Cinquefrondi, in città un manifesto per ricostruire il Pci Confusione, superficialità, lacune, sono alcuni dei sostantivi e dei rimbrotti scelti per picconare l'operato dell'attuale governance a guida Conia per dirottare consensi ed iscritti sul neo Pci
di Giuseppe Campisi
Cinquefrondi – Un appello, o forse di più, un caldo invito ad allontanarsi dalle “scelte fallimentari” dell’amministrazione Conia per dirottare consenso ed adesioni per la ricostruzione del Partito Comunista a Cinquefrondi. Un manifesto affisso in città e firmato dal comitato promotore punta innanzitutto il dito contro l’operato dell’amministrazione Conia rea, quasi, di non aver rispettato le linee guida di richiamo ad una politica prettamente di sinistra.
Confusione, superficialità, lacune, sono alcuni dei sostantivi e dei rimbrotti scelti per picconare l’operato dell’attuale governance “ormai alle prese con i giochi di potere e i giocattoli virtuali di Facebook” viene scritto. Una spinta al cambiamento esaurita sulla scorta di alcune scelte effettuate dalla compagine di governo tra cui “la sottoscrizione dell’appello per il congresso del PD” da parte del vice sindaco Giuseppe Longo, la modifica dello Statuto o la gestione del caro-bollette ne avrebbero snaturato – riferiscono i promotori – contenuti e idee progressiste.
“Questa politica non ha nulla di sinistra, anzi i lavoratori ed i ceti meno abbienti sono stati danneggiati” riporta il manifesto, che non risparmia critiche, specie, a sindaco e vice rimarcando sull’adesione al Partito Democratico di quest’ultimo, almeno finora, più aleggiata che ufficializzata, rimasta confinata ai margini di una fase di studio o affinità elettive che, rumors accreditati sostengono, molto probabilmente potrebbe maturare, nei contenuti, quale approdo ad un progetto di più ampio respiro. E, peraltro, ritornando al primo cittadino, è notoria la simpatia politica di Conia agli ambienti di Sinistra Italiana, il contenitore politico a cui spesso si è pubblicamente richiamato – il cui congresso fondativo si terrà dal 17 al 19 febbraio prossimo in quel di Rimini – e che vede tra le sua fila esponenti quali Alfredo D’Attorre, Sergio Cofferati, e Stefano Fassina per fare qualche nome, già intranei al Partito Democratico dell’era bersanian-renziana poi autoesiliatisi per evidenti attriti ed incompatibilità.
“Con il mescolamento delle carte e l’adesione di Longo al Partito Democratico, avvenuta col silenzio complice del Sindaco Conia e del gruppo di “Rinascita”, si può considerare conclusa nel modo peggiore questa esperienza politica e amministrativa. Per questi motivi c’è bisogno di ricostruire il Partito Comunista anche a Cinquefrondi, e ricominciare daccapo per risollevare il buon nome della sinistra cinquefrondese e riconquistare piano piano la fiducia del popolo”.
Una iniziativa, con annesso appello finale, la cui eco non è difficile scorgere nel sussurro assai interessato del partito radicato nella vicina Polistena – e della sua amministrazione, dapprima gemella, quanto negli ultimi tempi litigiosamente molto lontana – che forse in questo modo, dà la stura alle grandi manovre di conurbazione, quantomeno sul piano politico, che non sono di certo sfuggite al sindaco Conia che sulla questione ha voluto commentare con un post social alquanto laconico: «Qualcuno sta sottovalutando in modo pesante il popolo di Cinquefrondi, qualcuno continua a pensare che Cinquefrondi sia un proprio feudo, avremo mille difetti noi cinquefrondesi, avremo mille difficoltà, avremo anche un confronto forte ma civile tra le varie “fazioni” politiche perché la democrazia vera è anche questo, ma sia chiaro che Cinquefrondi (tutta) è fatta di donne e uomini con grande dignità e che ha ritrovato l’orgoglio di comunità. Cinquefrondi ha la testa alta, ha energia, ha intelligenze, ha storia, ha autonomia. Non siamo feudo di nessuno, viva il popolo di Cinquefrondi, viva la libertà! Una risata vi seppellirà!!!».