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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 13 NOVEMBRE 2024

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Chiusura carcere Lamezia, il ministero non torna indietro L'analisi di Nicolino Panedigrano

Chiusura carcere Lamezia, il ministero non torna indietro L'analisi di Nicolino Panedigrano
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Non gli ha risposto nemmeno il Ministro personalmente. E il suo Capo di Gabinetto non si è sforzato nemmeno più di tanto. Sanno entrambi che alla fin fine i lametini si berranno ogni favola. E così, alla faccia della razionalità, alla faccia degli sprechi, alla faccia dell’Europa, il Carcere di Lamezia per il Ministero di Giustizia deve rimanere chiuso.
Ma, per indorare la pillola, al Sindaco Speranza il Capo di Gabinetto ha fatto la promessa che in quell’edificio sarà trasferita da Catanzaro la sede del PRAP – Provveditorato Regionale della Polizia Penitenziaria. Solo che, mentre il Carcere rimane chiuso, il trasferimento del PRAP viene rimandato alle calende greche, a quando cioè saranno proposti, finanziati, progettati, approvati, banditi, appaltati ed infine ultimati i lavori di adeguamento della struttura. Come per dire ai catanzaresi: calma e gesso, non vi allarmate, vi è ben chiaro che li stiamo prendendo per i fondelli?
I cittadini devono però capire da Speranza se, oltre alla supplica al Ministro per pietirne la revoca, ha fatto scrivere dai suoi avvocati anche il ricorso al TAR per impugnare un decreto di chiusura del Carcere che è illegittimo da cima a fondo.
A parte le illegittimità formali relativi al fatto che quel decreto non è sostanzialmente motivato, che dà per acquisiti inesistenti pareri positivi dei capi degli Uffici Giudiziari e dello stesso Sindaco di Lamezia, che è stato emanato adesso, ma vi si fa riferimento all’urgenza di aprire un reparto del Carcere di Siano già aperto un anno addietro, il dato vero è che questa è stata una operazione a perdere non solo per Lamezia ed il suo sistema giudiziario, sociale ed economico, ma per l’intero sistema penitenziario regionale e nazionale, col rischio per l’Italia di beccarsi l’ennesima condanna da parte dell’Europa.
Il nostro è, infatti, il primo Carcere in Italia ad essere stato ristrutturato, già nel 2004, per adeguarlo alle condizioni igienico-sanitarie e di qualità alberghiere previste dal DPR 230/2000, con una spesa complessiva di centinaia di migliaia di euro. È un istituto che, già così com’è, può ospitare oltre 80 detenuti e che con un modestissimo adeguamento ne può ospitare più di 100. Ha sempre garantito massimi livelli di onestà, correttezza ed umanità degli agenti e, insieme, di sicurezza, tant’è che a suo tempo ospitò nel padiglione femminile detenute delle Brigate Rosse.
Il Provveditore Regionale un anno fa per chiuderlo provvisoriamente spiegò che il Ministero della Giustizia intendeva chiudere tutti gli istituti carcerari con meno di cento detenuti, ma a tutt’oggi ci sono ancora aperti oltre 50 istituti che hanno un’utenza di molto inferiore a cento e addirittura ve ne sono diversi con meno di 30 detenuti e qualcuno anche con solo 14 detenuti. Di contro, il Carcere di Siano da qui a poco dovrà chiudere un altro suo reparto che fa letteralmente acqua da tutte le parti.
Non c’è dunque nessun reale aumento della capacità e della qualità di detenzione dei carcerati che possa impedire nuove condanne da parte dell’Europa. Così sembrerebbe che questa operazione abbia raggiunto l’unico scopo di definire la pratica di apertura del nuovo reparto di Siano realizzato con finanziamenti europei; con quanto di premi in carriera e denaro che ogni definizione di tali pratiche comporta.
A Lamezia tutto questo ha comportato un consistente danno sociale ed economico e ha riaperto i rischi di soppressione prima della Procura della Repubblica (che difficilmente resisterà per molto alla chiusura della Casa Circondariale) e poi dello stesso Tribunale. Il tutto in un territorio che anche le ultime inchieste della DDA certificano come ad alta densità mafiosa. Ma di questo al Ministero ed ai politici lametini cosa interessa?

Nicolino Panedigrano