Cinquefrondi, San Michele Arcangelo è dalla parte giusta Cerimonia simbolica nel corso della festa cittadina con la partecipazione di Prefetto e Questore. La deposizione dei fiori davanti ai piedi della statua del santo, da parte di Raffaele Grassi e Michele Di Bari, testimonia la volontà dello Stato di strappare i miti stereotipati alla 'ndrangheta.
CINQUEFRONDI – Da simbolo equivocato a simbolo della certezza e della legge. C’è la volontà dello Stato, anche con questi gesti, di strappare i miti stereotipati della ‘ndrangheta e portarli verso le istituzioni e la legalità. E’ quanto avvenuto lunedì sera alla festa di San Michele Arcangelo a Cinquefrondi, patrono della cittadina, quando subito dopo la funzione religiosa il Prefetto di Reggio Calabria Michele Di Bari e il Questore Raffaele Grassi hanno deposto, rispettivamente, ai piedi della statua del santo, due mazzi di fiori per testimoniare l’appartenenza, inequivocabile, dell’Arcangelo al bene e alla legge.
Alla cerimonia erano presenti i comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, i colonnelli Giancarlo Scafuri e Alessandro Barbera. Molti i dirigenti della Polizia di Stato della Piana di Gioia Tauro e i comandanti di stazione dei Carabinieri.
Ma non potevano mancare tutte le autorità cittadine a cominciare dal sindaco Michele Conia, gli assessori e i consiglieri. Alla fine della funzione religiosa il Prefetto Di Bari ha voluto prendere la parola sottolineando alcuni passaggi salienti del perché oggi le istituzioni sono a Cinquefrondi ringraziando, in primis, il giornalista Michele Albanese per l’iniziativa e l’invito rivolto.
San Michele Arcangelo, senza alcun dubbio, è il patrono della Polizia, che non a caso celebra la propria festa proprio il 29 settembre, il giorno di San Michele. Ma c’è da dire che la criminalità organizzata, da sempre, si è appropriata, nel tempo, nei suoi riti di affiliazione, di simboli religiosi. E San Michele ricorre, per così dire, tirato per le ali, chiamato come testimone dei riti di ingresso e di passaggio della ‘ndrangheta (ma il meccanismo è analogo anche per cosa nostra in Sicilia) intrisi di una pseudo liturgia parareligiosa a cominciare dai nomi delle cariche gerarchiche distribuite dalla malavita.
A dimostrazione di questa visione distorta e deviata della religiosità dei mafiosi, un’immaginetta dell’Arcangelo Michele bruciacchiata è stata rinvenuta nella tasca di una delle vittime della strage di Duisburg in Germania nel 2007, prova inequivocabile, del santino bruciato, che a migliaia di chilometri dalla Calabria, con un rito di affiliazione doveva essere avvenuto. Quasi a suggellare, con quel rito aberrante, l’appartenenza mafiosa e ‘ndranghetista.
Lunedì, a Cinquefrondi si è voluto ribadire che San Michele Arcangelo, senza equivoci e sfumature, è dalla parte giusta. E su questo non ci si può sbagliare. Parola di Prefetto e di Questore.