CATANZARO, I SINDACI IN PRIMA LINEA PER SALVARE LA SANITA’ CALABRESE
redazione | Il 27, Ott 2024
I SINDACI IN PRIMA LINEA PER SALVARE LA SANITA’ CALABRESE
Si è ufficialmente strutturato il Comitato di rappresentanza dei sindaci dell’Ambito Sanitario catanzarese. Questa è una buona notizia perché i sindaci sono la massima autorità sanitaria locale e sono quindi chiamati ad esercitare poteri-doveri di controllo, anche preventivo a tutela dell’ambiente e della salute pubblica. E’ una buona notizia perché, vista la drammatica situazione della sanità calabrese, è opportuno, anzi necessario, che a battersi in prima linea ci siano i sindaci i quali sono quelli più vicini ai problemi dei cittadini, in questo caso dei malati. Si apre quindi l’opportunità per i sindaci di essere davvero in prima linea per la risoluzione dei problemi della sanità calabrese. Solo che non si devono da subito concentrare ne sul problema delle Guardie mediche notturne prefestive e festive, ne sulle lunghe liste d’attesa ne sulla chiusura degli ospedali (18 dall’inizio del Piano di Rientro) …..e altri problemi particolari della sanità perché su questi problemi particolari non sono riusciti a fare niente ben 15 anni di Commissariamento regionale della sanità calabrese e cinque anni del commissariamento di tutte le ASP calabresi e dei tre suoi maggiori ospedali regionali. Questo “risuscitato” comitato di “Ambito Sanitario” deve, per primissima cosa, battersi per risolvere il vero problema che sta a monte della grave situazione della sanità calabrese e cioè il suo ormai ventennale SOTTOFINANZIAMENTO. La Calabria è la regione che in tutto questo tempo è quella che ha ricevuto (e continua a ricevere) meno fondi pro capite per la sua sanità, nonostante che è la regione che ha tra i suoi abitanti molti più malati cronici che non le altre regioni. Quindi se dove ci sono più malati cronici arrivano i fondi sanitari pro capite più bassi questi non possono bastare per curare tutti e quindi bisogna andare in deficit finanziario. Ed è quello che è avvenuto in Calabria ed è per questo motivo che ci è stato imposto prima il Piano di Rientro Sanitario (2009) e poi (2011) il commissariamento ed è anche questo il motivo (SOTTOFINANZIAMENTO) per cui tutti questi anni di “omnicommissariamento” non hanno prodotto nessun risultato, anzi noi calabresi continuiamo ad essere “maglia nera” nell’applicazione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Oggi ad aggravare il tutto c’è la legge finanziaria che per la sanità, se approvata così come presentata al Parlamento, porterà (valutazioni anche dell’Istituto Gimbe) ad un aumento della disparità tra le regioni più finanziate e quelle meno finanziate (Calabria). E come se ciò non bastasse sulla sanità calabrese vi è l’altra spada di Damocle ed è l’Autonomia Differenziata che se applicata porterà ad un ulteriore aggravio delle finanze sanitarie calabresi. Allora questo Comitato Sanitario catanzarese appena strutturato deve chiedere al governatore Occhiuto in qualità sia di governatore della Calabria che di commissario al Piano di Rientro sanitario calabrese di andare alla Conferenza Stato Regioni (organo che fa la ripartizione dei fondi sanitari alle regioni) e chiedere la chiusura dell’ingiusto Piano di Rientro, la fine del commissariamento e, cosa molto più importante, la modifica dei criteri di riparto dei fondi sanitari alle regioni che sia finalmente basato sulla presenza delle malattie croniche nelle varie regioni. Solo facendo questa battaglia si puo’ pensare di avere finalmente i fondi per soddisfare i reali bisogni dei malati calabresi: accorciamento delle liste di attesa, riapertura delle guardie mediche, riapertura dei 18 ospedali chiusi, fine dell’emigrazione sanitaria che ci costa oltre 300 milioni all’anno, fine dell’aumento delle tasse e delle accise che noi calabresi paghiamo più degli altri proprio a causa del Piano di Rientro, fine del pagamento a tassi quasi usurai (9 milioni di euro di capitale e ben 21 di interessi ogni anno) sul prestito che lo Stato ci ha fatto nel 2011 e che finiremo di pagare nel 2040, fine del fatto che da quando è entrato in vigore il Piano di Rientro in Calabria si muore prima che non nel resto d’Italia, fine etc… etc… la lista sarebbe troppo lunga. I sindaci si possono fare forti in questa battaglia del fatto che la Corte Costituzionale nel 2021 ha dichiarato parzialmente incostituzionale il Piano di Rientro, del fatto che la Corte dei Conti regionale ha deliberato “ Il debito ingiustificato è un mostro che sta divorando la sanità….”, che nel 2017 una parzialissima modifica dei criteri di riparto (poi ne ampliati ne riproposti), basati su quanto sopra proposto, hanno portato in Calabria 29 milioni di euro in più del 2016 e in tutto il sud 408 milioni in più, del fatto che la regione Campania (che è nelle stesse situazioni della Calabria) nel 2022 ha fatto ricorso al TAR proprio contro gli ingiusti criteri di riparto dei fondi sanitari alle regioni e del fatto che il governo di allora, dopo questo ricorso, ha modificato, seppur ancora parzialissimamente, i criteri di riparto basati sulla “deprivazione”, del fatto che l’allora ministro della salute Fazio in un comizio del lontano 01 Aprile 2011 a Napoli aveva solennemente detto “entro due anni potremo ripartire il fondo sanitario in base al criterio della prevalenza delle malattie e non rispetto al parametro dell’età che è imperfetto e penalizza regioni come la Campania….. e la Calabria, del fatto che ……. (ma la lista sarebbe troppo lunga).
Catanzaro 27/10/2024
dott. Nanci Giacinto medico di famiglia in pensione Associazione MEDIASS Medici di famiglia a Catanzaro