Chi decide cosa all’interno delle dinamiche del Pd? Riflessione di Maurizio Cannata, ex segretario circolo Partito Democratico Taurianova
Riceviamo e pubblichiamo
Nei giorni scorsi, il responsabile nazionale del PD per le aree del Mezzogiorno, noto ai più quale apprezzato dirigente della segreteria Zingaretti, ha rilasciato un’intervista sul corriere della Calabria sentenziando senza appello che “pur governando bene la Regione Calabria, il governatore uscente Mario Oliverio non sarà il candidato Pd alle prossime elezioni regionali”. Se ciò non bastasse a farci del male, il noto dirigente nazionale rincara la dose punitiva decretando che ai sensi di un suo personale statuto a forma di porta girevole, saranno preclusi al Presidente della Regione Calabria tutti gli spazi di partecipazione democratica per concorrere alla carica di candidato a governatore della Calabria, presumo, volendo adottare una vecchia pratica di Orfiniana memoria per impedire a Mario Oliverio di partecipare alle primarie di partito o di coalizione. Lo stesso dirigente si diletta a motivare tale scelta, utilizzando il grimaldello per aprire una stagione di cambiamento nel PD calabrese, oggi come ieri lacerato al suo interno, e in particolare tra i leader che non trovano un’onorabile mediazione.
Non vi nascondo che in un periodo costellato da colpi di sole, “Salvini docet” ho pensato con preoccupazione di essere stato anch’io folgorato dal temibile naturale virus, e di conseguenza trovarmi al culmine di uno stress psico-fisico aggravato da evidenti allucinazioni, al punto tale di essere convinto di aver letto malissimo l’intervista di Nicola Oddati, e di aver preso fischi per fiaschi i contenuti del ragionamento presenti nell’intervista. Fermo i miei istinti viziati dal colpo di sole, e dai battiti del cuore accelerati, e riprendo a leggere con attenzione ciò che ha dichiarato Oddati. Leggo una, due, dieci volte “Non è mai stato espresso un giudizio negativo sul lavoro svolto dal Presidente della Regione e dalla sua Giunta” “Abbiamo anche detto che sul fronte della legalità sono stati fatti passi in avanti e che questa Giunta complessivamente, è stata un argine nei confronti dei poteri criminali”. Diamine! Non sto bene, oggi fa più caldo di ieri, meglio farmi aiutare da un centro di salute mentale.
Nell’evidente malessere, procuratomi nel leggere ciò che non avrei mai voluto leggere, ho capito che avevo bisogno di un forte stimolo ideale e non di un psichiatra, e il giusto antidoto non poteva che essere l’elucubrazione del pensiero attraverso una rilettura di Marx sul rapporto dialettico tra struttura e sovrastrutture “L’uomo non è mai qualcosa di astratto e isolato, ma è sempre determinato storicamente dall’insieme dei rapporti sociali”, concetti sviluppati un decennio fa in un bellissimo articolo di Eugenio Scalfari sul giornale la Repubblica dedicato alla crisi della sinistra Europea “dove con lucidità evidenziava il fatto che – lo scollamento tra la struttura di base del radicamento sociale e la sovrastruttura del pensiero verticistico sono la causa del conflitto e della perdita del profilo ideale della cultura progressista.
Nel continuare la benevola terapia che consiglierei ai più, riecheggia in me un altro bellissimo articolo di Alfredo Reichlin dal titolo “Il PD al tempo dei Barbari “ nel quale il noto intellettuale di sinistra si interroga su un passaggio fondamentale di grande attualità “non dimenticherei la necessità di favorire la nascita di partiti veri, cioè di strumenti della partecipazione e politicizzazione delle masse e non della loro degenerazione in partiti finti,”personali” del leader, tutte cose verso le quali non siamo innocenti” volendo solo aggiungere una piccola parentesi, non è solo un male Calabrese. E’ proprio possibile che non troviamo la strada per un approdo sicuro, dove le diverse sensibilità si incontrano nella ragione d’essere partito e non comitati elettorali, dove si mettono da parte gelosie, invidie, perché anche di questo si tratta quando il dibattito è vuoto da progettualità e prospettiva politica. Chi non ha colpe nel PD Calabrese, scagli la prima pietra.
Il punto vero di snodo politico non è trovare il colpevole/o tanto più armare le truppe cammellate pro-contro la candidatura di Oliverio, se lo facciamo, o meglio se continuiamo a farlo non abbiamo capito nulla. Il merito politico, se non vogliamo mettere la testa sotto la sabbia come lo struzzo, che si traduce in sostanza ineluttabile sta nella capacità del partito di aprire una discussione guardando dentro il contesto in cui oggi ci troviamo, e per dirla con estrema chiarezza la fase è delicatissima, è il popolo del PD si sente smarrito perché si trova di fronte a due istanze legittime, ma entrambi deboli, che generano una sola debolezza e una disfatta di cui domani è difficile ripartire, ed è ancora più grave se il disfacimento politico e organizzativo del PD Calabrese e non solo, viene certificato dalla Segreteria Zingaretti come si evincerebbe dall’intervista di Oddati.
Io penso che non si tratta di mettere in atto l’arte della politica di trovare una mediazione, finiamola di pensare che questa sia la strada, sollecitando i capo correnti a tutti i livelli a trovare un accordo. Oggi abbiamo bisogno di una legittimazione forte del PD attraverso la partecipazione e politicizzazione ideale dei circoli, questo potrà avvenire attivando subito dopo le elezioni regionali il percorso congressuale per favorire una stagione di cambiamento e rinnovamento, ma nello stesso tempo, questo è il mio umile pensiero non possiamo opprimere la legittima candidatura di chi vuole misurarsi sulla contendibilità delle cariche siano essi di partito che istituzionali. D’altronde qualcuno dovrà spiegarmi un giorno a cosa serve lo statuto del partito, e in particolare l’art.18. Diversamente si abbia il coraggio di dire le cose con la massima chiarezza evitando la retorica tra di noi.
Maurizio Cannata, iscritto Pd, ex segretario circolo Taurianova