Catanzaro, odissea di un imprenditore privato dei suoi mezzi
redazione | Il 28, Mar 2012
La sua disavventura è iniziata 4 anni fa in Kosovo
Catanzaro, odissea di un imprenditore privato dei suoi mezzi
La sua disavventura è iniziata 4 anni fa in Kosovo
(ANSA) – CATANZARO – E’ una vera e propria odissea quella vissuta da un imprenditore catanzarese, Rosario Mancuso, che da due anni non riesce a riavere i suoi mezzi che si trovano nella disponibilità di una famiglia kosovara alla quale li aveva affidati per farseli accudire. L’avventura di Mancuso inizia quattro anni fa quando decise di costituire la società General Costruzioni Italia con la quale iniziò a lavorare nella ricostruzione post bellica Kosovo. “Quattro anni fa – racconta Mancuso – andai in Kosovo e subito mi resi conto che c’era tanto lavoro da fare. La città di Pristina era un cantiere a cielo aperto e noi eravamo pronti per la ricostruzione, in modo particolare per le strade. E così con un mio amico di Crotone e con un kosovaro costituii la società General Costruzioni Italia per iniziare a lavorare. Portai anche i miei mezzi dall’Italia per consentire di velocizzare i lavori. E questi mezzi, per un valore di circa due milioni di euro, li ho affidati al mio socio che doveva occuparsene”. Dopo due anni, improvvisamente, i lavori si ridussero e Mancuso decise comunque di lasciare i mezzi in Kosovo in attesa di “tempi migliori. E’ accaduto però – aggiunge – che questi tempi migliori non sono mai più arrivati anche se i miei mezzi venivano comunque utilizzati dal mio socio kosovaro per svolgere dei suoi lavori. A questo punto ho chiesto di poter rientrare in possesso dei miei beni ma nessuno mi ha aiutato. Questa situazione, ovviamente, mi ha provocato un ingente danno economico”. Dopo le ripetute insistenze per riottenere i mezzi Mancuso ha deciso di rivolgersi alla Procura kosovara. “Il Procuratore capo Alexander Lumezi – ha concluso – ed il suo vice, Lulzim Sulejmani, mi hanno promesso il loro impegno per cercare di giungere ad una soluzione. Con molta gentilezza mi hanno detto che svolgeranno le loro indagini al termine dei quali faranno di tutto per farmi restituire i mezzi. Ad oggi, nonostante le mille difficoltà a cui sono sottoposto, non mi resta di sperare che la giustizia kosovara faccia presto il suo corso e mi consenta di riottenere i miei beni. Decisivo è stato l’intervento anche dell’ambasciatore italiano a Pristina, Maicol Giffoni, che ha preso a cuore il mio caso”.
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