Care compagne e cari compagni, per carità, per il nostro bene, fermatevi
redazione | Il 29, Gen 2011
Il nostro avvenire, la libertà, i nostri diritti e quelli delle persone colpite dalla crisi e dallingiustizia sociale, non possono essere affidati alla legge e alla violenza dello Stato. Ai tribunali. Alla repressione. In passato ci è capitato, qualche volta, di pensarlo. Poi abbiamo capito che sbagliavamo
Care compagne e cari compagni, per carità, per il nostro bene, fermatevi
Il nostro avvenire, la libertà, i nostri diritti e quelli delle persone colpite dalla crisi e dallingiustizia sociale, non possono essere affidati alla legge e alla violenza dello Stato. Ai tribunali. Alla repressione. In passato ci è capitato, qualche volta, di pensarlo. Poi abbiamo capito che sbagliavamo
ROMA
Care compagne e cari compagni, per carità, per il nostro bene, fermatevi.
Il nostro avvenire, la libertà, i nostri diritti e quelli delle persone colpite dalla crisi e dallingiustizia sociale, non possono essere affidati alla legge e alla violenza dello Stato. Ai tribunali. Alla repressione. In passato ci è capitato, qualche volta, di pensarlo. Poi abbiamo capito che sbagliavamo.
Non possiamo sperare nel carcere, nellarresto dellavversario più detestato, nei sistemi di intercettazione a tappeto, nella logica dei corpi separati e persino nellintervento del Vaticano per ottenere ciò che non abbiamo ottenuto con il consenso.
Nel giustizialismo non cè meno oscurità che nel comportamento arrogante della politica di potere.
Rischiamo di trasformare il popolo della sinistra, dei democratici, in tricoteuses compiacute e senza idee, che se ne stanno lì davanti alla ghigliottina e assistono al Terrore rivoluzionario mediatico e alle controffensive della Vandea. Oppure in castigatori moralisti dei comportamenti privati e sessuali di chicchessia, fino ad invocare lingerenza della Chiesa sulla politica, e a scagliarci contro le donne poco castigate, contro i libertini, contro gli eccessi sessuali, o contro il peccato.
Certo, cari compagni, nel nostro passato abbiamo qualcosa che non va. Vi ricordate quando pensavamo che la celere e le leggi speciali e le carceri e le proibizioni fossero il modo giusto per risolvere il disagio sociale o la ribellione dei giovani? E mettere in salvo la linea del partito? Vogliamo liberarci di quel passato, oppure vogliamo riprodurlo tale e quale, ma senza avere più il partito, né la linea, e senza esserci accorti di quanto sono cambiate le cose?
Che vuol dire per noi essere di sinistra? Più o meno significa questo: indicare una missione e obbiettivi per la crescita dellequità, della giustizia, della libertà. Giusto? Ma qualcuno ci dice: Daccordo, avete ragione, ma per ora cè una emergenza più grande della giustizia sociale o della libertà. Questa emergenza è la lotta contro la corruzione e contro il malcostume.
Giusto, la corruzione va perseguita. Ma non è lemergenza delle emergenze. E la corruzione va perseguita, ma non, come fu nel 92-94, decapitando una classe politica, o esercitando la pressione della carcerazione preventiva, a volte abusiva. E troppo lunga la lista di errori, di vittime, di interferenze nella vita politica dovute a processi mediatici o sbagliati. Dobbiamo difendere il sistema dei diritti dellimputato la cui salvaguardia risale a prima della stessa Rivoluzione francese. E la corruzione va combattuta sì con le indagini, ma soprattutto con lefficienza e la trasparenza delle funzioni pubbliche, come dicono i rapporti dellOcse sullargomento: perchè una società in cui lo Stato non funziona finisce per avere bisogno di corrotti o servi per funzionare.
Lesercizio della giustizia deve essere efficace, ma esemplare nel rispetto delle regole e nella sobrietà dei comportamenti, più di quanto non spetti agli imputati. Il braccio della legge deve esercitarsi senza ossessioni di protagonismo. I poteri di indagine non devono ridurre i cittadini, testimoni o sospettati, a numeri di telefono intercettabili e a condannati molto prima del giudizio, né a quei poteri debbono sommarsi considerazioni moralistiche, né va utilizzato in modo devastante il circuito mediatico come prima ed ultima sede di sentenza.
Non lo credevamo, ma oggi la sinistra rischia una involuzione autoritaria, rischia di abituarsi a pratiche liberticide.
E per di più questa involuzione si realizza circondata da una sorta di consenso totalitario, che si somma alla paura del dissenso per meschine finalità politiche o elettorali. E una doppiezza che abbiamo allontanato da tempo, e che non renderà più credibili i propositi di riscatto sociale, non sanerà le divisioni, ma renderà la società meno libera e più ingiusta.
Cari compagni, evitiamo di trasformare la sinistra in una nuova destra, pulita e reazionaria, bigotta e illiberale, antifemminista, moderata e populista. Siamo ancora in tempo. LItalia ha bisogno della sinistra. Non ha bisogno di manette né di intellettuali o di politici che giocano a fare gli sbirri.
Piero Sansonetti
Fabrizio Rondolino
Ottaviano Del Turco
Claudio Velardi
Massimo Micucci
Enza Bruno Bossio