Chiesa Moscovita Emanuele Pecheux mette in luce la vicenda di Giulietto Chiesa
Giulietto Chiesa, classe 1940, giornalista (dicono i maligni non solo), per anni storico e informatissimo corrispondente dall’URSS dell’Unità, molto ben introdotto al Cremlino e alla Lublianka, poi, dopo la caduta del muro, tornato in Italia e migrato in altri lidi espressione della sinistra radical chic e della “società civile”, giustizialista, forcaiola e complottista, già eurodeputato italiano per conto del “duo disgrazia” (Occhetto Di Pietro) è stato fermato lo scorso 15 dicembre dalla polizia a Tallin in Estonia (ex repubblica sovietica) in quanto “persona non gradita” (non è difficile capire il perché, se si conosce un po’ la storia dell’ Urss e delle repubbliche baltiche).
E’ rimasto in carcere poco più di un’ora, il tempo necessario per impedirgli di partecipare alla manifestazione culturale “La Russia è nemica dell’Europa?”.
Chiesa, dopo il rilascio, quasi immediato, accompagnato dall’invito a lasciare l’Estonia entro un mese, ha affermato che si è trattato di “un episodio che dice fino a che punto la degenerazione fascista in Europa ha proceduto”.
La Farnesina ha convocato l’ambasciatrice estone per chiedere spiegazioni.
E’ giusto e doveroso protestare.
Chiesa non deve essere espulso. Deve restare liberamente in Estonia il più a lungo possibile, Poi spostarsi in Lettonia e infine in Lituania, dove forse può contare ancora di antiche amicizie.
In quei luoghi ameni potrebbe finalmente godersi la pensione. Anche se occorre riconoscere che gli amici e i collaboratori del Kgb non è che siano molto apprezzati a quelle latitudini.
Tanto vero è che, una volta rilasciato, Chiesa, fiutata l’aria, si è imbarcato su un treno.
Neanche a dirlo, diretto a Mosca.
Emanuele Pecheux