost, deve essere maggiormente tutelato. E’ necessaria una tassazione per cassa, e non per competenza, e su un reddito effettivo e non presunto ! Insomma, il sistema economico deve essere coerente con quello tributario, non è pensabile che si possa attingere tributi dai contribuenti, e dagli imprenditori, come prima.
L’ accesso al credito è sempre più difficile per gli imprenditori reggini e l’atteggiamento di chiusura assunto dagli istituti di credito, non collabora a fare della Calabria una regione in grado di non sfigurare in un contesto competitivo ed altamente produttivo.
Lo spunto per queste rapide riflessioni mi viene fornito da Confcommercio di Reggio Calabria che, nella persona del suo Presidente Dott. Gaetano Matà, continua con garbata insistenza a farsi portavoce delle richieste e proposte degli imprenditori locali ed a lamentare una mancanza di vision nella gestione degli aiuti. Si chiede con urgenza interventi mirati a sostegno dei piccoli imprenditori a rischio riapertura, una triste e graduale chiusura degli esercizi commerciali limiterebbe ulteriormente il futuro dei nostri giovani che spesso sono costretti a terminare il ciclo di studi specialistici fuori regione proprio per le nostre carenze nello scenario del placement. Serve sinergia fra le Istituzioni Regione, Comune, Camera di Commercio, Associazioni di categoria, ed Università, le nostre Università meridionali con le intelligenze proficuamente impegnate spesso in ambito nazionale ed internazionale, ma quasi mai a livello locale (nemo profeta in patria). Servono misure volte alla promozione del territorio e delle sue eccellenze, si potrebbero utilizzare i fondi del reddito di cittadinanza per aiutare le imprese ad assumere giovani che si vedono, in questo momento e chissà ancora per quanto tempo, impedita persino la possibilità di accedere alle procedure concorsuali a causa del divieto di creare assembramenti. Ai nostri giovani chi ci pensa? Cosa si sta facendo per toglierli dai divani? Garanzia Giovani, per esempio, non potrebbe essere rivisitata e rilanciata efficacemente? Non si potrebbe pensare ad un pensionamento anticipato, ed a condizioni incentivanti, delle risorse ultracinquantenni con un turn over in favore dei giovani? Cosa si aspetta ad utilizzare brillanti laureati meridionali a sostegno della nostra economia? E’ mai possibile che l’unica soluzione per i nostri laureati sia la realizzazione professionale (e non sempre realizzazione!) al Nord e per i nostri imprenditori i 600 euro non sufficienti a coprire neanche il canone di locazione!?
No, non dobbiamo aspirare di ritornare al punto precedente rispetto al Covid-19, ma migliorare ! Noi calabresi ce la possiamo fare e lo abbiamo dimostrato rispettando le regole del distanziamento sociale, già …. proprio noi! Abbiamo dimostrato a tutta la penisola il nostro senso di responsabilità e di rispetto delle regole, fattori che hanno determinato di arginare il dilatarsi di una drammatica espansione dei contagi. Catastrofi climatiche, elevatissimi tassi di disoccupazione, concentrazione di grandi quantità di ricchezza nelle mani di pochi, pressione fiscale elevatissima, ecco questo era lo scenario pre-covid-19 … e tutto questo io non lo voglio più!
Rimoduliamo uno sviluppo locale maggiormente sostenibile, diamo ampio respiro alla economia circolare, pensiamo a forme di smaltimento del contenzioso arretrato con “sconti” sulle sanzioni, sediamoci e discutiamo coinvolgendo le Associazioni di categoria e gli studiosi che hanno delle proposte, con le Istituzioni, che avrebbero l’obbligo morale di fare da serbatoio di idee e acquisire solo quelle fattibili.
Quali sono le soluzioni che ad oggi vengono fornite alle imprese locali? I 600 euro a pioggia per tutti! Certamente sono una briciola, servono per sfamare, ma non per costruire. La crisi del coronavirus ci sta offrendo impensabili opportunità per un nuovo inizio in cui ciascuno di noi può fare la sua parte intanto facendo attenzione a consumare prodotti locali ed a favorire l’economia cittadina.
“Lo Stato è un bene comune con tutti gli altri concittadini” (Rudolf von Jhering) e se dal Giappone alla Nuova Zelanda, dalla Grecia alla Bulgaria i politici scendono in campo per salvare il proprio paese anche tagliando, in tutto o in parte, il proprio stipendio al fine di utilizzare quelle risorse per ricerca in ambito medico e sviluppo economico, penso che noi potremmo almeno iniziare a credere nella nostra economia ed a far sì che da una dramma possa nascere una opportunità.
Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche
Università degli Studi di Messina