di Giuseppe Campisi
“Sono stato sul posto, qualche giorno fa, a toccare con mano la situazione dopo aver discusso dell’accaduto con gli attivisti, i quali mi hanno illustrato gli eventi e i dati riguardanti l’ennesimo scempio a carico del nostro amato territorio. I risultati delle prime analisi effettuate appaiono ai miei occhi terrificanti viste le altissime concentrazioni di idrocarburi e metalli pesanti riscontrate (tra i quali cadmio, cromo, mercurio, bromo, arsenico), il tutto reso ancora più disgustoso dalle immagini che avevo davanti a me: enormi quantitativi di sedimento contaminato e centinaia di metri cubi di liquidi così neri e maleodoranti che pensarli riversati in acque, un tempo cristalline, mi ha fatto davvero tremare”. E’ drammatica ed impietosa la fotografia che il geologo Michele Ieraci ha restituito nel corso di una visita al tristemente famoso canalone di San Ferdinando, costruito originariamente
per la raccolta delle acque meteoriche delle zone industriali e successivamente utilizzato anche per le acque bianche ma che purtroppo è risultato collettare anche altro. Un luogo, oramai, adottato dagli
attivisti del “Comitato 7 Agosto” proprio grazie alla cui attenzione, unitamente alle vibrate proteste dei cittadini, è partito un delicato processo di bonifica dei luoghi. “Essendomi occupato di bonifica e
consulenza ambientale – prosegue Ieraci – dovrei essere ormai abituato a tutto ciò ma la sensazione è sempre uguale: è come rivivere quell’ incubo ricorrente che ti fa svegliare nel cuore della notte affannato e con un nodo in gola. Nonostante siamo ormai al corrente di quanto i nostri territori siano stati violentati negli anni, tanto da alimentare innaturali diffusioni di gravi patologie di ogni genere, ci ostiniamo a continuare questa diabolica opera come se l’ambiente in cui viviamo fosse una dimensione separata dallo stesso uomo, che altro non dovrebbe essere se non un piccolo e umile ospite”. Una analisi piuttosto condivisibile, tratta da un punto di vista di un addetto ai lavori che lancia una esortazione alla salvaguardia dell’ambiente. “Ci affanniamo a costruire grandi opere di ogni genere annientando la natura e gli esseri viventi pur di ottenere denaro e comodità, dimenticandoci che il bene a cui dovremmo tenere di più è la salute, unica cosa che con tutti i soldi di questo mondo non potremo mai comprare” afferma il professionista che conferma il suo sostegno agli attivisti: “Onore ai piccoli grandi eroi che hanno saputo combattere per la terra che li ospita e che non smetteranno mai di farlo. Invito tutta la Piana e non solo a sostenerli nella loro battaglia perché è la battaglia di tutti per il bene di tutti”.