Celebrata a San Roberto la giornata dedicata all’unità nazionale e alle forze armate Una cerimonia sobria, ma intensa, sottolineata dalle note dell’inno nazionale
“E’ un giorno importante che richiama due temi essenziali: l’unità nazionale e le forze armate. E su questi vogliamo discutere approfonditamente con i nostri ragazzi”. Inizia così il suo breve discorso agli alunni delle scuole, Roberto Vizzari, Sindaco di San Roberto, durante la cerimonia svolta stamane per la giornata del 4 Novembre.
Una cerimonia sobria, ma intensa, sottolineata dalle note dell’inno nazionale, durante la quale i ragazzi, dopo la celebrazione della Santa Messa, accompagnati dal Sindaco, dall’Amministrazione Comunale e dal rappresentante della locale caserma dei Carabinieri, hanno deposto una corona di alloro sul monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale.
Una cerimonia che ha reso onore a coloro che hanno combattuto per la patria ma anche a tutti quelli che quotidianamente svolgono il loro lavoro a tutela del territorio, a coloro che sono impiegati nelle missioni di pace all’estero.
“Ricordiamo i nostri soldati che hanno perso la vita a Nassiriya, in Afghanistan o in Iraq, e tutti gli uomini impegnati nei diversi conflitti mondiali – ha affermato Vizzari – ed al tempo stesso ringraziamo le nostre forze dell’ordine che col loro prezioso lavoro quotidiano tutelano la legge, il nostro territorio, ci stanno vicini”.
“Ma anche la società deve fare la sua parte – continua il Primo Cittadino – soprattutto il mondo giovanile. Tutti dobbiamo fare parte del sistema Paese, ed ognuno deve mettere in campo azioni che possano migliorare il vivere civile. In quest’ottica – conclude – è necessario pretendere i propri diritti ma ancor più riconoscere i propri doveri nel rispetto di tutto e di tutti, dell’ambiente che ci circonda, mostrando attenzione a rispettare e tutelare sempre la libertà altrui e la pace”.
“Tante guerre ancora oggi sparse per il mondo – ha esordito il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Antonietta Marra – vengono combattute per garantire la libertà dei popoli, e spesso la conquista della stessa passa dalle sofferenze”.
Poi continua citando Benedetto Croce, famoso oppositore delle operazioni belliche, e il suo discorso dopo la vittoria della guerra: “Far festa perché? La nostra Italia esce da questa guerra come da una grave e mortale malattia, con piaghe aperte, con debolezze pericolose nella sua carne, che solo lo spirito pronto, l’animo cresciuto, la mente ampliata rendono possibile sostenere e volgere, mercé duro lavoro, a incentivi di grandezza. E centinaia di migliaia del nostro popolo sono periti, e ognuno di noi rivede, in questo momento, i volti mesti degli amici che abbiamo perduti, squarciati dalla mitraglia, spirati nelle aride rocce o tra i cespugli, lungi dalle loro case o dai loro cari”.
“E la stessa desolazione – conclude la Marra – è nel mondo tutto, tra i popoli nostri alleati e tra i nostri avversari, uomini come noi, desolati più di noi, perché tutte le morti dei loro cari, tutti gli stenti, tutti i sacrifizi non sono valsi a salvarli dalla disfatta”.