“Calabria terra irrecuperabile”? Chi lo sa, magari se ci fosse più impegno e meno ipocrisia? Dopo le esternazioni dello scrittore Corrado Augias e la conseguente precisazione, sarà forse da stimolo per aprire una reale riflessione, oltre alle coscienze dei calabresi?
Tutto iniziò quando il noto scrittore Corrado Augias (eletto nel 1994 al Parlamento Europeo anche con i voti dei calabresi), in una trasmissione televisiva, all’indomani dell’ennesima operazione antimafia, ribadiamo, ennesima operazione antimafia, affermò con una saccente libertà, tipica degli intellettuali, “La Calabria è purtroppo una terra perduta, questa inchiesta e anche il maxi processo in corso, del quale i media non hanno parlato a sufficienza, lo dimostrano”.
Proseguendo poi nella sua impertinenza, tipica degli intellettuali (e non solo di Sinistra), che tale affermazione è una sua “opinione personale, dunque vale poco, vale quello che vale, è un sentimento, non un’affermazione politica. Io ho il sentimento che la Calabria sia irrecuperabile”. Apriti cielo!
Tralasciando la sua “opinione personale” sulle ultime elezioni politiche in quanto il voto è sovrano, avulso da ogni intellettuale di sorta, la Calabria nel gennaio del 2020 aveva scelto la compianta Jole Santelli a discapito di Pippo Callipo (che aveva sbagliato ogni strategia politica, puntando alla divisione, all’epurazione, etc. Ma Augias non sa che Callipo era stato uno dei protagonisti che aveva firmato quel vergognoso vitalizio ai consiglieri regionali, poi costretto dal consiglio regionale e revocarlo). Il resto sono solo opinioni da bar…
Poi, come oramai è di moda, come tutti, parla pure di Gratteri e la sua vita blindata “che nessuno vorrebbe fare…”.
Di colpo, ecco che spuntano come funghi gli strenui difensori della Calabria, quelli che magari assumono portaborse anche in tempi di pandemia nei vari uffici regionali e altrove, quelli che della Calabria ne hanno fatto un mercimonio politico di clientelismo e di “parassitismo” del, “votiamo lui perché è un amico” o, “Mi serve un favore, sai come raggiungere tizio?”. C’è stata un’indignazione di massa per saltare su quel carro che Augias ha concesso come condizione alla Warhol del “quarto d’ora di popolarità”, altrimenti “invisibili”, ma presenti nei loro orticelli.
Alcuni addirittura hanno parlato di “razzismo” nelle parole dello scrittore, roba da terzomondismo acuto con odore di naftalina.
Ma oltre alla Calabria degli indignati, c’è quella che rimane, ma è impotente alla potenza della violenza e della sopraffazione, quella della criminalità mafiosa definita ‘Ndrangheta. Perché lo sapete che la ‘Ndrangheta esiste in Calabria o no? Sapete pure che la Calabria è una terra ad alta denisità mafiosa. E quando accadono puntualmente, anzi, spesso e volentieri, operazione antimafia con decine di arresti, chi non vive in Calabria, ma in altre regioni, cosa dovrebbe pensare? Quello che pensiamo noi, non indignati (pochi forse?), calabresi che pensano che le parole di Augias siano da condividere. Almeno fino a questo momento, poi si sa le rivoluzioni umane, sociali e culturali sono state sempre figlie del tempo.
A proposito di “rivoluzioni” e di quanto è accaduto in questi giorni, ci è venuta una frase di Martin Luther King, senza scomodare Leonida Repaci o Corrado Alvaro (altri tempi, altre menti, altre culture), “Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”, chissà e aggiungiamo, magari Augias, volesse dire questo?
Anzi no, lo scomodiamo ad Alvaro specie quando ha scritto che “I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato di ricordo e di leggenda dell’infanzia”. Ah, la ‘Ndrangheta ancora esiste e se non verrà debellata, saremo sempre una “terra irrecuperabile”. Certo, tra gli indignati c’erano pure i leghisti, nei fatti quelli che la soluzione l’avevano trovato nella forza del Vesuvio e dell’Etna per “lavarci”.
Ma Corrado Augias ha voluto specificare, al Tgr Calabria, in quanto “Ho detto, magari in modo maldestro, la verità. È davvero così finché in Calabria non ci sarà un moto di rivolta, chiedendo che lo Stato prenda in mano la situazione. Non bastano le operazioni, ci vuole altro, una profonda azione di rinnovamento e di riscossa, e fin quando non ci sarà considero la Calabria una terra perduta”. E ci voleva tanto per capirlo?
Ma anche ribadito un’altra cosa, non meno importante dell’irrecuperabilità e che purtroppo è vera, “In Calabria sono 105 che, per una popolazione di poco più di 1,9 milioni di abitanti, fa uno scioglimento ogni 180mila abitanti, la densità più alta d’Europa”.
Questa cosa è vera o no? O ci dobbiamo nuovamente indignare tutti? Prendiamoci un caffè, svegliamoci, è meglio…
(GiLar)