Cgil, Cisl e Uil Calabria, prendiamo le distanze da iniziative pasticciate della Regione sul precariato Disponibili a confronto per cercare, nel rispetto delle norme vigenti, soluzioni praticabili per soluzioni definitive e non da campagna elettorale
«Le notizie di stampa che, anche da oltre i confini calabresi, parlano di iniziative della Regione Calabria relative al precariato, come alcuni messaggi vocali che viaggiano sui social, destano preoccupazione e qualche sospetto. Il sindacato confederale – dichiarano i Segretari generali regionali di Cgil, Angelo Sposato, Cisl, Tonino Russo, e Uil, Santo Biondo – prende le distanze non già dal personale eventualmente interessato, che merita rispetto e non di essere preso in giro, ma da manovre non chiare che non risolvono i problemi e non guardano alla questione nel suo complesso.
Basti pensare che nella Regione Calabria, sguarnita negli organici, invece di sostituire il personale che viene collocato in quiescenza, lo si tiene in servizio mediante forme di collaborazione che comportano un impiego di risorse da investire ben diversamente, per esempio nella stabilizzazione di quei lavoratori precari che di fatto mandano avanti gli uffici regionali. Questa è una condizione necessaria perché si possa avere un confronto serio tra Regione e sindacati confederali sulla questione dei precari.
È capace la classe politica calabrese di assumere seriamente la responsabilità di dare finalmente risposta all’enorme bacino di lavoratori precari che lavora nelle strutture regionali e sub regionali? Oppure si vuole continuare con il promettere tutto a tutti, che significa un sostanziale niente per nessuno, di cui può andare “fiera” questa legislatura regionale?
Scandali, fughe dalle porte di servizio, inottemperanza ad obblighi legislativi sulle stabilizzazioni, mancato rispetto degli accordi sindacali, spreco e sperpero di risorse che, invece di essere indirizzate alla stabilizzazione del personale precario, alimentano la logica del sussidio, percorsi di contrattualizzazione sbandierati urbi et orbi, ma senza uno straccio di reale proposta tecnico-operativa. Questo è in sintesi l’operato della Giunta e del Consiglio regionale attualmente in carica.
Alla luce di tutto questo – proseguono Sposato, Russo e Biondo –, bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di capire che della problematica del precariato calabrese dovrà rispondere la politica calabrese nella sua interezza, non certo il sindacato che in più occasioni ha dato prova di responsabilità e disponibilità nel volere risolvere davvero uno dei mali storici della nostra regione.
A voi politici, dunque, la scelta: proseguire nella legittimità delle procedure, oppure nascondervi dietro la foglia di fico della finta legalità produttrice di clientela e di incarichi ad personam che, leggendo le cronache recenti, sembra non scandalizzare nessuno dell’attuale classe politica regionale. Il sindacato è, tra l’altro, ancora in attesa della convocazione del tavolo regionale sulle politiche attive per il lavoro, che doveva essere finalizzato a dare sull’occupazione risposte rispettose della dignità delle persone.
Se la volontà della Regione è realmente quella di dare una svolta alla vicenda dei precari nella direzione di azioni chiare e risolutive, Cgil, Cisl e Uil Calabria sono immediatamente disponibili a un confronto per cercare, nel rispetto delle norme vigenti, le soluzioni praticabili. A lavoratori che attendono da anni il giusto riconoscimento per un impegno al servizio dei cittadini calabresi non si danno risposte con manovre da campagna elettorale, attente a piccoli orticelli, con cui si continuano a generare forme di dipendenza dalla politica.
Cgil, Cisl e Uil Calabria – concludono i Segretari generali Sposato, Russo e Biondo – terranno nei prossimi giorni un attivo unitario per convocare un’iniziativa di mobilitazione davanti alla Cittadella regionale sia sui temi del precariato, sia sulla sanità e sulla somministrazione dei vaccini anti Covid che preoccupano non poco, insieme alla questione del lavoro, i cittadini calabresi. Così, cara Regione, non va».