Canile Mortara, “Dacci una zampa” e “Randagio io” manifestano in piazza "Ancora in piazza per informare, ancora in piazza per cambiare la città"
“Riscattare un cane da un’esistenza di pericoli e stenti in strad, regalare
una passeggiata domenicale a un randagio recuperato abituato a guardare la
vita, costruire giorno per giorno il cambiamento in questa città a partire
dal basso, mettendo a disposizione le nostre competenze, ma anche chiedere
con forza all’amministrazione che si faccia chiarezza su quanto accaduto
attorno alla struttura di Mortara: Occupy canile è esattamente tutto
questo”. Così rispondono i volontari di Dacci una zampa e Randagio io,
tornati in piazza ancora una volta con al guinzaglio alcuni dei quattro
zampe recuperati del canile di Mortara, la struttura – conclusa nel 2006,
più volte inaugurata ma mai entrata in funzione – che attivisti e volontari
a luglio hanno rimesso in sesto e faticosamente, ma con determinazione
portano avanti. Come ogni domenica, insieme ad adottanti e simpatizzanti,
con al guinzaglio i propri cani o uno dei pelosi che attendono di uscire
dal box, hanno sfilato questa mattina per il corso cittadino, trasformando
la tradizionale passeggiata in un momento di condivisione e informazione su
quanto accaduto attorno alla struttura lasciata per anni all’abbandono e
oggi in funzione solo grazie agli sforzi dei volontari. “Una città
informata è una città cosciente, una città cosciente può far nascere un
cambiamento e si sforza di diventarne protagonista. Per questo – spiegano i
volontari delle due associazioni – ogni domenica ci preoccupiamo di fornire
alla gente gli strumenti per comprendere tanto le nostre attività, che
negli ultimi otto mesi ci hanno permesso di salvare 400 cani, farne
adottare più di 260 e fornire cure veterinarie ordinarie e specialistiche a
centinaia di randagi, come sulla nostra lotta perché sia fatta chiarezza su
quanto successo attorno all’appalto per il canile”. Non più tardi di
qualche settimana fa – spiegano infatti i volontari – “abbiamo appreso
dalla stampa, quindi verificato noi stessi, che il canile – la cui gestione
è stata più volte messa a bando – ufficialmente non esiste. A livello
amministrativo, è un agrumeto di proprietà privata. Si tratta di un grave
vulnus giuridico e amministrativo, che espone il Comune – dunque i
cittadini che, come il piano di rientro insegna, sono poi chiamati a
pagare errori e leggerezze dell’amministrazione – a rilievi e rivalse da
parte della Procura della Repubblica e della Corte dei Conti, per questo
noi non possiamo che continuare a fare appello ad un’amministrazione che ha
fatto una precisa scelta per la legalità, perché sgombri il campo da ogni
ambiguità”. Informazioni che i volontari vogliono condividere con la città
per quella “crescita sociale e civile che solo dalla condivisione possono
venire”. Momenti che verranno replicati nel corso della settimana tanto in
occasione dei banchetti per la vendita dei Chocobau – le uova di Pasqua
solidali con cui i volontari sperano di finanziare i prossimi interventi a
favore dei pelosi – come venerdì sera, in occasione di
Occupyaperitivamente, la serata di informazione e raccolta fondi ospitata
ancora una volta dal noto circolo “Mente locale”. “Venerdì sera vogliamo
incontrare quella parte di Reggio che magari non ha mai partecipato alle
nostre passeggiate dell’adozione o non ha mai avuto l’opportunità di
conoscere le nostre attività dentro e fuori il canile, per mostrare i
risultati concreti raggiunti negli ultimi otto mesi e raccogliere fondi da
destinare alle cure veterinarie degli ospiti dei box”. Nel corso della
serata, chi vorrà potrà lasciare un’offerta alle associazioni o donare un
giocattolo, delle vecchie coperte o un sacchetto di cibo che i volontari si
occuperanno di portare al canile di Mortara, che domani sarà
“rappresentato” non solo dagli attivisti che da tempo ne garantiscono il
funzionamento, ma anche da alcuni degli ospiti a quattro zampe. Ospiti
strappati alla strada e che ora vivono in sicurezza nei box, ma per i quali
si continua a lottare perché trovino una famiglia”.