Castanicoltura Calabria tra problemi e prospettive Le produzioni si sono ridotte di circa il 90% negli ultimi anni
“La grave crisi del settore castanicolo in Calabria, oltre alla grande confusione tra i produttori castanicoli intorno al Cinipide Galligeno del castagno, la sua lotta biologica e le corrette cure agronomiche del castagneto hanno spinto CIA Calabria Centro ad organizzare un appuntamento che potesse essere di formazione e informazione ma anche di confronto, consapevoli che solo la conoscenza vera di un problema può consentire che lo stesso possa essere affrontato e risolto” così Maria Grazia Milone, Presidente di CIA Calabria Centro ha introdotto i lavori del convegno “La Castanicoltura in Calabria tra problemi e prospettive” tenutosi lo scorso martedì a Sorbo San Basile.
Le produzioni castanicole si sono ridotte in Calabria di circa il 90% negli ultimi anni e più precisamente da quando si è diffuso il Dryocosmus kuriphilus. Ciò si è verificato in un periodo di forte crisi economica in cui gli agricoltori hanno sempre maggiore difficoltà a fare REDDITO, i costi di produzione sono spesso maggiori ai prezzi di vendita. Non è possibile tralasciare questa situazione soprattutto in una regione come la Calabria in cui l’agricoltura ha una notevole importanza sull’economia calabrese.
Essendo il castagno una coltura diffusa nelle zone interne collinari e montane, la crisi del settore comporta grandi problemi occupazionali contribuendo allo spopolamento di queste zone. Non possiamo dimenticare il ruolo di sentinella dell’agricoltore e l’abbandono dei castagneti potrebbe far venire meno la salvaguardia dell’ambiente, la tutela del paesaggio, la manutenzione del territorio. Da questa scenario è facile capire come mai si verifichino più frequentemente frane e smottamenti anche in funzione di precipitazioni molto abbondanti a seguito dei cambiamenti climatici.
Questi stessi cambiamenti stanno rendendo ideali le condizioni climatiche italiane per l’insediamento e la riproduzione di nuovi patogeni introdotti nel nostro territorio attraverso il trasporto di merci o persone, sempre più veloce in un mondo ormai globalizzato. Il patogeno trova spesso l’ospite su cui riprodursi, ma non l’antagonista. Questo è stato proprio il caso del Cinipide Galligeno del castagno, come ha ricordato il Dott. Alberto Manzo del Ministero delle Politiche Agricole, Agroalimentari e Forestali, introdotto in Italia nel 2002 attraverso l’importazione del materiale di propagazione infetto. Sono stati troppo lunghi i tempi di discussione del problema tanto da permettere a tale insetto di diffondersi in tutta Italia. Il Piano di Settore ha tracciato le linee guida dello lotta biologica al cinipide, unico metodo che ad oggi risulta efficace, i trattamenti chimici, infatti, non hanno dato buoni risultati. Nel 2012, dopo ben 10 anni dall’introduzione, sono iniziati i lanci del Torymus sinensis, antagonista del cinipide introdotto in Italia proprio per fronteggiare questo grande problema. Oggi si va verso un nuovo piano di settore castanicolo in quanto era necessario un aggiornamento.
Il dott. Antonio Scalise dell’A.R.S.A.C. ha illustrato, tra le altre cose, come il cinipide causi sulle piante di catagno delle galle che riducono la superficie fotosintetizzante della pianta, che, di conseguenza, cresce meno e si indebolisce, diventando più sensibile agli stress biotici e abiotici. Anche per questo motivo diventano ancora più necessarie le giuste cure agronomiche, iniziando dagli adeguati piani di concimazione e dagli adeguati tagli di potatura, non dimenticando però che il materiale di risulta non deve essere né rimosso né bruciato nelle zone dove sono stati effettuati i lanci dell’antagonista poiché la larva del Torymus rimane nella galla fino alla primavera dell’anno successivo, o di quello dopo.
Il Dott. Cosimo Caridi, Dirigente del Servizio Fitosanitario della Regione Calabria, ha fatto notare come spesso si abbia l’idea che i lanci debbano avere un’azione immediata come con un trattamento insetticida e portare a risultati immediati, mentre, invece, è necessario del tempo per arriverà ad una buona parassitizzazione che permetterà di ritornare ad un equilibrio nel castagneto. La dott.ssa Vincenzina Scalzo dell’A.R.S.A.C., riprendendo l’illustrazione di come si sia messo in atto in Calabria il controllo biologico con i lanci del parassitoide a partire dalla primavera 2012, ha sottolineato come sia ancora necessario continuare con i lanci e con le giuste cure agronomiche per altri 3-4 anni per poter vedere dei risultati soddisfacenti. In altre regioni d’Italia il cinipide non rappresenta più un problema, è stato Fulvio Viesi, Presidente dell’Associazione Marroni di Castione e Vice Presidente Nazionale Città del Castagno a testimoniarlo per il Trentino nel suo saluto.
Il Prof. Bonsignore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria si è soffermato sull’importante ruolo che il castagno ha nella tutela e conservazione della biodiversità, tematica a cui la Comunità Europea guarda con molta attenzione. Infatti sono molte le specie insetticole che hanno il castagno come ospite. Inoltre, lo stesso, ha sottolineato l’importante ruolo svolto dal Torymus flavipes, parassitoide naturalmente predente in Calabria e in altri ambienti castanicoli italiani. Il professore ha sottolineato che sono tante le emergenze fitosanitarie che non riguardano solo il castagno e tante altre sono quelle che si potrebbero avere con le importazioni. Nicodemo Podella, Presidente CIA Calabria, prendendo la parola ha sottolineato la necessità di evitare che si arrivi a combattere contro emergenze fitosanitarie per le quali sono sempre gli agricoltori a pagare lo scotto maggiore, rafforzando i controlli ai punti in ingresso e, più in generale, potenziando il Servizio Fitosanitario della Regione Calabria, servizio che dovrebbe essere autonomo da Caccia e Pesca o perlomeno con un dirigente dedicato, con maggiore dotazione di risorse umane e maggiore disponibilità economiche, richieste avanzate ormai da anni dalla Confederazione.
L’On. Mauro D’Acri, Consigliere regionale con delega all’agricoltura nel suo intervento ha accolto quanto proposto da molti relatori ipotizzando che nella revisione di medio termine del PSR si possano inserire interventi mirati per come suggerito dal Piano di Settore Castanicolo.
Le conclusioni sono state affidate al Vice Presidente Nazionale CIA Alessandro Mastrocinque che ha sottolineato come sia necessario un lavoro corale tra il Mipaf, la Regione, il Servizio Fitosanitario regionale, le associazioni di categoria e gli imprenditori castanicoli per poter arrivare alla ripresa delle produzioni castanicole in Calabria. Molte sono state le indicazioni tecniche dei relatori che hanno preso parte ai lavori, grazie ai lanci degli antagonisti molte regioni hanno riportato le produzioni castanicole quasi ai livelli precedenti la diffusione del cinipide. La Calabria e la Campania non hanno ancora ottenuto grandi risultati, sicuramente perché sono le regioni italiane con maggiore superficie castanicola ma anche perché il lavoro da fare è ancora tanto e soprattutto sarà necessario evitare di commettere gli errori che negli anni passati hanno rallentato la parassitizzazione del Torymus. E se il castanicoltore in una situazione di scarsa produzione e di difficoltà a fare reddito con il castagneto non volesse investire in esso con le corrette cure agronomiche, deve pensare che ne va del futuro del castagneto stesso. In quest’ottica sicuramente il castanicoltore potrebbe essere incentivato a non abbandonare il castagneto con delle misure di finanziamento che potranno essere previste nel PSR dopo la revisione di medio termine.
L’auspicio è quello di avere nel breve periodo un ripristino delle produzioni di qualità e che, attraverso l’aggregazione dei produttori e giuste politiche di marketing, si possa discutere di problematiche di mercato e non più fitosanitarie.