“Caso San Luca: serve una legge che tuteli gli onesti” Lo dichiara il senatore di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori
«La lunga sospensione della democrazia a San Luca è un fatto grave che deve interrogare la coscienza degli uomini delle istituzioni, a cui spetta il compito di ricercare le ragioni del disimpegno di una popolazione sfiduciata». È quanto dichiara il senatore di Forza Italia Giuseppe Mangialavori.
«Per l’ennesima volta in pochi anni – continua il parlamentare azzurro –, nel Comune jonico calabrese non è stata presentata alcuna lista per le prossime elezioni amministrative. Dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del consiglio di San Luca, avvenuto nel maggio 2013, per ben tre volte i cittadini hanno deciso di non partecipare alla vita pubblica della loro comunità, scegliendo la via del disimpegno».
«Ci sono, ovviamente – aggiunge Mangialavori –, diverse ragioni che possono spiegare la reiterata decisione di non essere “né eletti né elettori” dei sanluchesi. La più importante delle quali, a mio parere, è la diffusa quanto esiziale opinione che, oggi, anche per i cittadini onesti che vogliono mettere la loro competenze e la loro passione al servizio della comunità, amministrare la cosa pubblica in territori ad alta densità mafiosa significa correre dei rischi personali gravosi, significa accettare la possibilità che vite fino a un momento prima specchiate si ritrovino schiacciate sotto l’onta delle presunte cointeressenze con la mafia».
«La stragrande maggioranza dei cittadini calabresi, è perfino stucchevole ribadirlo – spiega ancora il senatore di Forza Italia –, è onesta e non ha niente a che vedere con la ‘ndrangheta. Perché, allora, pure le persone perbene di San Luca preferiscono tirarsi indietro piuttosto che spendersi per la crescita del loro paese? Io credo che uno dei motivi principali, certamente non il solo, vada ricercato nella norma sugli scioglimenti dei consigli comunali per infiltrazioni della criminalità organizzata. Quella legge fondamentale, che persegue l’imprescindibile necessità di azzerare gli enti locali infestati dalla presenza perversa delle cosche di ‘ndrangheta, negli anni – soprattutto in Calabria – ha mostrato limiti evidenti, dovuti in particolar modo a un’applicazione sommaria di principi scarsamente garantisti».
«Quella legge, così com’è formulata oggi – prosegue Mangialavori –, se da un lato consente il doveroso ripristino della legalità nei Comuni che favoriscono evidentemente gli interessi della mafia, dall’altro troppo spesso ha favorito l’annullamento del voto popolare pur in presenza di presunti elementi di “colpevolezza” francamente labili, con la conseguenza che, insieme all’acqua sporca, è stato buttato via anche il bambino».
«L’indeterminatezza della legge sugli scioglimenti, unita ad altre deficienze come il mancato azzeramento degli organi burocratici e le scarse possibilità di difesa degli amministratori finiti nel mirino del ministero dell’Interno – afferma ancora il senatore di Fi –, può essere senz’altro annoverata tra le cause del disimpegno di molti calabresi onesti che, a San Luca come in altre realtà, oggi considerano l’impegno pubblico come un onere corredato da troppi pericoli. La consapevolezza di questo disagio, ancor più evidente nelle piccole comunità calabresi, ha ormai raggiunto larghi settori della classe politica, della magistratura, della Chiesa, delle associazioni e delle istituzioni repubblicane in genere. È senz’altro positivo che ci si interroghi tutti insieme sull’efficacia e le conseguenze della legge sugli scioglimenti. Una norma che, oltre a garantire l’impermeabilità degli enti locali alle mire della criminalità, deve essere attualizzata affinché garantisca che nessun sindaco o assessore realmente onesto e lontano da ambienti mafiosi possa subire l’onta di essere etichettato come favoreggiatore delle cosche».
«Rivedere quella legge – conclude Mangialavori – è un dovere di tutti gli uomini delle istituzioni: non possiamo più permetterci che, come diceva don Milani, chi ha le mani pulite continui a tenersele in tasca».