Centro regionale sangue forse a Reggio e non a Catanzaro
redazione | Il 23, Apr 2011
La preoccupazione di Antonio Iuliano, candidato alla carica di consigliere comunale di Catanzaro
Centro regionale sangue forse a Reggio e non a Catanzaro
La preoccupazione di Antonio Iuliano, candidato alla carica di consigliere comunale di Catanzaro
“Appresa la notizia (Avis-Centro Regionale Sangue a Reggio Calabria?) dell’ennesima operazione di “svuotamento” di contenuti e funzioni proprie di un capoluogo di regione – scrive in una nota il candidato alla carica di consigliere comunale di Catanzaro Antonio Iuliano – non posso che esprimere il mio disappunto, se non addirittura sdegno per la vicenda. Tale episodio rischia di diventare un altro tentativo, lontano dai riflettori, di depauperamento di Catanzaro. La città dei tre colli è, sempre più, capoluogo solo sulla carta. Tanti, tantissimi gli episodi, gli avvenimenti che lo testimoniano. Lungi da me l’intenzione di “fare l’elenco” ne cito alcuni, tanto per rinfrescare la memoria dei lettori. Anzitutto, la Calabria è l’unica regione in Italia, ad avere la sede della Giunta Regionale nella città capoluogo, Catanzaro per l’appunto e, quella del Consiglio Regionale in un’altra, nello specifico Reggio Calabria. Nulla di personale contro la città dello stretto ed i suoi abitanti, anzi – personalmente ho degli ottimi rapporti con molti Reggini ed anche delle splendide, care ed insostituibili amicizie a cui non rinuncerei per nulla al mondo, con alcuni di essi – ma questa suddivisione è alquanto strana se non addirittura sbalorditiva. Ha più il sapore di “contentino” concesso in un dato momento a Reggio Calabria che, peraltro, dal momento in cui è stata accreditata dello status di Città Metropolitana, con il tempo finirà per oscurare sempre più la vicina Catanzaro, relegandola ad un ruolo – sempre che vi resterà – meramente formale e non sostanziale di capoluogo di regione.
Proseguendo in ordine sparso, Catanzaro non ha un’autostrada che l’attraversa (lo svincolo o il punto d’innesto più prossimo con la Sa-Rc – sempre che questa possa essere definita autostrada – dista ben oltre 30 km. Magari i catanzaresi avessero avuto un politico dallo spessore e qualità di …..; non ha uno snodo ferroviario importante (anche in questo caso dal capoluogo di regione per raggiungere via strada ferrata, con linea diretta, una qualunque destinazione in Italia, è necessario arrivare – con altri mezzi dal momento che è stata chiusa anche la pseudo stazione ferroviaria di Cz Sala – a Lamezia Terme S. Eufemia); idem per l’aereoporto (anche in questo caso è necessario prima raggiungere Lamezia Terme S. Eufemia); non ha un’università ben collegata al centro cittadino (l’attuale sede, dopo lo spostamento dalla precedente sita nella zona nord della città, a detta dei moltissimi studenti che la frequentano, allo stato, è più una sorta di cattedrale nel deserto); non ha più una sia pur piccola stazione ferroviaria dal momento che – come già ricordato – quella sia pur fatiscente ma funzionante di Cz Sala è stata dismessa e sostituita da quella di nuova costruzione sita in località Germaneto.
A tal proposito giova forse ricordare che la stessa, recante l’insegna “Stazione di Catanzaro” dista dalla città molti km, è con essa mal collegata attraverso gli autobus, non è dotata di stazione taxi, ecc… Insomma, una volta giunti in questa stazione, più che essere arrivati nel capoluogo di regione Calabria, sembra di essere in una di quelle polverose e desertiche stazioni tipiche di alcuni film western; non ha più l’ospedale militare che fungeva anche da ufficio-ospedale medico-legale. Oggi, per poter espletare pratiche e visite mediche attinenti tale funzione, i catanzaresi, o più in generale i calabresi, devono recarsi all’ospedale medico-legale di Messina.
Appare forse del tutto superfluo ricordare i disagi legati alla cosa; non ha la “promessa” scuola di magistratura, dal momento che questa Le è stata “scippata” con un colpo di coda dall’ultimo governo di centro-sinistra; non ha una sede per l’importante Accademia di belle arti. Gli studenti di tale disciplina sono costretti ad arrangiarsi alla meno peggio; non ha un sia pur piccolo ma ben strutturato porto nel quartiere marinaro, dal momento che, quello mal realizzato non tenendo nella giusta considerazione le correnti marine ed i forti venti della zona, è stato spazzato via come un castello di sabbia da una forte mareggiata dei primissimi anni ’70 e mai più veramente ricostruito; In ultimo, ma certamente non da meno, Catanzaro, che pur ha alle spalle un’importante storia e glorioso passato risalente all’epoca delle colonie greche, non ha nemmeno avuto, negli anni ’90, politici degni di tal nome che la sapessero valorizzare e far rispettare, dal momento che, anche quando si è presentata la necessità – se tale era – di realizzare in Calabria due nuove province da aggiungere alle tre preesistenti, tutti i comuni facenti parte delle province di Crotone Vibo Valentia, sono stati sottratti a quello che era – fino allora – il territorio della provincia di Catanzaro.
Anche in questo caso, appare quasi del tutto superfluo ricordare l’enorme danno economico subito da questa provincia. E l’elenco potrebbe, ovviamente, continuare ed essere molto più lungo. La provincia e la città di Catanzaro non hanno avuto quindi, evidentemente e senza alcun dubbio, come già detto, politici degni di tal nome in grado di ben rappresentarla e – ove e se necessario – tutelarla sia a livello regionale che nazionale. Nessun rappresentante – fino ad oggi- ai diversi livelli Istutuzionali, che abbia saputo valorizzarne le peculiarità e potenzialità, tenendo nella debita considerazione tutte le problematiche derivanti dalle non felicissime caratteristiche morfologiche, della Città dei Tre Colli. I politici catanzaresi, è di tutta evidenza, dagli anni ‘70 in poi, dalla costituzione degli Enti Regione e dei capoluoghi in poi, se non addirittura dagli anni post bellici, non hanno saputo – o voluto – far espandere e valorizzare la città di Catanzaro, né favorendone uno sviluppo verso il mare (leggasi Cz Lido), né verso la piana di Lamezia. Hanno al contrario, per contorte logiche egoistiche, forse pensando solo a “curare il proprio orticello”, favorito lo sviluppo di una cittadina sempre più arroccata sui tre colli ed ai piedi della montagna. Le conseguenze di tali scriteriati comportamenti e decisioni politico-amministrative che non hanno quindi consentito il logico ed opportuno sviluppo turistico, commerciale e forse anche industriale – è sotto gli occhi di tutti. Allo sviluppo della città e dei suoi abitanti, come avrebbe dovuto pensare (e fare) qualsiasi buon politico ed amministratore, è stato preferito lo sviluppo di una logica assistenziale, clientelare e favoritistica, evidentemente con l’unico intento di tener sotto scacco e sotto il giogo quanti più catanzaresi possibile.
Il tutto al fine, ovviamente e conseguenzialmente, di un sempre maggiore consenso e quindi potere personale. E’ di tutta evidenza, infatti, che quante più persone hanno bisogno di ricorrere a favori e richieste a titolo personale vi sono, tanto più è grande il potere e quindi la “forza elettorale” di chi gestisce tale sistema. Tale modus operandi genera quindi, automaticamente, sudditanza da far valere e fruttare ad ogni tornata elettorale. Chi ha fame, sentendosi in qualche modo in debito nei confronti di coloro i quali lo aiutano o lo hanno aiutato a “portare la pagnotta a casa”, infatti, è costretto a decidere (leggasi votare) con la propria pancia piuttosto che con la propria testa e con la propria coscienza, temendo di perdere in caso contrario, anche il proprio posto di lavoro. Le prossime elezioni amministrative del 15 e 16 maggio, costituiscono una valida occasione a cui tutti i catanzaresi che sono stanchi dei soliti sistemi e delle solite persone, possono guardare per “volare pagina” e per iniziare a dire basta a tutto ciò.
Per far ciò basterà dare il proprio sostegno a chi – pur potendosi permettere di restare a guardare continuando a fare lo stimato professionista – ha deciso di metterci la faccia rischiando in prima persona e decidendo di farlo in maniera nuova, pulita, mantenendo non soltanto le mani pulite, ma anche e soprattutto libere, anche a costo di non ottenere ampi e facili consensi”.
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