Cinquefrondi, Cascarano su vicenda Giudice di Pace La riflessione del consigliere di "Uniti per il Popolo" sulla sortita del sindaco Tripodi e sulla mancata replica dell'amministrazione Conia
di Giuseppe Campisi
Cinquefrondi – Se replica alla sortita di Tripodi in merito
all’ufficio del giudice di pace di Cinquefrondi ci doveva essere,
replica (indiretta) c’è stata. Ma da parte del consigliere di minoranza
ed ex sindaco Marco Cascarano e non già dall’amministrazione Conia che
ha preferito glissare sull’argomento forse per anestetizzare la
polemica. I fatti. Con una corposa nota della scorsa domenica 3 aprile,
il sindaco Tripodi aveva ammonito il dirimpettaio pari grado di
Cinquefrondi circa l’inopportunità di “_scaricare sui sindaci del
comprensorio la responsabilità di un’eventuale chiusura dell’Ufficio del
Giudice di Pace di Cinquefrondi_” e questo per via della pubblica
denuncia formulata nel corso dell’ultimo consiglio comunale ed
indirizzata dal primo cittadino cinquefrondese verso taluni colleghi
sindaci – impegnatisi con Cinquefrondi, comune capofila, a tenere vivo
il presidio giudiziario dopo la soppressione della sezione staccata del
tribunale confluita armi e bagagli a Palmi già da qualche anno – rei di
inadempienza alla convenzione a suo tempo sottoscritta e finalizzata
alla salvaguardia dell’ufficio. Tripodi lamentava, altresì, la mancata
convocazione della conferenza dei sindaci presieduta proprio da Conia
per poter discutere della questione incagliata e, di più, non esitava a
bollare come “_inutile, inopportuna e fuorviante la convocazione di un
Consiglio Comunale aperto a Cinquefrondi stabilito per il 7 aprile per
discutere sull’argomento, probabilmente strumentale per rendere conto
del proprio operato ad altri, ma non ai Sindaci del territorio che
sottoscrivendo la convenzione hanno già assunto impegni precisi_”. Una
vera e propria tirata d’orecchie con un sott’inteso abbastanza
preoccupante indirizzato allo stesso Conia rimarcato nell’affermazione
di voler chiarire “_a se stesso se il Comune di Cinquefrondi ha forse
cambiato opinione sul destino dell’ufficio in questione_”. Ma
dall’amministrazione Conia, oltre agli inevitabili malumori che le
dichiarazioni di Tripodi hanno suscitato, non è giunta nessuna risposta
ufficiale, quasi a far decantare la dura presa di posizione del collega
polistenese in vista del consiglio comunale aperto anche a tutti i
sindaci interessati alla convenzione e convocato per il prossimo giovedì
7 pomeriggio. Ci ha pensato però Marco Cascarano a cogliere la palla al
balzo ed a rinfocolare sulla questione. Dichiara, infatti, apertamente
Cascarano: “_Se __fossi stato (oggi) Sindaco di Cinquefrondi, avrei
senz’altro chiarito quanto manifestato dal Sindaco Tripodi sull’utilità
o meno di un Consiglio Comunale aperto, inerente l’Ufficio del Giudice
di Pace, e non mi sarei di certo nascosto dietro ad un silenzio
assordante. Forse il Sindaco Conia, il Presidente del Consiglio Comunale
di Cinquefrondi e la segreteria di Rinascita non hanno ritenuto
importante fare chiarezza sull’argomento, neanche sui social network
dove passano molto del loro tempo_” è stata la stoccata, rivendicando il
lavoro svolto dalla sua amministrazione in merito alla stipula della
convenzione con gli altri centri “_nel superiore interesse del bene
comune_” anticipando, quindi, la volontà del suo gruppo di partecipare
al consiglio comunale aperto di giovedì “_per proseguire nel percorso di
lotta al mantenimento del Giudice di Pace nella nostra cittadina e,
soprattutto, per sensibilizzare tutti i Sindaci dei Comuni del
circondario, gli operatori di diritto ed i cittadini sul valore di
questa importante realtà_”. Sarà quindi un consiglio interessante, forse
strategico, per capire quali potranno essere le mosse successive per
venire fuori dall’impasse pesante volta a recuperare risorse umane ed
economiche per alimentare la speranza di mantenere l’ufficio del Giudice
di Pace che pesa come un macigno ancor più tra le braccia di una già
indebolita programmazione finanziaria come quella (ma non solo) del
comune cinquefrondese chiamato a fare più che i conti della serva,
quelli con la realtà, e che rischia di anelare ad un “lusso” in questo
momento, probabilmente, superiore alle proprie possibilità se non
adeguatamente corroborato dalla contingenza di una sana ed oculata
gestione amministrativa, da una saggia volontà decisionale (anche
impopolare, se necessaria) che guardi ai bisogni e non ai sogni, nonché
dalle garanzie dell’impegno mutualistico concreto dei municipi aderenti
al patto originario.