Calabria: elezioni regionali, riusciranno i nostri “eroi” a essere… eletti? Mancano quattro giorni e poi scopriremo gli eletti alla conquista dell’ambito scranno e dello stipendio (soprattutto)
Siamo alle battute finali di una campagna elettorale quasi in sordina o forse gestita nelle “segrete stanze” per raccogliere consensi e raggiungere quel benedetto stipendio che parte da 11 mila euro.
Per le elezioni regionali in Calabria mancano soli quattro giorni e poi sapremo chi siederà in quella poltrona lasciata (purtroppo) vuota prematuramente da Jole Santelli.
Esattamente lunedì prossimo alle ore 15 finiranno le promesse, finiranno i saluti e ritorneremo (noi elettori) come dei semplici sconosciuti, nessuno dei candidati (o “galoppini” vari) ci stringerà la mano ad ogni occasione né ci darà quel santino, loro “protettore” per chiederci di venerarlo, battendosi il petto dentro l’urna elettorale. Ah quanto ci mancheranno le ipocrisie autunnali, mentre le foglie cadono, tra i rumori di questi baldi aspiranti consiglieri che nella loro missione di salvare la Calabria, non sanno più cosa inventarsi per dire “votatemi e fatemi votare”, mentre da lontano una pernacchia in controvento fa da padrona.
Certo ai tanti che in questo mese si sono immedesimati in salvatori della patria, capitani di (s)ventura per i calabresi, qualcuno addirittura anche in Napoleone in salsa gourmet (con pezzettini di pollo, ottimi per il tuo gatto), c’è una frase di quell’imperatore che a Waterloo cadde come un bassotto nano geneticamente modificato e pieno di cerume nel suo orecchio destro quando disse, “Se vuoi avere successo a questo mondo, prometti tutto e non mantenere nulla”. Tanto ci sarà sempre qualche imbecille che abboccherà come un’alice del Tirreno in preda a convulsioni.
Tanti i leader scesi per far capire chi ce l’ha più grosso, qualcuno è stato ignorato, qualcun altro è stato accolto come un divo nell’invidia ulcerosa dei tanti tra politici, giornalisti e sostenitori politici, ai quali la natura ha riservato un destino estetico crudele.
Una cosa è certa, non ci sono più le campagne elettorali di una volta, i comizi in piazza (pochi), dove si applaudiva a comando e dove la lingua italiana (ah, questa sconosciuta), faceva da padrona. C’era chi voleva salvare la “marvizza” o chi pensava chi voleva far uscire la Calabria “dallo stato ebraico” in cui si trovava. Ma oggi cosa resta? Se non un albero spoglio di idee, fatte di promesse mancate e di ambizioni (a tanti, sì, troppi), cercatori di uno stipendio istituzionale.
E poi tutto ritornerà come prima, i soliti portaborse, i parassiti stagionali, qualche Co.co.co e come sempre ci ritroveremo qua, al solito posto, a indignarci per la “casta” che noi stessi abbiamo votato.
La storia si ripete, ma una volta quella storia aveva un’idea, c’erano dei valori ideali, ci si batteva per quei valori, mentre oggi si vota perché ci hanno fatto qualche favore, ci hanno assunto in quale luogo di lavoro e non per una questione di “scambio” dobbiamo votare l’illustre personaggio il quale è, non sia mai, una “persona perbene”, degno di nota e di stima, la stessa di un criceto che si accoppia con una mantide religiosa.
Diciamo che abbiamo anche assistito, visti i cercatori di voti (e qualche candidatura) che la “differenziata” è un’ottima condizione di sopravvivenza e di sviluppo sostenibile (ahinoi). Una sorta di riciclaggio ben assortito il quale ci fa talmente emozionare tanto da farci uscire finanche le lacrime dal nostro deretano. Poi ci sono gli odiatori seriali, quelli da social che sparano, sparlano per una mera invidia rancorosa da pennacchio mancato e che mai ci sarà, ma la vita ha le sue sindromi e le cure sono anche abbastanza all’avanguardia.
Lunedì sera ci sarà chi sorriderà per la gioia, chi piangerà perché gli si è stata tolta la possibilità di salvare la Calabria (e soprattutto negato il così tanto ambito stipendio perché in fondo, analizzando i candidati, lo stipendio di consigliere regionale salverà la Calabria).
Attenderemo la nuova giunta regionale, faremo le nostre ipotesi, chi vincerà dirà che lo sviluppo dell’Italia deve partire dalla Calabria ed altre corbellerie varie.
Ma pensandoci bene, possibile che le minestre riscaldate solo in politica non restano sullo stomaco? Possibile che noi elettori con la matita in mano, a qualsiasi livello elettorale, non riusciamo mai ad avere una memoria buona?
Auguri (povera) Calabria…
(GiLar)