Chiesti tre ergastoli e trent’anni di carcere per la faida che ha insanguinato Lamezia
Giu 15, 2013 - redazione
Mano pesante del pm nel processo scaturito dall’operazione “Minerva” condotta nel luglio 2012 contro la cosca di ‘ndrangheta dei Giampà. Rischiano il carcere a vita Pasquale Giampà, detto “mille lire”, Aldo Notarianni e Vincenzo Bonaddio, cognato del boss Francesco Giampà
Chiesti tre ergastoli e trent’anni di carcere per la faida che ha insanguinato Lamezia
Mano pesante del pm nel processo scaturito dall’operazione “Minerva” condotta nel luglio 2012 contro la cosca di ‘ndrangheta dei Giampà. Rischiano il carcere a vita Pasquale Giampà, detto “mille lire”, Aldo Notarianni e Vincenzo Bonaddio, cognato del boss Francesco Giampà
LAMEZIA TERME (CZ) – Tre ergastoli e una condanna a 30 anni di reclusione: sono le richieste del pm Elio Romano a conclusione della requisitoria davanti al gup di Catanzaro Giovanna Mastroianni, nell’ambio del processo scaturito dall’operazione «Minerva» condotta nel luglio 2012 contro la cosca Giampà e nei confronti dei presunti mandanti ed esecutori dell’omicidio di Federico Gualtieri, 29 anni, avvenuto il 27 marzo 2007 nel corso della guerra di mafia che vide contrapposte la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri a quella Giampà-Iannazzo, risultata alla fine vincente.
L’ergastolo è stato chiesto per Pasquale Giampà, detto “mille lire”, Aldo Notarianni e Vincenzo Bonaddio, cognato di Francesco Giampà detto il “professore”, ritenuto il capo della cosca. Trent’anni di reclusione sono stati chiesti per Vincenzo Ventura, ritenuto responsabile in concorso e che avrebbe avuto un compito di supporto ai due killer che uccisero Gualtieri, fornendo l’apporto logistico sia prima che dopo l’omicidio. In apertura di udienza il presidente della sezione Gip e Gup ha rigettato l’istanza di astensione del gup Mastroianni che era stata avanzata nel corso dell’ultima udienza da Antonio Larussa e Tiziana D’Agosto, due degli avvocati che compongono il collegio difensivo (l’altro è Francesco Gambardella) in quanto il giudice aveva presieduto il processo «Medusa».
I quattro, secondo l’accusa, sono i mandanti dell’omicidio scaturito dal timore che Gualtieri potesse attentare alla vita di Pasquale Giampà. Ad uccidere Gualtieri furono i due collaboratori di giustizia Angelo Torcasio e Saverio Cappello.