Carri armati sulle strade di due province cinesi, impediscono ai risparmiatori di ritirare il proprio denaro Buona lettura: quello che gli altri non dicono
Dopo 33 anni dalla dura repressione di Tienanmen, Pechino torna a schierare i tanks contro la popolazione, scesa in piazza per poter ritirare i propri risparmi.
Ricordano molto le manifestazioni degli studenti e dei lavoratori, che sfociarono nel massacro che si consumò nella notte tra il 3 e il 4 giugno del 1989 a Pechino in piazza Tienanmen, zona proibita dal governo cinese.
In quell’occasione, il PLA (Partito di Liberazione Cinese) uccise centinaia di manifestanti, anche se più fonti parlano di migliaia. I manifestanti scesero in piazza per rivendicare quelle riforme di libertà e di democrazia che Pechino continuava a rinviare. Tutto iniziò ad aprile 1989, quando i giovani studenti universitari e lavoratori, inscenarono delle proteste nelle strade di Pechino per chiedere al governo corrotto cinese riforme sociali, politiche ed economiche. Il 13 maggio iniziò un sit-in degli studenti sfociato in uno sciopero della fame che fu ripreso dalle telecamere delle principali TV mondiali. Uno smacco per Pechino che ricorse alle maniere forti per sedare le manifestazioni.
A distanza di 33 anni, guarda caso gli anni che rappresentano la Cabala, la piramide del Grande Reset di Davos, il PLA schiera nuovamente i tanks a presidiare le strade della provincia di Henan e Zhengzhou per impedire ai cittadini di ritirare dalle banche i propri risparmi.
La vicenda tenuta coperta dal regime comunista cinese, va avanti da aprile, da quando ai risparmiatori sono stati congelati i fondi.
Le proteste sono esplose quando a protezione delle banche, il PLA ha schierato i tanks per impedire ai risparmiatori di assaltarle.
Numerosi risparmiatori si sono radunati davanti all’ufficio della PBOC (People’s Bank of China – banca centrale del Paese comunista cinese di Zhengzhou, per chiedere di poter accedere ai loro fondi. Ad attenderli uomini in abito bianco, sicuramente unità speciali dei corpi di esercito e polizia, che hanno malmenato i poveri risparmiatori arrabbiati delle banche. I dimostranti sono stati selvaggiamente picchiati e caricati con forza su autobus militari.
Stessi scenari già visti a Piazza Tienanmen nel giugno 1989. Anche allora il governo rispose alle giuste rimostranze dei giovani studenti e lavoratori, per liberare la piazza, con violenza e una dura repressione. Pechino schierò i carri armati e i militari in assetto di guerra per sgomberare la piazza.
Fu un massacro commesso contro persone inermi. Non sapremo mai la verità su numero di morti, feriti e arrestati. In Cina le “Tre T” Taiwan,
Tienanmen e Tibet, sono nomi che conviene non pronunciare, scatta la dura repressione.
La protesta di Tienanmen è ricordata nell’immaginario collettivo, per l’icona in cui si vede un giovane che osò sfidare il potente esercito cinese, ponendosi
di fronte a una colonna di carri armati della PLA. Il coraggio di quest’uomo non identificato è stato commemorato quest’anno nel 33° anniversario delle proteste.
Le manifestazioni contro le banche, sono esplose nella provincia di Henan dopo che quattro banche hanno impedito ai risparmiatori di poter ritirare il proprio denaro.
Per impedire che la protesta degeneri in tutto il paese, è dovuta intervenire la PBOC (Banca Centrale cinese) che con un comunicato ha annunciato che rimborserà tutti i risparmiatori a cui sono stati congelati i fondi. Nel dettaglio tutti i risparmiatori che hanno depositi inferiori a 50.000 yuan (7.405 dollari) riceveranno i loro soldi a partire dal 15 luglio, cosa che non è avvenuta, solo un numero irrisorio di correntisti, ha potuto ritirare il proprio denaro, la motivazione data è tecnica, la App predisposta impediva ai correntisti di potersi registrare a causa di alcuni bug, aggiungo “tecnici”.
I numerosi clienti delle banche con un deposito superiore a 50.000 yuan (7.405), attendono di sapere quando potranno ritirare dai loro conti il loro soldi.
Secondo alcune fonti, i fondi utilizzati per rimborsare i risparmiatori, proverrebbero da alcuni beni sequestrati alla Società HNFG (Henan New Fortune Group).
Le autorità di polizia, dopo tre mesi di indagine, hanno accusato la società di aver utilizzato le quattro banche dello Henan e un’altra nella vicina provincia di Anhui come strumenti per attività illecite.
La HNFG, avrebbe manipolato, secondo le indagini, le cinque banche delle due province per distrarre illegalmente fondi pubblici, è quanto viene riferito da alcuni funzionari, dietro il segreto dell’anonimato, della China Banking and Insurance Regulatory Commission. Secondo analisti di primari istituti finanziari di Hong Kong, con cui le cinque banche si interfacciavano, la truffa della HNFG, avrebbe proporzioni gigantesche, ancora non quantificabili per il sistema finanziario cinese. Secondo gli analisti di Hong Kong, queste distrazioni illegali vanno avanti da più di un decennio. Ora è tutto da capire quanto danno potranno arrecare al sistema finanziario cinese.
Maurizio Compagnone
Analista