Dopo 23 anni di latitanza, il boss della ‘ndrangheta Rocco Morabito, considerato a lungo “il re milanese della cocaina” è stato arrestato in Uruguay. “Rocco Morabito e’ un elemento di vertice nella ‘ndrangheta. E’ stato un protagonista di traffico internazionale di cocaina, tanto che ha riportato ben quattro condanne. La prima della Corte d’Appello di Milano per reati di associazione mafiosa, oltre che per vendita e distribuzione di stupefacenti, una seconda ancora per stupefacenti, un’altra condanna dalla Corte d’Appello di Palermo per traffico internazionale di stupefacenti e altre ancora a Reggio Calabria”. Cosi’ il procuratore capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, ha commentato all’Agi l’arresto del latitante. “E’ un soggetto – ha proseguito Cafiero De Raho – legato a Giuseppe Morabito, detto “Tiradritto”, avendo la sorella sposato il fratello di quest’ultimo, quindi anche dal punto di vista delle parentele ci troviamo di fronte a soggetti dallo spessore talmente alto da potersi legare in matrimonio o per affinita’ con vertici apicali della ‘ndrangheta.
La sua cattura, secondo Cafiero De Raho, e’ molto importante perche’ il latitante “ha potuto godere di coperture per ben oltre due decenni; 23 anni di latitanza si riescono a gestire solo con un’organizzazione e tanti soldi, e la ‘ndrangheta e Morabito hanno grande disponibilita’ di denaro e sono inseriti in un circuito criminale che da’ grandi ricchezze”. Che ci faceva Morabito in Sud America? “E’ uno dei territori – ha risposto Cafiero De Raho – da cui proviene la cocaina, e’ certamente una scelta non casuale se rapportata al suo inserimento nei traffici internazionali di droga per i quali e’ stata accertata la sua responsabilita’. Non abbiamo elementi per ritenere che continuasse da li’ a gestire i traffici ma la sua collocazione, la latitanza, le numerose condanne, l’appartenenza a cosche di ‘ndrangheta, tutto questo fa certamente pensare ad attivita’ criminose protratte nel tempo”. Adesso si dovra’ attendere l’estradizione. “La Procura Generale – ha spiegato Cafiero De Raho – ha gia’ mosso i passi necessari per ottenerla al piu’ presto. E’ anche vero che lo stesso Morabito e’ stato arrestato per armi (era armato di una pistola anche se non ha opposto resistenza all’arresto, ndr) e quindi cio’ potrebbe determinare qualche ritardo”.
L’uomo, ricercato in vari paesi del sud America dove aveva interessi, e’ stato arrestato dopo mesi di intense attivita’ di cooperazione internazionale ed intelligence. La Polizia ha accertato che Morabito aveva ottenuto documenti uruguaiani presentando documenti brasiliani con il nome di Francisco Antonio Capeletto Souza, nato il 14.10.1967 in Rio de Janeiro (Brasile). Questi documenti sono stati diffusi dallo SCIP – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e dalla polizia brasiliana, e sono stati inseriti nella banca dati Interpol, generando un alert. Dall’emissione della “Red Notice” internazionale nel 1995 e dal conseguente mandato d’arresto originato dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, il lavoro dello SCIP e è proseguito senza sosta, sino alla cattura di sabato scorso. A coadiuvare sul posto le attività della polizia uruguagia è stato l’Esperto per la Sicurezza del Dipartimento della Pubblica Sicurezza di stanza a Buenos Aires, con competenza anche per l’Uruguay, avallando un primo riconoscimento del Morabito, attraverso l’interlocuzione diretta con la Sala Operativa Internazionale dello SCIP, e partecipando anche alla perquisizione della casa del latitante.
“Morabito e’ stato arrestato dalle autorita’ di polizia uruguagie in un hotel di Punta del Este, localita’ turistica a 140 km dalla capitale Montevideo, dopo mesi di intense attivita’ di cooperazione internazionale ed intelligence”. E’ la ricostruzione di una nota della polizia di Stato, che spiega: “E’ stato accertato che Morabito aveva ottenuto documenti uruguaiani presentando documenti brasiliani con il nome di Francisco Antonio Capeletto Souza, nato il 14.10.1967 in Rio de Janeiro (Brasile). Questi documenti sono stati diffusi dallo SCIP – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e dalla polizia brasiliana, e sono stati inseriti nella banca dati Interpol, generando un alert”.
Ancora: “Dall’emissione della ‘Red Notice’ internazionale nel 1995 e dal conseguente mandato d’arresto originato dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, il lavoro dello SCIP e’ proseguito senza sosta, sino alla cattura di sabato scorso. A coadiuvare sul posto le attivita’ della polizia uruguagia e’ stato l’Esperto per la Sicurezza del Dipartimento della Pubblica Sicurezza di stanza a Buenos Aires, con competenza anche per l’Uruguay, avallando un primo riconoscimento del Morabito, attraverso l’interlocuzione diretta con la Sala Operativa Internazionale dello SCIP, e partecipando anche alla perquisizione della casa del latitante”.
“Perquisizione durante la quale sono state sequestrate dodici carte di credito, assegni, denaro contante, 13 telefonini, armi, una Mercedes e numerosissime fotografie con il volto del Morabito, che potranno essere vagliate per altre investigazioni.
Durante l’attivita’- conclude la nota della polizia- e’ stata arrestata anche la moglie, una donna di 54 anni angolana ma con passaporto portoghese”. “Non ha opposto resistenza. In un primo momento ha negato di essere lui ma poi, messo alle strette, ha dichiarato lui stesso la propria identità”. Così Emilio Russo, dirigente della seconda divisione Interpol dello Scip (Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia) del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, racconta all’AdnKronos la cattura in Uruguay del superlatitante Rocco Morabito, ritenuto uno dei massimi esponenti della ‘ndrangheta calabrese e inserito nella lista del Viminale dei cinque ricercati più pericolosi: “L’arresto è stato convalidato dall’autorità giudiziaria e Morabito è attualmente detenuto in Uruguay. Il passo successivo dovrà essere quello dell’estradizione, su cui peraltro le autorità del Paese hanno già mostrato massima disponibilità”. Morabito aveva ottenuto documenti uruguaiani presentando documenti brasiliani con il nome di “Francisco Antonio Capeletto Souza” nato il 14.10.1967 a Rio de Janeiro: “Non si tratta di documenti falsi – spiega Russo – ma di documenti originali con identità alterata, che evidentemente era riuscito a ‘comperare’ in modo illecito. Proprio per il possesso di questi documenti, Morabito credeva di farla franca. Riteniamo che si muovesse in Sudamerica da diversi anni. Proprio il possesso di quei documenti, nell’ambito del Mercosur (Mercato comune dell’America meridionale, di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela, ndr) gli ha permesso di poter risiedere in Uruguay”. L’arresto è avvenuto in un hotel di Punta del Este, località turistica a 140 km dalla capitale Montevideo. Nella stessa località, spiega il dirigente dello Scip, è stata individuata l’abitazione del latitante, dove sono stati sequestrati diversi beni (tra cui carte di credito, assegni, denaro in contanti, 150 foto con il volto del detenuto, oltre a 13 telefonini, armi e a una Mercedes): “Si tratta di materiale utile al prosieguo delle indagini che saranno svolte dalle forze di Polizia uruguaiane – spiega Russo – ma proprio in ragione di quel che è stato trovato riteniamo che Morabito svolgesse ancora un ruolo di rilievo nell’organizzazione criminale, che non fosse un ex ‘ndranghetista, ma un soggetto attivo”.
DORINA BIANCHI
“Inferto un altro importante colpo alla criminalità organizzata, con l’arresto di Rocco Morabito, boss della ‘ndrangheta inserito nell’elenco della polizia tra i ricercati più pericolosi” dichiara Dorina Bianchi, sottosegretario al Turismo e deputato di Alternativa Popolare. Aggiunge Bianchi “Si è fermata in Uruguay la corsa del capo dell’omonima cosca mafiosa, dopo 23 anni di latitanza, e presto fanno sapere le autorità verrà estradato in Italia”. “Mi congratulo per l’ottimo lavoro di collaborazione tra il Dipartimento della Pubblica Sicurezza italiano, la polizia uruguayana e il coordinamento con la Procura della Repubblica di Reggio Calabria” conclude.
ARTURO BOVA (PRESIDENTE COMMISSIONE REGIONALE CONTRO LA ‘NDRANGHETA)
“L’arresto del narcotrafficante internazionale Rocco Morabito ad opera dell’Interpol, sottolinea ancora una volta l’efficace azione investigativa delle nostre forze dell’ordine”. Lo afferma in una nota il presidente della Commissione regionale contro la ndrangheta, Arturo Bova. “Seppure condannato ad una pesante pena definitiva, anche per associazione mafiosa, Rocco Morabito ha vissuto per oltre due decenni lontano dall’Italia tenendo i fili con il suo paese d’origine, Africo Nuovo, ed organizzando nel sud America per conto delle cosche di ndrangheta della Calabria il flusso di imponenti quantitativi di cocaina verso l’Europa. Il traffico di cocaina – prosegue il presidente Bova – si conferma ancora una volta come uno dei canali più redditizi per rimpinguare le casse e le finanze della ndrangheta, a conferma dell’analisi del Capo della Procura della Repubblica di Catanzaro, dottor Nicola Gratteri, uno dei primi magistrati italiani a capire fino in fondo il nesso tra il monopolio del traffico di cocaina che la ndrangheta detiene inconfutabilmente, e i canali di riciclaggio che ne seguono in ogni parte del mondo. L’azione costante dello Stato e delle sue articolazioni investigative per la sicurezza – conclude Arturo Bova – fissa oggi un nuovo tassello nel mosaico della legalità, unica strada per vincere la criminalità organizzata e mafiosa”.
GIUSEPPE FALCOMATA’ (SINDACO REGGIO CALABRIA)
«L’arresto del latitante Rocco Morabito, originario di Africo, ricercato da ben 23 anni ed inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi, è l’ennesimo grande successo della squadra Stato. Un enorme plauso alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria ed alle forze dell’ordine per il grande lavoro portato avanti in questi anni, per il ripristino della legalità nel contrasto alla ‘ndrangheta ed al servizio dei cittadini». E’ quanto dichiara il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà commentando la brillante operazione messa a segno con l’arresto del latitante Morabito a Punta dell’Este in Uruguay.