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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 27 NOVEMBRE 2024

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Caso Lucano, quando la “propaganda” supera la verità La Cassazione è giudice di legittimità e non di merito

Caso Lucano, quando la “propaganda” supera la verità La Cassazione è giudice di legittimità e non di merito
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Il caso Mimmo Lucano e il suo “modello Riace” tiene banco nella kermesse giornalistica “partigiana”. Così ieri nelle principali testate nazionali, “Riace, la Cassazione riabilita il sindaco Lucano” (La Repubblica); “Riace, Cassazione annulla il divieto di dimora per Lucano: “No indizi di azioni fraudolente” (Il Fatto Quotidiano); “Cassazione: «Mimmo Lucano è libero, non risultano frodi» (Corriere della Sera). In altri contesti giornalistici invece i titoli erano più o meno così, “La Cassazione libera Mimmo Lucano”, altri invece, fortunatamente, hanno riportato la notizia con la dovuta correttezza che si ha quando si tratta della Suprema Corte che esprime solo un giudizio di legittimità e non di merito. La Cassazione non libera nessuno né assolve nessuno né “riabilita” alcunché, si sofferma solamente sulla “legittimità” delle azioni giudiziarie.
Mimmo Lucano non è tornato a fare il sindaco, non gli è stato revocato il divieto di dimora, non è stato assolto né tantomeno è libero da impellenze giudiziarie e dalle accuse rivoltegli dalla Procura della Repubblica di Locri e permane come scrive la Cassazione, “la correttezza” per quanto concerne le argomentazioni del Riesame di Reggio Calabria relative alle ipotesi di reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” e viene ribadita “la gravità del panorama indiziario” che il 2 ottobre scorso partì l’indagine nei riguardi del sindaco di Riace e fu arrestato dalla Guardia di Finanza, misura poi trasformata dagli arresti domiciliari al divieto di dimora a Riace dal Riesame il 17 ottobre. La Procura di Locri ha chiesto il rinvio a giudizio e il Viminale ha fatto sapere che in caso di rinvio, si costituirà parte civile nel processo a carico di Lucano.
All’epoca il procuratore di Locri Luigi D’Alessio in un’intervista a Repubblica dichiarò che “abbiamo un’idea fondata che siano stati commessi reati ben più gravi, tra cui la sottrazione di somme che lo Stato aveva erogato per quel progetto, almeno 2 milioni. Quei soldi non sono stati rendicontati, sono spariti. Riteniamo che Lucano li abbia utilizzati per fini personali. Abbiamo riscontri di grosse spese di viaggi e di beni per la compagna di Lucano, incompatibili con il suo stipendio da sindaco. E a volte il tornaconto personale può essere anche politico, d’immagine”. Sarà poi il tribunale a decidere le sorti giudiziarie di Lucano e lui si difenderà con le garanzie che la Costituzione consente a tutti. Ma non dovrebbero esistere indagati di serie A e indagati di serie B. Ed è pur vero che allora molte tesi sono state smontate dal Gip, ma è anche vero che l’indagine sta andando avanti e ad ore si attende il responso del Gup se sarà rinviato a giudizio o meno.
La Sesta sezione penale della Cassazione con la sentenza n. 14418/2019 cosa dice nei fatti? Semplicemente che va rivisto sia il quadro sul divieto di dimora che rimanda al Riesame e sulle presunte “frodi” negli affidamenti del servizio dei rifiuti, non appaiono con “la necessaria chiarezza e coerenza argomentativa” per quanto concerne il “turbamento” delle procedure di gara per l’assegnazione del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani con la “modalità dell’asinello porta a porta”. Per il resto conferma il quadro accusatorio del Riesame di Reggio Calabria con “la gravità del panorama indiziario”. Tant’è che nella parte finale (PQM) scrive, “Annulla l’ordinanza impugnata limitatamente al reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente (…) e alle esigenze cautelari e rinvia per nuova deliberazione su tali punti al Tribunale di Reggio Calabria, sezione del riesame. Rigetta nel resto il ricorso”. Questo è quanto, il resto è fuffa da propaganda.
La liaison Lucano è come una catena interminabile di claque che fa propaganda sin dall’inizio, con manifestazioni di piazza, con grandi clamori come se lo stesso Lucano per intercessione divina dovrebbe essere immune alla giustizia, come se fosse un angelo puro caduto dal cielo e nessuno debba permettersi di indagarlo. E chi lo fa è un Torquemada fazioso. Non è così. Fermo restando che le mie opinioni in merito alla vicenda sono avulse al contesto riflessivo, ma va detto che non è possibile che quando si tratta di poveri disgraziati che vengono arrestati per vicende ben più gravi di queste, e si ha il solo il sospetto di colpevolezza, vengono sbattuti come mostri in prima pagina dagli stessi giornalisti che oggi si sbracciano per difendere un uomo, dove ancora deve celebrarsi un processo. Mentre per altri sono mafiosi o delinquenti a prescindere, e chissenefrega se poi sono vittime di un accanimento di malagiustizia. Per questi non vale il trattato sulla tolleranza di Voltaire, come ebbe a dirmi un solone pontificatore per darsi un tono con me, ignaro che io non conoscessi quest’immensa opera. Per Lucano sì, ma per altri no? Invece quel trattato è stato scritto proprio per i poveri disgraziati, che non hanno mai avuto le luci della ribalta, ma che sono soli come cani, con i loro problemi sbattuti in cella al freddo e chi cazzo se ne frega se vivono o muoiono. Il garantismo è condizione costituzionale che vale per tutti, le manifestazioni di piazza e di parte come da “propaganda”, non rientrano in queste prerogative né scendere per manifestare contro il quarto potere dello Stato, quindi lo Stato. Lucano ad oggi, come tutti i cittadini, è innocente, costituzionalmente innocente. Ma non è immune né esente alla Giustizia, come tutti! Lo dice lui stesso quando si rivolge a Salvini che si difende nel processo e non scappa, bene, lo faccia ma non con il pugno chiuso affacciato alla finestra perchè non c’entra nulla.