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Camorra e traffico illegale di cani dietro la strage di Marigliano?

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L’Associazione italiana difesa animali ed ambiente lunedi presenta un esposto alla procura di Napoli 

Camorra e traffico illegale di cani dietro la strage di Marigliano?

L’Associazione italiana difesa animali ed ambiente lunedi presenta un esposto alla procura di Napoli

 

 

ROMA –  Lunedì mattina l’ASSOCIAZIONE ITALIANA DIFESA ANIMALI ED

AMBIENTE presenterà un esposto alla procura della repubblica di Napoli in

merito al ritrovamento delle carcasse di 60 cani avvenuti ieri nel lago di

Frezza a Marigliano in provincia di Napoli ai quali sono stati tolti i

microchip per non poter risalire ai proprietari degli animali uccisi. Diverse

le ipotesi che possono stare dietro questo vero e proprio cimitero dei cani

gettati in fondo al lago di Frezza. Potrebbe trattarsi semplicemente di un caso

di smaltimento illegale protratto nel tempo di cani soppressi “legalmente” e

poi gettati nel lago per intascarsi i soldi che i proprietari hanno versato per

la loro cremazione. Ma visto che negli anni scorsi nel napoletano si era

parlato di un vero e proprio rito usato dalla camorra per testare il coraggio

dei nuovi affiliati i quali venivano sottoposti ad una prova che prevedeva

l’uccisione e lo sgozzamento dei cani, quello scoperto a Marigliano potrebbe

anche essere il cimitero dove sono stati buttati i cani sgozzati dagli

affiliati alla camorra. Infine il fatto che sia stato asportato ilmicrochip

potrebbe essere anche sinonimo di traffico internazionale di animali: cani

mandati all’estero ai quali vengono applicati microchip di cani rapiti ed

ammazzati proprio con lo scopo di recupare il microchip. AIDAA nel suo esposto

chiederà alla procura di Napoli di indirizzare le indagini in queste tre

direzioni, in quanto sono molte le segnalazioni di cani che dal sud ed in particolare

dalla Campania partono per l’estero e non è escluso che all’ombra dei viaggi

regolari

di cani da far adottare in Germania possano esservi traffici di animali destinati

alla vivisezione o destinati al mercato delle razze di lusso che partono dall’Italia

del sud verso il nord Italia o il nord Europa dotati di microchip falsi che in realtà

appartengono ai cani ritrovati uccisi.