“Candidarmi alle elezioni regionali? Non sarei all’altezza” Ha così risposto l'ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, sulle voci circolate in merito alla corsa a governatore della Calabria
“Non ho mai pensato a candidarmi, sinceramente”. Così l’ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, a margine di un’iniziativa a Lamezia Terme, ha risposto a chi chiedeva se avesse intenzione di candidarsi alle prossime elezioni regionali in Calabria. “Un conto è fare il sindaco in una piccola realtà nella quale ogni giorno diventi partecipe di un’esperienza collettiva, che risponde agli ideali per i quali ci siamo spesi per tutta la vita, un conto è fare le cose piu’ in grande. Io conosco i miei limiti, e – ha concluso Lucano – non credo di essere nemmeno all’altezza”. Commentando con i giornalisti a la decisione dell’attuale amministrazione riacese di rimuovere dal paese alcuni cartelli e insegne dedicati al tema dell’accoglienza e dell’antimafia, tra cui anche un cartello dedicato a Peppino Impastato, Lucano ha affermato: “Quello che sta accadendo a Riace mi fa ricordare quello che era avvenuto in luoghi molti lontani dalla Calabria”.
“Non è sicuramente un fatto positivo, mi è dispiaciuto molto, perché – ha sostenuto Lucano – un artista mio amico, di Libera, aveva fatto, a mano, un’insegna che raccontava la storia di “Radio Out” e di Impastato che è un’esperienza unica nell’opposizione sociale e culturale alla mafia, era il segno distintivo di una comunità che comunque fa parte di un’area invasa dalla criminalità organizzata e anche per i ragazzi che passavano da Cinisi e quindi si chiedevano cos’era avvenuto in questo piccolo paese siciliano. Anche così – ha rimarcato l’ex sindaco di Riace – si costruiscono le basi per immaginare un futuro lontano da questo condizionamento mafioso”. Secondo Lucano “quello che sta accadendo a Riace mi fa ricordare quello che era avvenuto in luoghi molti lontani dalla Calabria. Mi riferisco alle dittature militari in America Latina, al Cile, dove la rivoluzione popolare è stata oltraggiata anche dopo la fine di Allende e una delle prime azioni dei colonnelli è stata quella di rimuovere anche tutta la letteratura e le immagini sulle pareti che raccontavano la storia della rivoluzione popolare”.