Cinquefrondi, il Comune è pronto per le unioni civili Conia dà l'annuncio. Ma una parte della destra cittadina invita alla disobbedienza e alla disapplicazione della norma
di Giuseppe Campisi
CINQUEFRONDI – Tra grandi esultanze e qualche mal di pancia anche Cinquefrondi è Comune aperto alla celebrazione delle unioni civili stabilite dalla legge n. 76/2016, meglio nota come Cirinnà, approvata l’11 maggio ed entrata in vigore lo scorso 5 giugno. Lo ha annunciato orgogliosamente lo stesso sindaco Michele Conia attraverso la propria pagina social: “Informo che il Comune di Cinquefrondi ha espletato tutte le procedure necessarie, come previsto dalla legge, ed è tecnicamente pronto per celebrare le unioni civili” ha riferito, aprendo ad una importante novità nel panorama giuridico italiano. Una norma – figlia di una successione di accordi che avevano lasciato fuori la stepchild adoption ed ogni riferimento alla famiglia – che regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina le convivenze di fatto etero o gay e la cui approvazione aveva fatto fibrillare l’intero parlamento mettendo a dura prova finanche la maggioranza di governo.
Una norma, laica, che consente di regolamentare la convivenza, i rapporti patrimoniali, le successioni, prevedendo per le parti l’obbligo di assistenza morale e materiale, l’obbligo di coabitazione, l’obbligo di contribuzione economica in relazione alle proprie capacità di lavoro professionale o casalingo e l’obbligo di definizione di comune accordo dell’indirizzo della vita familiare e della residenza. Ma anche la possibilità di sciogliere l’unione con manifestazione congiunta o disgiunta dinanzi all’ufficiale dello Stato Civile applicando alcune norme previste per il divorzio, ad esclusione dell’istituto della separazione.
Un passaggio che segue l’istituzione in Comune del registro per le unioni civili (l’elenco dove si potevano iscrivere, secondo la distinzione operata dalla legge, le persone legate da vincoli non legali quali matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela, ma solamente da vincoli affettivi e di reciproca solidarietà) e che dà piena attuazione ad una norma divenuta legge dello stato ancora non da tutti i comuni tecnicamente recepita perché l’unione civile deve essere registrata davanti a un pubblico ufficiale alla presenza di due testimoni con l’atto, per essere valido, da registrarsi nell’archivio di stato civile con la possibilità per i due partner di utilizzare un cognome comune. Assenza delle pubblicazioni e la mancanza dell’obbligo di fedeltà sono poi le peculiari differenze rispetto all’istituto del matrimonio. Una buona notizia per molti ma anche una pessima notizia per altri che non vedono di buon occhio la novità introdotta dalla Cirinnà. E’ il caso di qualche giovane esponente del movimento politico Idea Calabria, vicino al presidente Raffa, che ha bollato come “vergogna” la possibilità di celebrare in città unioni civili o di altri elettori e simpatizzanti, prevalentemente di destra, refrattari all’applicazione di una norma ritenuta “immorale” che apertamente invitano alla disobbedienza e all’attivismo politico sul territorio affinché la stessa possa venire disattesa.