Camigliatello, continua due giorni confronto Pd Oggi relazione del deputato Demetrio Battaglia. Le conclusioni del segretario regionale, Ernesto Magorno
CAMIGLIATELLO – Conclusa la prima giornata con un ampio e partecipato dibattito politico, protrattosi fino a tarda serata, la due giorni di confronto organizzata per rilanciare l’azione del Pd in Calabria, a Camigliatello Silano, continua oggi con la relazione del deputato Demetrio Battaglia, coordinatore regionale della campagna per il Sì al referendum costituzionale. Battaglia è stato indicato dal segretario regionale Ernesto Magorno, per seguire l’importante impegno del Partito nell’appuntamento di ottobre. I lavori saranno conclusi dal segretario regionale Magorno.
RELAZIONE BATTAGLIA
“Si tratta di scegliere tra un sistema costituzionale, quello attuale, che non funziona e un nuovo sistema che risponde alle esigenze della società moderna”. Lo ha affermato il deputato del Pd Demetrio Battaglia, coordinatore regionale per la campagna referendaria, intervenendo all’assemblea del partito a Camigliatello Silano.
”Della riforma – ha aggiunto Battaglia – possiamo discutere da più punti di vista: politico, culturale, giuridico, legislativo. Se ci avventuriamo in una discussione di carattere giuridico avremo 3000 pareri contro e 4000 a favore, ma il punto è molto semplice: se il referendum non passerà avremo ancora un sistema bicamerale perfetto con due Camere che hanno le stesse funzioni e gli stessi compiti con conseguenti lentezze e distorsioni. Questo sistema esiste da 70 anni ma è un sistema che adesso va rimodulato alla luce dell’evoluzione della società. Ed è un sistema nato così perché la Costituzione è nata in un contesto storico particolare, dopo la guerra e nel pieno di un conflitto ideologico tra schieramenti che non si fidavano l’uno dell’altro e quindi si immaginò di trovare un equilibrio, con un Senato immaginato come Camera di “raffreddamento”, di mediazione. Se riteniamo che ancora oggi ci sono queste condizioni e c’è la necessità di pesi e contrappesi che bloccano e mediano, allora dovremmo votare no, ma quel sistema ha portato benefici ma soprattutto ha determinato disfunzioni e lungaggini, oggi – per quanto mi riguarda – non più accettabili. Non capisco poi l’accusa, mossa al fronte del sì, dell’espropriazione della volontà popolare e del Parlamento e dell’aumento a dismisura del potere del presidente del Consiglio dei ministri: oggi in Italia il presidente del Consiglio è l’unico potere in Italia a non avere possibilità di revocare un suo ministro se termina il rapporto di fiducia, come invece possono fare un sindaco e un presidente della Regione con un assessore. Si tratta – ha aggiunto Battaglia – di scegliere tra un sistema costituzionale, quello
attuale, che non funziona e un nuovo sistema che risponde alle esigenze della società moderna: se passa questa riforma costituzionale nei prossimi anni possiamo immaginare anche la definitiva scomparsa del Senato. Il punto è che la riforma consegna agli italiani un potere che prima non avevano grazie anche allo strumento del referendum propositivo”.
Il deputato e coordinatore della campagna referendaria ha poi osservato: “Ci sono molti
che sostengono di votare sì alla riforma se sarà modificata la legge elettorale, si può anche discutere su questo ma se si vuole modificare la legge elettorale basta trovare una maggioranza che a esempio elimini i capilista, se invece c’è un retropensiero allora andiamo a discutere a esempio della possibilità di avere ancora 17 partiti in una coalizione, com’è avvenuto nel recente passato caratterizzato dall’ingovernabilità”.
In conclusione – ha detto Battaglia – “il Pd deve una grande capacità di mobilitazione non solo formale con iniziative e campagne ma concreta, dimostrando davvero la volontà di attuare questa riforma costituzionale per cambiare il Paese. Infine il sì o no non può passare attraverso un tatticismo interno al Pd perché sarebbe la fine del Pd stesso”.
ERNESTO MAGORNO
“Abbiamo dimostrato, con grande responsabilità, che questa è una comunità che discute, ragiona. Una comunità che è capace di fare anche interventi forti: una delle questioni fondamentali però è che dovremmo imparare ad ascoltarci. Questa assemblea, comunque, è la migliore risposta a chi voleva fermare il confronto e il dibattito”. E’ quanto afferma il segretario regionale Ernesto Magorno nel concludere i lavori della due giorni di assemblea regionale del Partito democratico che si è tenuta a Camigliatello. Un dibattito ricco ed articolato da cui parte l’impegno contro la ‘ndrangheta da concretizzare al più presto con una proposta di legge regionale sull’istituzione di un codice etico, ma anche con l’impegno di ritrovarsi al più presto, a partire dalla festa regionale dell’Unità a Reggio Calabria. Il segretario regionale ha ottenuto il sostegno dell’assemblea regionale tra gli applausi, sollecitati proprio per rimarcare la richiesta di una fiducia che arriva in maniera fragorosa, evidenziando in particolare:
“Non sarò mai il segretario dei renziani. Questa che può sembrare una debolezza si rivelerà essere un punto di forza. In altre regioni ci sono dei segretari che non riescono a dialogare nemmeno nell’arcipelago della maggioranza, io dialogo con tutti e nemici non ne ho”. Questo perché “un partito riformista e democratico si confronta, in una comunità non la possono pensare tutti allo stesso modo. Ma ci sono diverse anime, non correnti. E mentre le correnti portano alle riaffermazioni delle questioni personali, e non all’affermazione di una linea politica, le diverse ‘scuole di pensiero’ – dice ancora il segretario regionale – vanno rispettate”.
Magorno ha ripreso anche la relazione del deputato Demetrio Battaglia che “ha introdotto un tema a lui caro, che conosce molto bene. Il punto vero è far conoscere in maniera approfondita il contenuto della riforma e far capire che non è un voto sul Partito, ma sulle riforme
E proprio riprendendo il codice etico, la legalità e il rispetto delle regole, Magorno rimarca che “con senso di responsabilità vanno sistemate le questioni interne. Per la città di Catanzaro non possiamo rischiare: io sono preoccupato, ma non dell’attribuzione di responsabilità della eventuale sconfitta, ma perché vincere a Catanzaro non significa mettere la bandierina ma significa mandare a casa le lobbies, le stesse che combattono il presidente Oliverio alla Regione. Catanzaro è un crogiuolo di interessi che vanno sconfitti, questa è l’emergenza Catanzaro, Bisogna essere responsabili e sono felice che Enzo Bruno a Catanzaro e Sebi Romeo abbiano assunto con responsabilità le determinazioni che assumiamo su quelle federazioni. Dopo le dimissioni del segretario provinciale di Crotone, vanno individuate delle soluzioni: se ce ne sono valutiamole, altrimenti diversamente serve una assunzione di responsabilità del partito nazionale. Per ripartire con una grande partito organizzato dobbiamo mette a posto le cose, nel rispetto dei territori che hanno la loro autonomia. Ognuno deve fare la sua parte, ci vuole una grande assunzione di responsabilità anche da parte di chi rappresenta il Partito nelle istituzioni. Le divisioni sono frutto di personalismi. Se l’assemblea condivide quello che ho proposto, voglio un applauso adesso, perché mi sento più forte”. Confermata, infine, la convocazione della conferenza stampa di lunedì per la presentazione della segreteria regionale.