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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 01 GENNAIO 2025

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Carmine Abate, vincitore del premio Campiello 2012, festeggiato nella sua Carfizzi

Carmine Abate, vincitore del premio Campiello 2012, festeggiato nella sua Carfizzi

| Il 06, Ott 2012

Alla cerimonia erano presenti il presidente del Consiglio regionale Talarico e i consiglieri Dattolo e Sulla

Carmine Abate, vincitore del premio Campiello 2012, festeggiato nella sua Carfizzi

Alla cerimonia erano presenti il presidente del Consiglio regionale Talarico e i consiglieri Dattolo e Sulla

 

 

“La presenza di Carmine Abate a Carfizzi oggi, nel suo paese, assume un valore speciale. Il ‘Campiello’ l’ha vinto lui, grazie ai suoi sacrifici ed alla sua tenacia, ma anche il suo paese e tutta la Calabria. Ed un valore speciale assume la presenza di tutti noi qui, in questo borgo che sorge una splenda collina, perché si capisce che ciascuno di noi ha piena consapevolezza dello straordinario successo conseguito da uno scrittore calabrese innamorato della sua terra”.

L’ha detto ieri sera, il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico che, nonostante i tanti impegni, non ha voluto mancare (accompagnato dal capo di gabinetto dottor Pasquale Crupi) alla splendida cerimonia – efficacemente studiata fin nei minimi dettagli dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Carmine Maio – che il piccolo paese della provincia di Crotone ha organizzato per festeggiare il ritorno dello scrittore Carmine Abate, vincitore del “Campiello” 2012 con il romanzo “La collina del vento”.

Assieme al presidente Talarico, hanno preso parte alla cerimonia per l’Assemblea legislativa, il consigliere regionale Francesco Sulla (membro dell’Ufficio di Presidenza) ed il presidente della IV Commissione regionale Alfonso Dattolo.

“Ciò che più colpisce – ha aggiunto il presidente Talarico – non è tanto che un calabrese abbia vinto il prestigioso premio, ma che dalle pagine del romanzo traspaia, in maniera evidente, tutto il suo amore per la Calabria e per i valori forti che in questa terra, nonostante cento difficoltà, resistono e possono aiutarci a guardare con più speranza al futuro. La nostra è una terra dalle grandi potenzialità e Abate è uno stimolo formidabile per i giovani che vogliono emergere puntando sul merito ed il talento. Il messaggio che Carmine Abate invia lo dobbiamo accogliere perché è prezioso: la cultura può fare tantissimo per il riscatto della Calabria. Perciò ringrazio Carmine Abate a nome di tutti. D’altronde, per la stessa ragione – ha concluso Talarico – ho voluto tributargli, l’altro giorno nella Casa dei calabresi che è il Consiglio regionale, un riconoscimento pubblico ed una giornata interamente dedicata a lui ed alla sua opera”.

Per il consigliere regionale Sulla (Pd) “il romanzo di Abate è incontrovertibilmente un capolavoro. Lo è per la letteratura italiana ed a maggior ragione per la Calabria. Soprattutto perché parla di noi, essendo ambientato in questi luoghi che hanno una lunga storia di contrapposizione sociale e di ingiustizie subite, ma che hanno in sé una forza reattiva che col tempo non ha mai perso vigore. Il fatto che oggi abbiamo uno scrittore come Abate – ha spiegato Sulla – che racconta la Calabria non enfatizzando gli aspetti positivi o, al contrario, quelli negativi, ma la racconta nella sua complessità, può aiutare l’Italia a capire meglio questa terra e noi tutti ad osservare quanto sta accadendo, senza rassegnazione ma con l’energia e lo spirito critico che servono per ridare alla Calabria una prospettiva dignitosa in un Paese angustiato da decine di problematiche”.

Per il presidente Dattolo “Abate è un fiore all’occhiello del meglio di questa nostra regione. Con lui, finalmente, la Calabria ha un testimonial di fama internazionale su cui contare, per essere meglio rappresentata nella cultura e nella società. Ciò che apprezzo di più dell’opera e della vita di Carmine Abate – ha aggiunto Dattolo – è che, pur avendo egli conseguito un successo strepitoso, non ha mai dimenticato le sue radici. Anzi, riconosce che la sua forza narrativa deriva proprio dalle sue radici e dalla sua storia, che è una storia di emigrazione, di sofferenze, di partenze e ritorni. La sua storia è un esempio su cui riflettere, non solo per le nuove generazioni, ma anche per le classi dirigenti di questa Calabria che ha urgenza di sconfiggere molti luoghi comuni e pregiudizi spesso diffusi ad arte per tenerla ai margini del dibattito pubblico”.