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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 21 NOVEMBRE 2024

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Catastrofi naturali e salute. Fatalismo e prevenzione La demagogia degli scienziati e la sicurezza impossibile. Prevenzione. Costi e burocrazia: la protezione irrealizzabile. Inchiesta del Dr. Antonio Giangrande. Scrittore, sociologo storico, giurista, blogger, youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie

Catastrofi naturali e salute. Fatalismo e prevenzione La demagogia degli scienziati e la sicurezza impossibile.  Prevenzione. Costi e burocrazia: la protezione irrealizzabile.  Inchiesta del Dr. Antonio Giangrande. Scrittore, sociologo storico, giurista, blogger, youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie
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Nelle tv salottiere e sui giornali gli “Esperti” si cimentano a dare le loro
opinioni. “Ormai abbiamo osservato che ogni 4 o 5 anni c’è un sisma che
colpisce la dorsale appenninica. Eppure gli amministratori non fanno
prevenzione. Il risultato è che l’Italia è arretrata come il Medio Oriente:
in un paese avanzato una scossa di magnitudo 6 non provoca crolli e
vittime”. Mario Tozzi, geologo e noto divulgatore scientifico in tv, non usa
giri di parole contro la politica che a sette anni dal tragico terremoto
dell’Aquila non ha fatto quasi nulla per prevenire il disastro di questo 24
agosto 2016.

Scrive Maurizio Ribechini il 25 agosto 2016: “Un interessante studio su
questo circa un anno e mezzo fa è stato effettuato dal “Consiglio Nazionale
degli Ingegneri”, il quale con una precisa valutazione dei costi economici,
ha calcolato che, fino al novembre 2014, ammontavano a più di 120 miliardi
di euro gli stanziamenti dello Stato per i terremoti verificatisi in Italia
negli ultimi 50 anni: da quello siciliano del Belice nel 1968, all’ultimo
del maggio 2012 in Emilia Romagna, passando per quello del Friuli del 1976,
quello dell’Irpinia del 1980, il primo avvenuto in Umbria e Marche del 1997,
quello del Molise del 2002 e quello dell’Aquila nel 2009. Per una spesa
media annua di circa 2,5 miliardi di euro. Cifre ancora più elevate sono
quelle che fornivano, ormai quattro anni fa (quindi senza considerare i
costi del sisma del 2012 in Emilia) Silvio Casucci e Paolo Liberatore nel
saggio dal titolo “Una valutazione economica dei danni causati dai disastri
naturali”, dove hanno stimato un costo di ben 147 miliardi di euro, per una
spesa media annua di 3,6 miliardi. Tale stima arrivava da un dossier sul
rischio sismico redatto dal Dipartimento della Protezione Civile che
recitava “i terremoti che hanno colpito la Penisola hanno causato danni
economici valutati per gli ultimi quaranta anni in circa 135 miliardi di
euro (a prezzi 2005), che sono stati impiegati per il ripristino e la
ricostruzione post-evento. A ciò si devono aggiungere le conseguenze non
traducibili in valore economico sul patrimonio storico, artistico,
monumentale”. Attualizzando tale valore al 2012, si otteneva un totale
complessivo pari a circa 147 miliardi. Ma appunto tale cifra non considerava
i costi della ricostruzione in Emilia. Se vogliamo contare anche questi,
possiamo prendere dei dati ufficiali diffusi dalla Regione Emilia Romagna
nel maggio 2015, che parlavano di 1 miliardo e 770 mila euro di contributi
concessi. Ecco pertanto che la somma complessiva dei costi per i terremoti
lievita a circa 149 miliardi complessivi. Ma quanto sarebbe costato mettere
in sicurezza il territorio? L’ex capo della Protezione Civile, Guido
Bertolaso, nei mesi scorsi aveva dichiarato che per mettere in sicurezza
tutto il nostro paese occorrerebbero tra i 20 e i 25 miliardi di euro.
Mentre proprio ieri, l’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha
dichiarato: “Nel 2012 presentai un piano da 40 miliardi per la prevenzione,
oltre all’assicurazione obbligatoria per il rischio sismico. Non se ne fece
nulla, ma quegli interventi sono la grande opera di cui abbiamo bisogno”.
Numerose altre stime tecniche ed economiche parlano tutte di cifre che
oscillano appunto fra i 25 e i 40 miliardi di euro. Ovvero fra circa 1/3 e
1/4 di quanto abbiamo speso in 50 anni per ricostruire dopo i terremoti.”

Detto questo gli esperti omettono di dire che il costo della prevenzione va
quasi tutto a carico del privato, salvo quella minima parte a carico del
pubblico, secondo la sua pertinenza, mentre la ricostruzione, con tutte le
sue deficienze, è tutta a carico del pubblico. Bene. Si dimenticano i
cosiddetti esperti che i cittadini italiani non sono come i profughi,
ospitati negli alberghi a 5 stelle e con vitto gratis. I cittadini italiani
hanno bisogno di un tetto sulla testa, anche abusivo e prevedibilmente
pericolante. Abusivo, stante l’incapacità degli amministratori locali di
prevedere un Piano Urbanistico Generale. I soldi son pochi e non ci sono per
lussi, burocrati e prevenzione. L’alternativa al tetto insicuro sono le
arcate dei ponti. Spesso i cittadini italiani, se non ci fossero i morti a
corredo, sarebbero contenti dei terremoti, in quanto gioverebbero della
ricostruzione delle loro vecchie case. Lo stesso vale per le alluvioni ed
altri eventi naturali.

Ed ancora in tema di prevenzione non bisogna dimenticare poi gli esperti
sanitari che ci propinano consigli sulla prevenzione delle malattie, specie
tumori ed infarti. Impossibile da seguire. E non stiamo parlando delle
vecchie ed annose liste di attesa o dell’impedimento al ricorso del pronto
soccorso ormai solo aperto ai casi pre-morte.

Il 21 gennaio 2016 è entrato in vigore il cosiddetto “decreto Lorenzin”
sull’appropriatezza delle prescrizioni approvato il 9 dicembre 2015. Il
decreto che porterà alla stretta sulle prescrizioni di visite mediche ed
esami a rischio di inappropriatezza ed il giro di vite riguarderà oltre 200
prestazioni di specialistica ambulatoriale, scrive Rai News. E’ stato
infatti pubblicato in Gazzetta ufficiale il 20 gennaio il decreto
“Condizioni di erogabilità e indicazioni di appropriatezza prescrittiva
delle prestazioni di assistenza ambulatoriale erogabili nell’ambito del
Servizio sanitario nazionale”. Si tratta di prestazioni di Odontoiatria,
Genetica, Radiologia diagnostica, Esami di laboratorio, Dermatologia
allergologica, Medicina nucleare. Il decreto Enti locali da cui scaturisce
il DM appropriatezza, prevede che le 203 prestazioni se prescritte AL DI
FUORI DELLE CONDIZIONI DI EROGABILITA’ contemplate dal DM saranno poste A
TOTALE CARICO DEL PAZIENTE. Esempio. “Ai fini dell’applicazione delle
condizioni di erogabilità nella prescrizione delle prestazioni di radiologia
diagnostica di cui al presente decreto, per la definizione del «sospetto
oncologico» di cui all’allegato 1, note n. 32, 34, 36, 38 e 40 devono essere
considerati i seguenti fattori: 1) anamnesi positiva per tumori; 2) perdita
di peso; 3) assenza di miglioramento con la terapia dopo 4-6 settimane; 4)
età sopra 50 e sotto 18 anni; 5) dolore ingravescente, continuo anche a
riposo e con persistenza notturna. Altro esempio. L’esame del colesterolo
totale: le condizioni di erogabilità dell’esame a carico del Ssn prevedono
che sia da eseguire come screening in tutti i soggetti di età superiore a 40
anni e nei soggetti con fattori di rischio cardiovascolare o familiarità per
dislipidemia o eventi cardiovascolari precoci. Ma in assenza di valori
elevati, modifiche dello stile di vita o interventi terapeutici, si precisa,
l’esame è da ripete a distanza di 5 anni. Per quanto riguarda poi le
condizioni di erogabilità delle prestazioni odontoiatriche, si valuteranno
le condizioni di “vulnerabilità sanitaria” (condizioni sanitarie che rendono
indispensabili le cure odontoiatriche) o di “vulnerabilità sociale” (ovvero
di svantaggio sociale ed economico). Anche per l’erogazione delle dentiere
sono previsti gli stessi criteri. Secondo Costantino Troise, segretario del
maggiore dei sindacati dei medici dirigenti, l’Anaao-Assomed, “da oggi, per
sapere come curare, i medici dovranno leggere la gazzetta ufficiale e non
più i testi scientifici”.

E dulcis in fundo ci sono gli esperti dei sinistri stradali. Quelli che
dicono è sempre colpa dell’insobrietà, della disattenzione e della velocità
dell’autista. Questi signori probabilmente non conoscono le cause dei
sinistri:

riconducibili al conduttore (inabilità alla guida permanente o temporanea);

riconducibili al mezzo (malfunzionamento delle componenti tecniche per tutti
i veicoli o bloccaggio del motore per le moto);

riconducibili alla strada (sconnessione o ostacoli improvvisi o non
segnalati);

riconducibili ad eventi atmosferici che limitano visibilità o aderenza.

In conclusione la prevenzione spesso e volentieri è impossibile attuarla per
l’imprevedibilità degli eventi, ma ancor di più per i costi e per la
burocrazia esosa ed assillante ed è inutile che in tv gli esperti ce la
menano sulla prevenzione: la realtà la impedisce.

Dr Antonio Giangrande Scrittore, sociologo storico, giurista, blogger,
youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie.